Turkyilmaz sugli svizzeri in Serie A: "Jashari non vale 40 milioni. Sommer-Inter, aria d'addio"
Kubilay Turkyilmaz, leggenda del calcio svizzero e oggi stimato opinionista a Teleticino e al Corriere del Ticino, ha parlato ai microfoni di Tuttomercatoweb svariando su vari temi, dallo stato attuale del calcio svizzero (dove ricoprirà il ruolo di brand ambassador all'AC Taverne) ai suoi ricordi legati all'esperienza italiana. Ecco le sue parole in esclusiva:
Kubilay Turkyilmaz, inizia per te una nuova avventura nel tuo Ticino, all'AC Taverne
"Sono entrato in un contesto professionale, dove c'è grande passione e serietà e una chiara idea di costruire qualcosa di bello. L'idea è quella di valorizzare i ragazzi della zona e spero che la mia presenza possa permettere di aprire certe porte. Pertanto cercherò di dare una mano ai ragazzi e valorizzare il lavoro inserendo qualche giovane da scovare".
Svizzera che da anni ormai è una presenza fissa ai Mondiali, pur rappresentando un Paese di soli 9 milioni di abitanti. Qual è il segreto?
"È una combinazione di fattori: intanto tutte le nazioni hanno dei cicli e in Svizzera abbiamo la fortuna di avere una generazione di giovani talenti che stanno crescendo, presi per mano anche da elementi esperti che giocano in squadre importanti. Questo fa sì che la nazionale riesca a qualificarsi ormai con regolarità a Mondiali ed Europei. C'è una mentalità giusta e si lavora molto bene dal basso con un settore giovanile che ci invidiano tutti. Cosa che l'Italia forse ha dimenticato".
Anche la multietnicità sta aiutando
"Senza dubbio anche questo è un fattore. Io ero il primo tra gli svizzeri appartenenti alle generazioni multietiniche, ora sono in tanti. E siamo fortunati ad averli perché hanno grande talento. Lo stesso vale per la Francia e altre nazioni che hanno questo grande flusso immigratorio".
Mancano i ticinesi, l'ultimo è stato Gavranovic
"Vuol dire che non ci sono ancora le generazioni giuste ma questo dipende anche dalle squadre in Ticino. Se vedo Bellinzona o Lugano hanno un'altra strategia, anche se il Lugano sta ultimamente lavorando con i giovani. Secondo me il talento in Ticino c'è ma spesso questi ragazzi non vengono considerati e finiscono nelle leghe inferiori. Ci vorrebbe più coraggio da parte dei club e dall'altra parte più voglia da parte dei ragazzi. Perché spesso da parte di questi giovani non vedo fame di arrivare e c'è sempre qualcuno che li giustifica. Chi ha più fame sono gli svizzeri di seconda generazione, i figli di turchi, albanesi, macedoni, kosovari".
A proposito di fame, la tua carriera ne è un esempio lampante di come si possa arrivare con la giusta determinazione
"Io giocavo in 5ª divisione, sono addirittura un caso limite".
Come è nata questa scalata?
"Fino a 14-15 anni ero nel settore giovanile del Bellinzona. Poi si sono create situazioni strane, non so se per il mio cognome o per altro. E così mi sono ritrovato a giocare nella squadra del mio quartiere, dove ho giocato due anni. Un giorno sono venuti a vedermi nuovamente quelli del Bellinzona ma ancora una volta sono stato scartato, ho potuto giocare per la loro seconda squadra. Poi in amichevole contro la prima squadra vinciamo 5-1 e segno cinque gol. Lì si accorgono che forse tanto male non ero...".
E da lì al Bologna, che oggi ritroviamo vicino alla vetta. Te lo aspettavi?
"Bologna è l'esempio di come competenza abbinata a calma e pazienza portino risultati. Saputo è stato capace a organizzare la società, affidando la gestione sportiva a gente competente".
