Parma, Ciardi: "Cuesta è sempre presente. Pellegrino mi ha impressionato"
Alessandro Ciardi, centrocampista classe 2007 di proprietà del Parma, ha rilasciato una lunga intervista a Cronache di Spogliatoio, parlando della sua prima convocazione con i grandi: "È stato totalmente inaspettato. Mi sono allenato una settimana con loro ma continuavo a ripetermi: ‘Dai, non mi chiameranno dopo appena 7 giorni’. Eppure Cuesta mi è sempre stato vicino, riempiendomi di indicazioni. Quando mi hanno detto ‘Ale, sei convocato contro la Roma all’Olimpico’ è stata un’emozione grandissima. Non è semplice da spiegare. È solo il primo mattoncino, anzi forse metà: sarà completo quando esordirò. Ma intanto già lì sembrava di essere in un videogioco".
Che tipo è Cuesta?
"È sempre presente, vive la partita e gli allenamenti con noi, cerca di spronarci al massimo. Chi mi ha impressionato della prima squadra? Pellegrino. È davvero fortissimo: appoggia perfettamente, fa sponde, tiene il pallone. Lavora tantissimo, vedrete cosa diventerà!".
È tornato in Italia dopo l'esperienza al Salisburgo.
"Volevo perché non ero liberissimo di testa. Ho superato varie difficoltà, ma non riuscivo a dare il 100% dopo gli infortuni. Parma era la piazza giusta per ripartire, ma non mi pento di aver scelto il Salisburgo. Nel 2023 ho deciso di andar via dall'Inter dopo 11 anni: mi avevano convinto perché c'era un progetto su di me. Ha strutture imparagonabili rispetto a qualsiasi centro sportivo in Italia".
Che mentalità c'è lì?
"Al Salisburgo i giovani sono al centro di tutto. In Europa League giocano tanti ragazzi che erano con me. Essendo tanti stranieri, è stato semplice far gruppo perché eravamo tutti nella stessa condizione: passavamo tutto il tempo insieme. Le uniche cose complicate erano la lingua tedesca… e il cibo, ovviamente".
Qualcosa non è andato.
"Non mi pento della mia scelta: sono maturato e cresciuto andando via di casa. Non è stato semplice: all’inizio ho fatto un ottimo torneo in Brasile. Come sono arrivati gli infortuni, poi, ho iniziato a soffrire la distanza, ma è stato importante confrontarmi con una mentalità differente e caratteristiche diverse. So che i problemi fisici hanno fermato la mia crescita. Appena entravi nel centro sportivo c’erano i pannelli di Adeyemi e Szoboszlai. Erano messi lì per un motivo ben preciso: ‘il prossimo potrai essere tu’. Già solo essere accostati a giocatori del genere, quando sei poco più che un ragazzino, è una cosa che ti sprona a dare tutto".
Dal Salisburgo è passato Haaland.
"Spesso ci raccontavano qualche aneddoto su di lui. La sua mentalità ci lasciava impressionati: lavoro, lavoro, lavoro. Solo quello. Mi è rimasto impresso un racconto: una volta Erling avrebbe dovuto registrare un semplice video di auguri per un ragazzo. Era una richiesta dello staff, in un momento in cui lui stava riposando. Ma li ha subito fermati: ‘Prima finisco tutto quello che devo fare’. Non ammetteva distrazioni: era una macchina. Una volta finito, è andato a registrare il video: per lui, anche quello era lavoro. E non scherzo, hanno detto che è così: sarebbe potuto andare a riposarsi e invece no".
Ci spieghi l'addio all'Inter.
"Ricordo ancora il giorno in cui mio padre mi disse dell’Inter. Ero in un parcheggio a giocare a calcio, vicino allo stadio del Monza. Si avvicinò: ‘Ale, tante squadre mi hanno chiamato per provare a fare qualche allenamento. La prima è stata l’Inter’. Non ci pensai due volte. E non ho mai avuto il bisogno di provare in altri club: era la scelta giusta. stato difficile andare via sia dal punto di vista emotivo che calcistico. Dovevo scegliere fra il cuore e l’ambizione di crescere e coronare un sogno".
Chi era il suo idolo?
"Mio padre è sempre stato juventino e un grande estimatore di Del Piero. Non so se mi abbia chiamato così per lui, ma tutti gli indizi portano a quello. Personalità, numero 10, capitano, leader assoluto alla Juventus e in Nazionale: è da sempre il mio idolo. Già da bambino passavo ore a guardare i suoi video, lo faccio ancora oggi. I suoi, quelli di Ronaldinho e di Dybala, l’altro mio modello".
Con l'Under 19 a che cosa punta?
"L’Europeo U17 era il mio primo obiettivo, ma ora penso al prossimo: voglio vincerlo con l’U19 per riprendermi la mia rivincita. Ho vissuto dei momenti difficili, ma ho avuto modo di recuperare bene nel centro di riabilitazione RedBull. C’erano specialisti formidabili al Salisburgo, piano piano sono riuscito a tornare al mio livello".
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