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Non ci siamo dimenticati di voi: sciolti come neve al sole quando più contavaTUTTO mercato WEB
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Oggi alle 20:00Primo Piano
di Manuel Del Vecchio
per Milannews.it

Non ci siamo dimenticati di voi: sciolti come neve al sole quando più contava

Il disastro organizzativo del Milan da due anni a questa parte si è infine ripercosso anche a livello sportivo. I rossoneri sono attualmente noni in Serie A, hanno perso la finale di Coppa Italia contro il Bologna, sono usciti dalla Champions League contro Dinamo Zagabria e Feyenoord e nella prossima stagione non parteciperanno a nessun competizione europea, causando anche un danno economico e progettuale (clicca qui). Sui giornali, in tv e soprattutto tra i tifosi si parla di tutte le cose che non hanno funzionato: scelte dirigenziali, organigramma confusionario, direzione sportiva non chiara, errori nell'individuazione di allenatore e intuizioni di mercato sbagliate. Quando le cose vanno così male è difficile trovare qualcuno particolarmente più colpevole di un altro ed è giusto che le critiche vadano suddivise equamente su tutte le parti in causa.

Ed è proprio per questo, accertato il fallimento di questo modello dirigenziale, comunicativo e organizzativo, è importante parlare anche di chi effettivamente ha il potere di cambiare tutto questo: i giocatori che vanno in campo. Negli anni ci sono state diverse avvisaglie (euroderby di Champions, sfide di Europa League contro la Roma) e quest'anno è deflagrato il tutto: i giocatori del Milan hanno tradito la fiducia di tifosi ed allenatori. Che il gruppo rossonero sia di valore alto non c'è dubbio e non è in discussione. Non parliamo di scudetto o fasi avanzate di Champions League, ma semplicemente di valori tecnici ed individuali. I vari Leao, Pulisic, Theo, Maignan, Gimenez, Fofana, Reijnders, Tomori e via discorrendo non possono finire una stagione in nona posizione.

Si dirà: con il caos che trovano sopra le loro teste è anche normale arrivare ad una situazione del genere. Condivisibile, ma solo in parte. In momenti del genere magari la mancanza di serenità o chiarezza fanno la differenza tra vincere o non vincere, tra un primo posto o un terzo, tra un ottavo di finale o un quarto. Non tra un nono od un ottavo posto. Appurato che le condizioni ambientali, come ha ripetuto più volte Conceiçao, non siano mai state delle migliori da due anni a questa parte un rendimento del genere non può che essere considerato inaccettabile.

Non faremo nomi perché, nonostante ci siano stati singoli che abbiano deluso in modo particolare per atteggiamenti, ribellioni e prestazioni insufficienti, è la totalità del gruppo squadra ad aver fallito. Buone intenzioni, tante belle parole ma il Milan, tranne che in Supercoppa Italiana, si è sempre sciolto come neve al sole una volta che si è arrivati ad un momento decisivo. La finale di Coppa Italia giocata (o meglio, non giocata) contro il Bologna ne è lo specchio perfetto: una squadra scarica mentalmente e superficiale che non si è mai dimostrata all'altezza della maglietta che indossa, oltre che del supporto incondizionato dei propri tifosi.

Magari durante l'estate i vari agenti e procuratori faranno a gara per far trapelare di addii cercati per differenze di vedute e ambizioni, ma la responsabilità di questo disastro sportivo deve assumersela anche chi va in campo. Perché poi è tra il vergognoso e l'indisponente andare a batter cassa o riscoprirsi permalosi quando viene fatto notare che la stagione che sta per concludersi può essere descritta solo in un modo: fallimentare.

Ognuno deve prendersi le proprie responsabilità: proprietario, dirigenti, allenatore e soprattutto i giocatori.