
Faraoni: "Ranieri e Gasp opposti: il primo non ricordo come grida, l'altro lo sente tutto lo stadio"
Ai microfoni di Sky Sport, Marco Davide Faraoni ha parlato di diversi temi. Queste le sue parole iniziando dall'epilogo con l'Hellas Verona: "Le cose sono cambiate molto nel corso degli anni. Forse dopo Tudor: c’erano meno soldi, la programmazione è stata più faticosa. Se perdi questi elementi, rischi di creare una squadra non competitiva, ma fatta di giocatori di passaggio. E per me che non sono un fenomeno, la mancanza di competizione pesa troppo. Infatti sono calato di rendimento, cosa di cui mi ritengo il primo responsabile. Ma ci sta, sono state fatte delle scelte e nel calcio i cicli finiscono. Io sono rimasto, ma sarei dovuto andare via prima: avevo uno stipendio troppo alto e giustamente una società che vuole rinnovarsi non può permettersi di tenere un giocatore che guadagni troppo e di oltre 30 anni. Di fatto, il Verona non ha più creduto in me ma è un ragionamento che comprendo: se serve fare fatturato, servono i giovani. E io non lo ero più".
Ora è svincolato. Attende un’opportunità?
"Sì, sento di non aver ancora finito con il calcio. Mi sono informato per il patentino da dirigente o allenatore, ma non è ancora la mia strada. Voglio chiudere giocando almeno altri due o tre anni ad alto livello e per questo mi sto continuando ad allenare al massimo, per farmi trovare pronto".
Fa effetto vedere che Gasperini e Ranieri, i due che la allenarono all'Inter, collaborare insieme alla Roma?
"Non so se fa effetto, ma posso dire certamente che si tratta di due persone molto diverse. Quasi opposte. Ranieri è pacato, non fa mai scenate. E per mai, intendo mai: non mi ricordo nemmeno troppo come sia quando grida. Arriva al cuore delle persone con la gentilezza. Faccio un esempio: al momento della cena, arrivava e stringeva la mano a ogni giocatore, augurando buon appetito. Ha veramente un atteggiamento paterno. Gasperini invece lo sentivi eccome! Ha sempre preteso molto e, se la prestazione non gli piaceva, strillava così tanto che lo sentivi per tutto lo stadio. È istintivo: pure da avversario notavo come se la prendeva con i suoi giocatori quando non gli piaceva qualcosa. In queste prime settimane di Roma, però, mi sembra di vederlo più tranquillo. Quasi disteso. Stiamo parlando comunque di due allenatori eccezionali".
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