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Una sconfitta vergognosa che mette a nudo il Milan. La produzione offensiva è solo di quantità: l'analisi. Rino, basta rotazione del centravanti: nelle big, gioca sempre lo stessoTUTTO mercato WEB
© foto di Pietro Mazzara
lunedì 23 aprile 2018, 00:00Editoriale
di Pietro Mazzara
per Milannews.it

Una sconfitta vergognosa che mette a nudo il Milan. La produzione offensiva è solo di quantità: l'analisi. Rino, basta rotazione del centravanti: nelle big, gioca sempre lo stesso

La sconfitta con il Benevento ha certificato un timore che, da qualche settimana, stava girando nell’ambiente e che solo i risultati fatti con le big avevano celato in qualche modo: il Milan è arrivato oltre la riserva di energie fisiche e mentali. Già contro il Chievo, il doppio black-out che aveva portato i clivensi in vantaggio aveva fatto accendere il campanello d’allarme, ma la rimonta aveva messo tutto sotto il tappeto. Gattuso ha parlato di una squadra senz’anima nel post gara, la realtà dei fatti dice che al Milan mancano diverse cose, che per una big sono dei tasselli fondamentali e che svariano in tutti gli ambiti.

Partiamo quest’analisi dal problema principale di questo Milan, ovvero il gol. La fase offensiva rossonera ha una buona produttività, perché sono diverse le azioni che vengono create in fase offensiva così come i tiri globali, ma qui casca il primo asino. Se su 20 tiri totali (cifra ipotetica), solo 3-4 centrano lo specchio della porta, c’è un problema di precisione. Come arrivano queste conclusioni? Diverse arrivano da fuori area e dalla zolla dei 25 metri. Per fare gol, da quella distanza, o si trovano delle conclusioni forti e precise, oppure il portiere arriverà spesso sulla sfera con una lettura anticipata.

Altro aspetto della fase offensiva milanista è quello legato alle azioni create dentro l’area di rigore. Il Milan arriva con pericolosità, nella zona calda, raramente anche perché, spesso, i cross di Suso vengono effettuati in maniera prevedibile e con il pallone che va si verso la porta, ma che se non è calciato con i giri giusti, diventa prevedibile tanto è vero che le difese avversarie tendono a concedere maggiormente questa giocata e a fare densità dentro l’area di rigore.

Lo sviluppo della manovra offensiva, poi, non è funzionale alla prima punta. L’attaccante centrale, che dovrebbe essere il catalizzatore ultimo delle azioni d’attacco, spesso viene bypassato dalle scelte dei compagni, che raramente ne premiano i movimenti. Al contrario, si cerca spesso il taglio a fari spenti della mezz’ala (soprattutto Bonaventura), ma anche questo aspetto è stato anestetizzato. In più, ed è qui uno dei punti a sfavore di Gattuso, non esiste una turnazione così ampia e sistematica del centravanti. Kalinic e André Silva hanno dimostrato, anche contro avversari non irreprensibili, di essere stati due flop. Cutrone, invece, anche quando le partite vanno male come ieri, è l’unico che riesce a produrre qualcosa dal punto di vista offensivo ed è, non a caso, la prima punta più prolifica della gestione Gattuso. Rino faccia una scelta, che la logica porterebbe su quest’ultimo, e la porti avanti con costanza. Inutile continuare a rotare le prime punte nella speranza che qualcuno risolva le partite. Può succedere una volta, non sempre anche perché Higuain, Mertens, Immobile, Dzeko e Icardi non escono mai, e fanno sempre paura agli avversari. Si lavori, piuttosto, su come mettere gli attaccanti in una condizione tale per poter fare gol.

Il Milan, con il solo Benevento, ha assassinato cinque punti tra andata e ritorno ed è inammissibile e ingiustificabile. Il milanismo merita rispetto, merita una risposta da parte di una squadra che ha dato la tremenda sensazione di aver staccato la spina dopo il doppio pareggio con Sassuolo e Torino. 240 milioni spesi sul mercato, evidentemente, non sono serviti per estirpare il male. Il chip della vittoria che Gattuso sembrava aver installato nella testa dei giocatori, forse, ha subito un crash-down nell’ultimo mese. Proprio quando non sarebbe dovuto succedere, ma anche lui dovrà cambiare più di qualcosa nell’approccio e nella fase offensiva. Altrimenti non si andrà molto lontano.