Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendari
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliariempolifiorentinafrosinonegenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliromasalernitanasassuolotorinoudinese
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenalatinalivornonocerinapalermoparmaperugiapescarapordenonepotenzaregginasampdoriaternanaturrisvenezia
Altri canali serie bserie cchampions leaguefantacalcionazionalipodcaststatistichestazione di sosta
tmw / milan / Serie A
Gabbia: "Se gioco al Milan è merito dei nonni. Non mi aspettavo di esordire quel 17 febbraio"TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
martedì 14 settembre 2021, 18:23Serie A
di Pierpaolo Matrone

Gabbia: "Se gioco al Milan è merito dei nonni. Non mi aspettavo di esordire quel 17 febbraio"

"Se quel giorno avevo sostituito Simon Kjær nella Scala del Calcio, il merito e la colpa erano di Adriana e Gilberto, i miei nonni". A raccontarlo, a cuore aperto, è Matteo Gabbia sulle colonne di Cronache di Spogliatoio: "Sono stati loro a portarmi allo stadio: abbonamento nel primo anello, settore arancio. Il pre-partita riesco ancora a riviverlo. Quando giocavamo nel posticipo serale, ci trovavamo a casa loro insieme a mio cugino. Facevamo merenda, mangiavamo un toast prosciutto e formaggio e scendevamo. A piedi fino all’incrocio, dove il pullman dei tifosi ci aspettava per portarci allo stadio. Quel Milan era tra le squadre più grandi al mondo ed era davvero un sogno entrare lì dentro. Se ci penso, ricordo lo stadio che si apre ai miei occhi, il profumo fortissimo dell’erba del campo.

Quel giorno, il 17 febbraio, ero io a prendermi cura di mia nonna.

Avevo esordito in Serie A. Non mi aspettavo che sarebbe successo proprio in quelle ore. Simon si era infortunato, Pioli aveva chiamato Musacchio, che gli rispose: «Non ce la faccio, mi fa ancora male il polpaccio». Il mister non esitò: «Allora Matteo entri te». Era inverno, un freddo tremendo. Ero vestito come uno che sa di non entrare. In 3 secondi mi spogliai, credo di essermi tolto il giubbotto senza neanche abbassare la zip. I parastinchi, dalla foga e la fretta, mi scivolarono pure dalle mani! E alla fine niente, eccomi lì, in mezzo alla difesa insieme a Romagnoli".