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Ballardini: "Quanti litigi con Zamparini e Preziosi. Mi mandavano via e poi tornavano sempre"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico Serra
Oggi alle 13:30Serie A
di Niccolò Righi

Ballardini: "Quanti litigi con Zamparini e Preziosi. Mi mandavano via e poi tornavano sempre"

“Sono sempre stato chiamato da presidenti fumantini, ammetto di aver litigato con tutti”. E se lo dice uno come Davide Ballardini non c’è motivo di non crederci. Il tecnico di lungo corso ha ripercorso la propria carriera a La Gazzetta dello Sport: “I litigi con Zamparini facevano tremare le pareti? Altroché, ma era lui che urlava. Io mi limitavo a rispondere. Provavo a spiegargli delle cose, visto che non guardava le partite.Ascoltava tutti e partiva per la tangente, si fidava più del suo autista o del barbiere che di me. Voleva mettere bocca sulla formazione, non gli andava mai bene nulla. Una volta i cambi, un’altra il centravanti. Faceva casino pure in situazioni tranquille. Perdevo un sacco di tempo a rassicurarlo…”. Pure con Preziosi gli scontri non sono mancati. “Mancava la stima, prima di tutto. Anche lui, come Zamparini, provava a mettere bocca in schemi e formazioni. Con Preziosi ricordo una litigata a Forte dei Marmi, discutevamo della cessione di Shomurodov. A volte quando eravamo in albergo urlavamo così tanto che i miei collaboratori venivano a sincerarsi andasse tutto bene”. Con Cellino finiste addirittura in tribunale. “Una storia brutta, folle e triste. Si inventò tutto. Un licenziamento per giusta causa assurdo, pensi che si mise a ridere pure il giudice del lavoro. Mi sono sentito tradito. Da lui non sarei tornato per nessuna cifra. La mia dignità ha un valore troppo grande”. Le da fastidio l’etichetta di traghettatore? “Mi ha sempre affascinato l’idea di sovvertire i pronostici e smentire chi dava le mie squadre per spacciate. Quindi no, avrei solo voluto un po’ di fiducia a risultato ottenuto. Sottovalutato? Ogni volta che mi hanno mandato via poi hanno faticato a salvarsi, le squadre si sono sfracellate. E allora c’era di nuovo bisogno di Ballardini. Lo dicono i fatti, mica io. Rimpianti? Sì, qualcuno si. Per esempio di non essere scappato da Lotito e dalla Lazio. C’era un clima tremendo con quindici giocatori fuori rosa. Pandev, Ledesma, tutti in rotta con il club. Rifiutavano di allenarsi. Poi a gennaio non facemmo neanche mercato. Ecco, lì sarei dovuto andare via. Così come a Bologna qualche anno dopo. Stava andando tutto a rotoli, la società era sull’orlo del fallimento. Quando hanno venduto Diamanti a mercato chiuso è stata l’ultima goccia. Senza quella cessione ci saremmo salvati”.