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Conferenza stampa - Ranieri: "Gasperini ha un'incredibile voglia di fare bene. Ho parlato con Svilar, ma il lavoro lo ha fatto Ghisolfi. Nazionale? Tenetevi quello che si è detto"TUTTO mercato WEB
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Oggi alle 13:01Primo piano
di Gabriele Chiocchio
per Vocegiallorossa.it

Conferenza stampa - Ranieri: "Gasperini ha un'incredibile voglia di fare bene. Ho parlato con Svilar, ma il lavoro lo ha fatto Ghisolfi. Nazionale? Tenetevi quello che si è detto"

Ecco le dichiarazioni rilasciate nel corso della conferenza stampa di Gian Piero Gasperini dal senior advisor Claudio Ranieri.

«Buongiorno a tutti. Credo che per la prima volta vediate due allenatori insieme. Io, fino al 30 giugno, sono ancora l’allenatore, quindi non sbagliate. Mi avete anche dato del bugiardo quando mi è stato chiesto: “È Gasperini?”. Ho risposto di no. Perché non era ancora Gasperini. L’ho contattato io, gli avevo chiesto la disponibilità e lui mi ha detto: “Perché no?”. Ma da lì a dire che fosse lui, insomma, ce ne correva di tempo e di cose. I Friedkin hanno scelto lui perché è un allenatore che sta facendo benissimo. Ovunque è andato ha fatto bene: Crotone, Genova, e poi l’Atalanta… lo sappiamo tutti. È un allenatore che riesce a cambiare la fisionomia di un atleta, riesce a rendere ottimi determinati giocatori. È quello che tutti noi speriamo. Lui è consapevole delle difficoltà che incontreremo nei prossimi due mercati, ed è proprio per questo che, quando si è detto che sarebbe arrivato, io ho scelto di farmi da parte. Perché restare io e perdere un altro anno di tempo? Invece, era giusto iniziare la costruzione con lui fin da subito. Gian Piero è stato chiamato per cominciare a costruire qualcosa che speriamo tutti possa dare frutti importanti. Ha una personalità forte, è schietto, dice le cose in faccia, anche a brutto muso a volte – ma fa parte del carattere di ognuno di noi. Io stesso, poche volte, vi ho detto le cose a brutto muso, perché fa parte del mio carattere. Ma riuscivo a restare nel mio. Capisco il vostro lavoro, capisco che è un lavoro difficile trovare la notizia tutti i giorni, e voi siete bravissimi perché vi portate avanti. Adesso ci direte anche chi sarà il nuovo direttore sportivo, così possiamo andare avanti. Con tutto questo voglio appunto presentare qui Gian Piero. Lo conoscete tutti per quello che ha fatto, per cui Gian Piero è qui con noi. Grazie per essere venuti. Grazie».

Notizie sul direttore sportivo?
«La società sta vagliando alcuni nominativi, quanto prima conoscerete il prossimo direttore sportivo».

Quale sarà il suo rapporto con Gasperini?
«Era antipatico anche a me. È la prima cosa che gli ho detto. Gli ho detto: sei antipatico? Ai tifosi della Roma sei antipatico? Io gli ho detto invece che per me era molto di più. E scherzando, una volta che ho affrontato l’Atalanta e ho trovato questi signori in panchina, sono andato da loro e gli ho detto: ah, finalmente una panchina come si deve. È stato scelto lui, tra i tanti nomi ho fatto il suo nome, perché sono convinto che Roma ha bisogno di una personalità forte, di un allenatore che non si accontenta mai, che è sempre sul pezzo, che è sempre incavolato, che non gestisce mai bene niente, che vuole migliorare, che vuole migliorare la squadra, vuole migliorare il singolo. E credo che questo sia ciò di cui ha bisogno Roma per diventare grande. Non sarà facile, per questo gli abbiamo dato, gli offriamo un anno proprio per farsi capire. I tifosi ci devono stare dietro, come sono stati dietro a me. Devono stare dietro a lui, ma soprattutto devono stare dietro ai giocatori. È una persona, come ho detto, schietta, leale, ti guarda in faccia, ti dice le cose, per cui il mio rapporto con lui sarà di un amico che sta da una parte e, se ha bisogno di qualcosa, io proverò a risolverlo. Questo è il mio compito per il momento».

Ci racconta lo sviluppo della trattativa?
«La bugia bianca già l’abbiamo scoperta. L’ho chiamato, gli ho detto se poteva interessare la panchina della Roma. Mi ha detto: "se ne può parlare". Finito il campionato ci siamo risentiti e sono andati avanti i nostri discorsi. Poi siamo stati sorpresi a Firenze. Il resto è noto. Per cui è stato molto pratico, molto veloce, molto tutto. C’è stata subito sintonia. Ho trovato una persona con una voglia di far bene incredibile. Super motivato, super entusiasta. Perciò io sono particolarmente contento. Sono per il momento soddisfatto. Certo, poi bisogna lavorare, bisogna che i ragazzi capiscano, soprattutto chi c’era, che c’è un cambio di mentalità. Io sono venuto in un momento dove i ragazzi stavano veramente con il morale sottoterra. Per cui sono stato più un fratello maggiore, non voglio dire un padre, più un fratello maggiore che li ha stimolati in ogni verso. Naturalmente, se dovevo riprendere qualcuno, lo riprendevo in un modo costruttivo, perché sono fatto così. Non ho mai accusato nessuno. Ho sempre cercato di tirargli fuori il meglio. Con i giocatori ci sono riuscito, nel corso della mia carriera. Con altri meno. Questo fa parte proprio delle qualità e del bello di ogni allenatore: riuscire a entrare, avere la chiave per entrare dentro i giocatori. Perché tanto i giocatori ti analizzano in ogni discorso e vogliono davanti una persona schietta, leale, che dice in faccia quello che pensa. E io credo che Gian Piero sia questa persona».

