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Italia, Gattuso: "Il Mondiale è un chiodo fisso. Dai ragazzi grande senso di appartenenza"TUTTO mercato WEB
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Oggi alle 14:38Serie A
di Simone Bernabei

Italia, Gattuso: "Il Mondiale è un chiodo fisso. Dai ragazzi grande senso di appartenenza"

Il commissario tecnico dell'Italia Gennaro Gattuso ha parlato a Vivo Azzurro TV toccando tanti temi legati all'attualità. Fra gli auguri di Natale e la scelta di diventare ct, inevitabile anche un pensiero al play off per il Mondiale: “Il Natale per me sono le luci, l’atmosfera, il presepe. È sempre qualcosa di bello, mi piace. Sono uno che lascerebbe l’albero tutto l’anno dentro casa perché ti porta serenità, allegria e mi fa ricordare l’infanzia, quando c’era poco, ma quel poco che arrivava era sempre bene accetto”. Un rapporto con la maglia azzurra che ha vissuto l'apice il 9 luglio del 2006 con Marcello Lippi in panchina... “Lo ringrazio e non nego che da quando sono Ct ho fatto tanto copia e incolla di quello che ha fatto lui. L’essere coerente, l’essere vero, se vuoi creare un gruppo c’è solo una strada. Dare quella fiducia in più a un giocatore quando è un po’ in difficoltà, quando qualcuno pensa di non farcela aiutarlo a provarci fino alla fine. Dare senso di appartenenza. Lui su questo è stato un maestro”. La scelta di dire sì alla Nazionale: “Quando mi è stato proposto di diventare Ct ho detto subito di sì, senza chiedermi quali fossero i pro e i contro. Ho accettato e non me ne pento, sono orgoglioso di rappresentare il mio Paese. Mi sento un privilegiato, un uomo molto fortunato. Ho la possibilità di allenare la Nazionale italiana e penso che milioni di persone si vorrebbero trovare al mio posto. Ho tanta responsabilità, ma la responsabilità ce l’ho avuta anche all’età di dodici anni: quando sono andato a Perugia, stavo in una stanza e il pensiero era che non potevo tornare a casa, altrimenti avrei fallito. È da una vita che convivo con le pressioni, spero di dare il massimo e di regalare con i miei ragazzi una gioia all’Italia intera”. Cinque vittorie e una sola sconfitta nelle 6 partite della sua gestione: "Sapevo di essermi preso una grande responsabilità e che non era facile, ma devo dire che nelle sei partite che abbiamo fatto, tranne nell’ultima in cui abbiamo sbagliato il secondo tempo, i giocatori hanno dato tutto. La squadra si è sempre fatta trovare pronta. Ho visto atteggiamenti molto positivi, mentalità positiva e grande senso di appartenenza. Ho trovato un gruppo di ragazzi che sta cercando di dare tutto quello che ha. Penso che si percepisca”. Un pensiero verso i play off di marzo? “Non dobbiamo commettere lo stesso errore di quattro anni fa con la Macedonia del Nord. Il calcio moderno dice che partite facili non esistono più, che un’avversaria può sempre metterti in difficoltà. L’importante è saper reagire, non andare in down se succede qualcosa di negativo, ma dare continuità per novanta minuti. Tra tre mesi ci giocheremo qualcosa di importante, tutta la nazione ci sta aspettando. Ci vuole tranquillità, dovremo arrivarci con la giusta mentalità e con l’amor proprio per il Paese che rappresentiamo e per questa maglia. Vediamo di farci trovare pronti per quello che ci aspetta”. Il suo chiodo fisso? “Il chiodo fisso è andare al Mondiale, tornare lì dove siamo stati per tantissimi anni, anche da protagonisti. Dobbiamo volerlo a tutti i costi, non cominciare a vedere i fantasmi alla prima difficoltà. Devo vivere alla giornata. Non sono più il Gattuso di una volta, quello che aveva un obiettivo e si preparava solo per quello. Oggi sono una persona diversa, faccio un lavoro totalmente diverso. Sono il primo a dover dare tranquillità, devo sbagliare il meno possibile e fare le scelte giuste. Se mi mettessi a pensare adesso alla partita di marzo non ci arriverei lucido. La lucidità e l’energia si devono perdere oggi su quello che andiamo a vedere, su quello che propone il nostro calcio e sulle scelte che dobbiamo fare. Quando arriveremo a Coverciano, in quei dieci giorni ci dedicheremo a preparare al meglio la partita. Vivrò questi tre mesi lavorando. Girando e vedendo partite. E poi parlando con i miei ragazzi. Li sento spesso, non solo i veterani. Mi piace chiacchierarci, sto molto a contatto con loro”. Il cuore della sua squadra: “Noi abbiamo giocatori forti, anche se è un dato di fatto che sono pochi gli italiani nel nostro campionato. In questi mesi ho apprezzato molto i sacrifici fatti dai ragazzi, c’è chi è stato male ed è rimasto tutto il tempo con noi. Nella mia carriera sono arrivato tante volte con le stampelle a Coverciano. È giusto così, un gruppo non si crea stando solo tre o quattro giorni insieme. Da quando sono Ct la squadra è sempre stata seguita. Sulla Rai è stata vista da sei, sette milioni di telespettatori. Penso che sia la testimonianza che alla gente piace vedere l’Italia e che siamo stati bravi in questi mesi a riaccendere l’entusiasmo. Quando non avrò più l’adrenalina, il sangue che pulsa, allora ripenserò a quello che ho fatto nel mio passato. Ora però ho cose più importanti a cui pensare”.