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Milan: il simbolo Gabbia e le chiacchiere su Leao. Inter: una cosa su Pio (e su Chivu). Juve: le responsabilità oltre Tudor. Como: le bugie sugli investimenti. E le solite acrobazie al VarTUTTO mercato WEB
Oggi alle 08:00Editoriale
di Fabrizio Biasin

Milan: il simbolo Gabbia e le chiacchiere su Leao. Inter: una cosa su Pio (e su Chivu). Juve: le responsabilità oltre Tudor. Como: le bugie sugli investimenti. E le solite acrobazie al Var

Abbiamo (anche simpaticamente) archiviato la giornata di campionato più “stitica” di sempre: 11 gol in 10 partite, Haaland li fa quando si sveglia al mattino prima di bere il caffè. Ecco, sì, abbiamo criticato i reggenti del calcio per la famosa partita da giocare in Australia e invece dovremmo fargli i complimenti: neanche il Baffo da Crema quando vendeva “gli Watch” aveva osato tanto. Dobbiamo preoccuparci? Mah, no, è possibile che al prossimo turno torneremo a vedere numeri decenti e partite meno “appiccicose”, ma è anche vero che nell’ambito di un sistema terrorizzato dalla noia come quello del pallone bisognerà riflettere su qualche genere di soluzione. Il qui presente ha ipotizzato la sua: “In caso di 0-0 – ben quattro nell’ultimo turno – non vengano assegnati punti alle due squadre”. Mi hanno preso tutti per il culo. Sapete che c’è? Avete ragione, forse è ‘na cazzata. Ma è stata la giornata “del rigore che non era rigore ma forse sì e forse no” di Milan-Fiorentina. Il sciur De Marco (Aia) ha infine detto così: “Su Gimenez non era rigore e il Var non doveva intervenire. Si tratta di un episodio simile a quello in Juve-Inter, l’arbitro Marinelli aveva letto bene la situazione. Gimenez accentua la caduta, ci vuole massimo rispetto e da domenica ci sarà un giro di vite su casi simili”. Vedremo se sarà così. Al momento sappiamo che la classe arbitrale chiede in continuazione ai giocatori di evitare le sceneggiate ma poi è la prima che invece di punirle, le premia. Per questo motivo qualunque giocatore di qualunque squadra ci proverà sempre, perché non è mica scemo e sa che nella maggior parte dei casi trarrà un vantaggio. Gli arbitri, invece, continuano a sfruttare male quella cosa benedetta chiamata “tecnologia” e, in generale, scelgono di non volersi bene. Il Como ha battuto la Juventus ed è partito il processone a Tudor, inevitabile. Tudor sta sbagliando, e ve lo dice uno che fin qui aveva visto il buono della sua gestione. E però è vero, il tecnico bianconero deve “volersi bene”, deve prendere delle decisioni e portarle avanti con un minimo di continuità, cosa che manca del tutto da un mese a questa parte. Dopodiché le responsabilità di una situazione non certo semplice sono solo parzialmente sue: la Juve paga anni di gestioni confusa a livello di mercato e soprattutto di controllo “a monte”. Aumentano le figure collaterali, mancano quelle fondamentali: dov’è il direttore sportivo che era stato promesso a suo tempo e dovrebbe mettere ordine? Mistero. Dopodiché, occhio, il Como non ha vinto per grazia ricevuta, ha vinto perché – almeno al momento – è nettamente più squadra della Juventus: ha idee chiare, un gioco definito, interpreti che sanno quello che devono fare e come lo devono fare. Mancano i titolari? Le alternative non li fanno rimpiangere. “Facile con cento milioni di mercato”. Cazzata. Il Como non ha sperperato, ha investito. E c’è una bella differenza. I 20enni comprati dal Como erano a disposizione di tutti ma nessuno ha avuto il coraggio di scommettere su di loro. Quella dei lariani non è solo “fortuna”, è programmazione. E quella non dipende solo dal grano. Del Milan che batte la Fiorentina e si prende la vetta solitaria si possono dire tante cose, ma ci limitiamo all’immagine di Gabbia che dimostra tutta la sua intelligenza e evita a Leao di prendere un inutile cartellino giallo. Quella cosa lì non porta punti, per carità, ma è la dimostrazione che quest’anno in casa rossonera ci sono tutti gli ingredienti giusti per fare bene: i grandi giocatori, l’unità d’intenti, i “comprimari” che capiscono il loro ruolo e sono importanti tanto quanto gli altri. Davvero un bel mix. Quanto a Leao, beh, sapete come la penso e non avevo certo bisogno di attendere una doppietta per sapere quanto sia forte. E ancora: Leao l’altra sera non si è “impegnato di più”, quelle sono cazzate che dicono e scrivono opinionisti vari per giustificare i loro commenti a sproposito. Leao è sempre lo stesso: a volte le cose gli riescono, altre no. Ma, in generale, è meglio averlo con sé che contro. E questo è un dato di fatto. Due cose sulla serata di Champions: 1) Massima solidarietà ai tifosi del Napoli trattati come bestie a Eindhoven. Un conto è mantenere l’ordine pubblico e punire chi non rispetta le regole, altra cosa è fare di tutta l’erba un fascio e maltrattare persone perbene. 2) Per Chivu siamo a sette vittorie di fila. E non c’è molto da aggiungere: con solo 13 panchine da allenatore a referto ha avuto l’enorme merito di farsi capire da uno spogliatoio che avrebbe tranquillamente potuto respingerlo. Bravissimo. E poi Pio Esposito: Esordio in Serie A, esordio in Champions, esordio in Nazionale, primo gol in Serie A, primo gol in Nazionale, primo gol in Champions. Pio Esposito, un discreto momento.