Dove può arrivare questa Roma alla fine del triennio?
«Alla fine del triennio è quello che vuole la proprietà, portarla stabilmente in Champions League e, quando c’è l’occasione, vincere il campionato. Però adesso siamo alla base, siamo alla base e tutti quanti dobbiamo essere orgogliosi di far parte di questa nuova nascita. I Friedkin, l’avete visto voi più di me, hanno speso tantissimo, vogliono ancora investire, sono bloccati per questo fair play finanziario, però stanno andando avanti sotto l’aspetto dello stadio, e lo stadio sapete benissimo quanto andrà a costare. Per cui è una proprietà che vuole il massimo, che vuole portare Roma non soltanto come brand turistico, ma la vuole portare anche allo stesso livello come brand calcistico. E questa è la cosa che ha fatto innamorare me e che ha fatto innamorare, credo, anche Gian Piero».

Cosa avete chiesto nell'immediato a Gasperini? Risultati o creazione di valore per sistemare il bilancio?
«Abbiamo chiesto di fare il Gasperini anche qui a Roma. A me sorprendeva tantissimo il presidente Percassi: anche dopo il quarto anno diceva “partiamo per salvarci”. Naturalmente Roma non è l’Atalanta di allora. Noi dobbiamo far bene. I nostri tifosi hanno conosciuto grandi campioni, hanno visto grandi squadre. Io sono convinto che con il gioco di Gian Piero i tifosi si identificheranno. Ci vorrà un attimino per oleare bene tutto, però questo è quello che gli abbiamo chiesto. Dobbiamo far bene, conoscere la squadra, la piazza per un anno e poi cominciare a salire sempre di più. Qualcuno mi ha detto che è un peccato per la Champions League. Io sono sincero: come tutti gli allenatori vogliamo sempre il massimo. Però non ho fatto la volpe che non arriva all’uva e dice che è acerba. Dentro di me ho pensato che se andavamo in Champions League avremmo incontrato sei squadre inglesi, cinque spagnole e quattro tedesche – sto andando più o meno a memoria. Forse noi ancora non siamo pronti per questo, però siamo un pochettino più agguerriti sull’Europa League. Io mi auguro che possiamo fare un buon percorso in campionato e un buon percorso in Europa League. Tutti uniti, accettando le cose belle e sapendo che qualche volta dobbiamo mandare giù qualche boccone amaro. Perché in una costruzione – ma anche quando la costruzione è ben fatta – ci sono delle partite che perdi. Però io ho detto a Gian Piero che il popolo romano vuol vedere la sua squadra lottare fino in fondo. Proprio da arrabbiati. E io sono convinto che anche quando si perderà – perché nello sport c’è la vittoria e c’è la sconfitta – il tifoso romanista avrà visto i suoi giocatori lottare come mai prima hanno visto fare all’Olimpico e poi in casa».

Ci dà la sua versione su quanto accaduto con la nazionale?
«Si è detto tanto, tenete quello che si è detto. Da parte mia non dico nulla. Rispetto l’Italia, ma sono della Roma».

Quanto c'è di suo nel riavvicinamento con Svilar?
«Queste sono cose che ha fatto Ghisolfi, per cui io ho fatto ben poco, ho solo chiamato il ragazzo dicendogli che si vuol far bene, si vuol costruire una grande Roma, che ci sono tutti i presupposti perché lui è un ragazzo ambizioso, abbiamo preso un allenatore ambizioso e cercheremo giocatori ambiziosi che vogliano stare con noi per crescere, per cercare di fare qualcosa di importante. Io ho fatto soltanto questo».

Può spiegarci meglio le limitazioni del fair-play finanziario e quanto cambierà il prossimo anno?
«Abbiamo dei paletti, questi paletti ci sono e dobbiamo rientrare il 30 giugno dentro questi paletti. Ci siamo vicini, però ancora manca qualcosina e sono sicuro che riusciremo a rientrare in questi parametri, parametri che poi dovremo rispettare a giugno 2026 e da lì in poi possiamo operare con più tranquillità. La società si sta adoperando in tutto e per tutto, non è che possa mettere dei soldi, perché se no li avrebbe messi. Per cui io sono fiducioso. Ci sono questi due mercati da stringere i denti, da cercare di trovare quei giocatori validi. Rendetevi conto che ci sono squadre che vanno a prendere dei ragazzi a 60 milioni e hanno 20 anni, 18… insomma, non è facile. Te ne prendono 4, 5, 6 e magari uno riesce, e gli altri li danno poi in prestito, poi li rivendono. E tu devi andare a lottare contro questi mostri. Sto parlando di squadre della Premier League che hanno degli introiti molto superiori ai nostri. Ecco, noi dobbiamo stimolare bene le idee e farci trovare pronti. Ma non parlo soltanto per la Roma, parlo proprio per il calcio italiano».

Quale sarà la struttura della Roma? 
«Io questo non posso sapere se la proprietà vorrà ammettere qualcun altro. Io credo che, a livello calcistico, resterà la base solida che è stata creata e arriverà un altro direttore sportivo. Poi, se vogliono far venire altre figure, beh, questo non sta a me saperlo e né deciderlo».