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I tanti dubbi attorno al Gruppo Alfieri spv. Che ha messo nei guai il Brescia di Cellino
“Cinque minuti e trenta secondi. È il tempo che impiega un modesto esperto di pratiche societarie per inquadrare il Gruppo Alfieri spv srl. Un commercialista liquiderebbe la pratica in tre minuti. A un imprenditore navigato come Massimo Cellino, che ne ha viste di tutti i colori, basterebbe annusare l’aria. E invece il presidente e proprietario del Brescia Calcio è andato a chiudere una delicata transazione con il Gruppo Alfieri”. Inizia così l’articolo del Corriere della Sera che analizza la società a cui il presidente del Brescia si è affidato per i crediti d’imposta utilizzati poi per rispettare la scadenza di febbraio relativa a stipendi (pagati regolarmente) e trattenute INPS e IRPEF (che invece non risulterebbero coperti) che ha portato al caos di questi giorni con la rriscrittura della classifica.
Il Gruppo Alfieri infatti, come si legge sul quotidiano, come è noto è nato solo nell’ottobre del 2024 con la proprietà che è formalmente in mano al 25enne Gianluca Alfieri che vive nel paese di Serino in provincia di Avellino e non ha alcuna esperienza nel settore di riferimento del gruppo, ovvero le cartolarizzazioni dei crediti. Nessuno ha mai sentito parlare di lui e non risulta alcuna operazione nota da parte della società che non ha alcun dipendente, ma il solo amministratore che è anche il proprietario, e nessun sito web di riferimento. Anche la sede in Via Monte Napoleone 8 a Milano ((grande e lussuoso palazzo acquistato da Kering per1,3 miliardi) sembra non esistere visto che il portiere assicura che nella corposa rubrica condominiale non c’è traccia di questo nome. A destare ulteriori dubbi è il misero capitale sociale, 25 mila euro, che poi è la garanzia ultima che offre una società.
Appare arduo, si legge ancora sul Corriere, che un ragazzo come Alfieri sia riuscito a gabbare Cellino e non solo – visto che anche il Trapani ha ammesso di essersi affidato al medesimo gruppo - vendendo crediti d’imposta che per l’Agenzia delle Entrare sono però inesistenti. Come appare strano che sia riuscito a mettere in piedi un giro d’affari da 100 milioni di euro: “Quali erano le garanzie di Bankitalia visto che il presunto mestiere di Gruppo Alfieri è quello di veicolo per la cartolarizzazione dei crediti, ma non esiste il nome Alfieri nell’elenco (pubblico) delle società-veicolo tenuto da Bankitalia? Sono due passaggi fondamentali per definire, eventualmente, il perimetro della presunta truffa. Non è escluso che Alfieri sia un prestanome in un sistema più ampio e complesso. C’è un’altra operazione che lascia qualche dubbio sul ruolo del giovane irpino. La capitalizzazione di una nuova società di lavoro interinale a lui intestata al 100%: i documenti indicano che Gianluca Alfieri ha versato 700 mila euro con tre assegni Intesa Sanpaolo dello sportello di Roma Tiburtina. Soldi suoi? Chi c’è dietro il ragazzo? Ma soprattutto, come si fa a fidarsi?”.
Il Gruppo Alfieri infatti, come si legge sul quotidiano, come è noto è nato solo nell’ottobre del 2024 con la proprietà che è formalmente in mano al 25enne Gianluca Alfieri che vive nel paese di Serino in provincia di Avellino e non ha alcuna esperienza nel settore di riferimento del gruppo, ovvero le cartolarizzazioni dei crediti. Nessuno ha mai sentito parlare di lui e non risulta alcuna operazione nota da parte della società che non ha alcun dipendente, ma il solo amministratore che è anche il proprietario, e nessun sito web di riferimento. Anche la sede in Via Monte Napoleone 8 a Milano ((grande e lussuoso palazzo acquistato da Kering per1,3 miliardi) sembra non esistere visto che il portiere assicura che nella corposa rubrica condominiale non c’è traccia di questo nome. A destare ulteriori dubbi è il misero capitale sociale, 25 mila euro, che poi è la garanzia ultima che offre una società.
Appare arduo, si legge ancora sul Corriere, che un ragazzo come Alfieri sia riuscito a gabbare Cellino e non solo – visto che anche il Trapani ha ammesso di essersi affidato al medesimo gruppo - vendendo crediti d’imposta che per l’Agenzia delle Entrare sono però inesistenti. Come appare strano che sia riuscito a mettere in piedi un giro d’affari da 100 milioni di euro: “Quali erano le garanzie di Bankitalia visto che il presunto mestiere di Gruppo Alfieri è quello di veicolo per la cartolarizzazione dei crediti, ma non esiste il nome Alfieri nell’elenco (pubblico) delle società-veicolo tenuto da Bankitalia? Sono due passaggi fondamentali per definire, eventualmente, il perimetro della presunta truffa. Non è escluso che Alfieri sia un prestanome in un sistema più ampio e complesso. C’è un’altra operazione che lascia qualche dubbio sul ruolo del giovane irpino. La capitalizzazione di una nuova società di lavoro interinale a lui intestata al 100%: i documenti indicano che Gianluca Alfieri ha versato 700 mila euro con tre assegni Intesa Sanpaolo dello sportello di Roma Tiburtina. Soldi suoi? Chi c’è dietro il ragazzo? Ma soprattutto, come si fa a fidarsi?”.
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