L'esatto opposto del Bologna in cui ti sei trovato a giocare
"Non ho avuto altrettanta fortuna, mi sono ritrovato in un periodo storico di enorme confusione fra Gnudi, Gruppioni e Casillo. Mi dispiace perché io a Bologna non dico che sarei rimasto a vita, ma molti anni sicuramente sì. Mi piaceva tanto viverci, amavo la gente di Bologna".
Molti tifosi si sono innamorati del Bologna anche grazie a te e Detari, nonostante i risultati dell'epoca
"Io e Lajos volevamo divertire il pubblico e vivevamo la quotidianità della città, stavamo in mezzo alla gente. Io vivevo nel cuore di Bologna per scelta, perché volevo stare in mezzo alla gente. Andavo pure alla bocciofila, per dire...".
Oggi c'è chi si fa pagare gli autografi. Ogni riferimento a Lamine Yamal è puramente voluto
"Scandaloso e non voglio aggiungere altro. Ricordo che la mia prerogativa da calciatore era quella di avere rispetto del pubblico e di non far mai notare la differenza fra noi e i tifosi. Creare un muro è qualcosa di stupido".
Sei più tornato a Bologna?
"Non solo sono tornato, ma sono stato anche in curva".
Come sei stato accolto?
"La parte vecchia mi ha riconosciuto e mi ha dedicato un coro. I giovani mi guardavano e si chiedevano: 'Chi cazzo è?' (ride, ndr)"
Seguendo la Serie A che idea ti sei fatto di questo campionato, credi sia livellato verso l'alto o verso il basso?
"Verso il basso. Non voglio essere l'ennesimo nostalgico ma posso dire di aver vissuto il grande calcio".
Anche le nuove generazioni seguono il calcio con meno passione
"Penso che ci sia troppa offerta, troppo calcio tutti i giorni e ovviamente ognuno cerca poi qualcos'altro. Ai miei tempi io aspettavo con ansia 90° minuto con Paolo Valenti".
Chi vedi meglio nella corsa al titolo?
"Quella attrezzata meglio è l'Inter. Mi piace la Roma, ma Gasperini non ha l'attaccante giusto, non ha il bomber vero. Ci vorrebbe il Lukaku o il Dzeko della situazione. I nerazzurri invece davanti sono messi bene e hanno molte alternative".
Chiudiamo con una carrellata sugli svizzeri in Serie A. Jashari sta per tornare in campo. Credi che valga 40 milioni?
"Secondo me Jashari non vale 40 milioni, non ha dimostrato nulla. Non è la cifra giusta e non va bene per il ragazzo arrivare con questa cifra addosso. È sicuramente un giocatore interessante che può fare molto bene, ma oggi sicuramente non vale quei soldi. Io credo che quest'anno
farà fatica a trovare spazio, per il resto vediamo quanto tiene Modric. In quel caso sarebbe utile per dargli respiro. Il prossimo anno potrebbe essere la sua stagione".
Athekame per quanto sia una scommessa è stato pagato dal Milan ben 10 milioni
"Per me i 10 milioni sono la cifra giusta e dico che farà molto bene".
Qualche incertezza al momento si è però vista
"C'è sempre il periodo di adattamento da considerare. E l'impatto che ha San Siro, che non è propriamente come andare a fare la spesa al supermercato".
Dal Milan all'Inter: Akanji e Sommer
"Akanji è arrivato al momento giusto e con la giusta esperienza, non avevo dubbi che potesse inserirsi alla grande. Per quel che riguarda Sommer credo che questo sia il suo ultimo anno all'Inter. Il sentore è quello, quest'anno ci sono state delle incertezze e probabilmente le voci che girano lo rendono insicuro".
Nell'ultimo turno di campionato si è distinto Sacha Britschgi
"Parma si rivela un ambiente interessante per crescere. Limitatamente agli svizzeri anche Sohm ha fatto bene in quella piazza. Anche trovare l'allenatore giusto fa la differenza".
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