Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendariScommessePronostici
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliaricomocremonesefiorentinagenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilannapoliparmapisaromasassuolotorinoudinese
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenafrosinonelatinalivornonocerinapalermoperugiapescarapordenonepotenzaregginasalernitanasampdoriasassuoloturris
Altri canali mondiale per clubserie bserie cchampions leaguefantacalciopodcaststatistiche

Faraoni: "Non mi aspettavo di essere ancora a casa. A Verona c'erano meno soldi"

Faraoni: "Non mi aspettavo di essere ancora a casa. A Verona c'erano meno soldi"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
Oggi alle 12:38Serie A
di Alessio Del Lungo

Marco Davide Faraoni è tornato a parlare di ciò che successe l'11 giugno 2023, quando evitò un gol nello spareggio salvezza con un tocco di mano, venendo espulso, ma "decidendo" la sfida, visto che poi Nzola fallì il tiro dagli undici metri. Ai microfoni di Sky Sport, l'esterno lo ha spiegato così: "Sarò sincero: non è stata una cosa di cui andare proprio orgogliosi. È stata una vera e propria c***ta anzi: mancavano ancora 20’ più recupero, ci giocavamo la salvezza. Che per una società e per i suoi tifosi vuol dire tutto. Aggiungo, pure per i giocatori: in B i contratti si dimezzano, molte carriere potevano subire un duro colpo. Ed ero pure capitano. Magari quando mancano 2’ dalla fine, se sei sul 3-1, te la rischi pure. Ma così, no. Avevo pure segnato, ma avevo lasciato i miei compagni in difficoltà. È stato un gesto folle, al solo pensiero mi vengono i brividi. Per fortuna Montipò ha gettato il cuore oltre l’ostacolo, come tutti i miei compagni. Io manco ero riuscito a vederlo, quel rigore: me l’ha raccontato il magazziniere. Dopo quell’episodio, sono rimasto seduto nella stessa posizione fino alla fine della partita. Negli spogliatoi è esplosa la festa: i miei compagni mi hanno fatto i complimenti, ma mi hanno anche detto che se Nzola avesse segnato, me l’avrebbero fatta pagare. Mi piace dirmi che con un pizzico di follia, certe cose non le riesci a conquistare. Qui forse sono andato un po’ oltre".

Si aspettava questo epilogo dopo 171 presenze con il Verona?
"Sì, perché le cose sono cambiate molto nel corso degli anni. Forse dopo Tudor: c’erano meno soldi, la programmazione è stata più faticosa. Se perdi questi elementi, rischi di creare una squadra non competitiva, ma fatta di giocatori di passaggio. E per me che non sono un fenomeno, la mancanza di competizione pesa troppo. Infatti sono calato di rendimento, cosa di cui mi ritengo il primo responsabile. Ma ci sta, sono state fatte delle scelte e nel calcio i cicli finiscono. Io sono rimasto, ma sarei dovuto andare via prima: avevo uno stipendio troppo alto e giustamente una società che vuole rinnovarsi non può permettersi di tenere un giocatore che guadagni troppo e di oltre 30 anni. Di fatto, il Verona non ha più creduto in me ma è un ragionamento che comprendo: se serve fare fatturato, servono i giovani. E io non lo ero più".

Ha un un rammarico legato al mercato?
"Sì, quello di non aver fatto il salto di qualità dopo i due anni importantissimi con Juric proprio a Verona (lo dicono i numeri per me). Mi sarei voluto misurare in una piazza più importante, capire quale fosse il mio livello, se potevo ancora migliorare. Sarebbe stata una sfida con me stesso, questa volta mi sentivo pronto per affrontarla. Ma alla fine rimanere a Verona non mi è pesato, perché per me non era più una semplice squadra. Ma casa".

In passato non lo era?
"No. E penso al mio debutto in una prima squadra. Cioè l’Inter. Stagione 2011/2012. Ho vissuto un sogno, ma non c’entravo niente con quel tipo di giocatori. Probabilmente ho avuto spazio perché in quel momento la squadra non era al massimo delle sue forze, dopo aver vinto il Triplete. Ci ho messo gamba e cuore, ma sapevo che non sarebbe stato quello il mio momento: l’Inter non aspetta e quindi ho scelto di giocare andando altrove. Sono però contento di aver fatto un po’ la storia: dopo Sebastiano Esposito e Balotelli, il più giovane ad aver segnato sono stato io. E da poco è arrivato anche Pio Esposito".

Fa effetto vedere che Gasperini e Ranieri, i due che la allenarono all'Inter, collaborare insieme alla Roma?
"Non so se fa effetto, ma posso dire certamente che si tratta di due persone molto diverse. Quasi opposte. Ranieri è pacato, non fa mai scenate. E per mai, intendo mai: non mi ricordo nemmeno troppo come sia quando grida. Arriva al cuore delle persone con la gentilezza. Faccio un esempio: al momento della cena, arrivava e stringeva la mano a ogni giocatore, augurando buon appetito. Ha veramente un atteggiamento paterno. Gasperini invece lo sentivi eccome! Ha sempre preteso molto e, se la prestazione non gli piaceva, strillava così tanto che lo sentivi per tutto lo stadio. È istintivo: pure da avversario notavo come se la prendeva con i suoi giocatori quando non gli piaceva qualcosa. In queste prime settimane di Roma, però, mi sembra di vederlo più tranquillo. Quasi disteso. Stiamo parlando comunque di due allenatori eccezionali".

Quale allenatore le ha lasciato di più?
"Non mi nascondo, dico Juric. Mi ha fatto crescere sotto tutti i livelli e i risultati si sono visti. Le mie migliori stagioni sono state con lui e ancora adesso so che alcune cose mi vengono in automatico: chiudere sul secondo palo, gestire la respinta di testa per mirare un compagno, giocare in avanti veloce di prima, evitare di prendere l’uno contro due. Se so fare il quinto di centrocampo in un certo modo, è perché me l’ha insegnato lui".

Rispetto a Tudor, com’era?
"Arrivavano entrambi a sfinirti. Juric di base è un allenatore tranquillo, ma a volte si arrabbia molto. Tudor forse è più leggero, sorride un po’ di più. In tutti i casi, impazzivano tutti e due se nell’uno contro uno perdevi l’uomo. Mi ricordo ancora certe sgridate…".

Ora è svincolato. Attende un’opportunità?
"Sì, sento di non aver ancora finito con il calcio. Mi sono informato per il patentino da dirigente o allenatore, ma non è ancora la mia strada. Voglio chiudere giocando almeno altri due o tre anni ad alto livello e per questo mi sto continuando ad allenare al massimo, per farmi trovare pronto".

Ma si aspettava di rimanere ancora senza contratto?
"Sapevo che sarebbe stato molto difficile trovare subito una squadra, per il periodo storico che sta passando il calcio: una volta essere svincolati era quasi un’opportunità, ora è un grosso problema. Però no, non pensavo di essere ancora a casa. Credo di aver guadagnato un po’ di credibilità in questi anni e che gli infortuni, che comunque ci sono stati, facciano parte della carriera di un giocatore, indipendentemente dall’età. Quando era a Verona, Pazzini che stava per smettere mi disse questa frase: ‘È vero che i giovani vanno veloci, ma i vecchi conoscono la strada’. Ecco, io penso di conoscerla e so di volerla camminare ancora per un po’. Perché nonostante l’ultima stagione, amo ancora il calcio. Non è ancora tempo di separarsi”

Primo piano
TMW Radio Sport
Serie A
Serie B
Serie C
Calcio femminile