Alla lunga il cuore non basterà: sia nell'interesse di tutti tornare in serie B. Iervolino, ultima chance per ricucire lo strappo
Quando si tratta di commentare le partite della Salernitana, spesso abbiamo la sensazione di ripetere quanto abbiamo già affermato a più riprese. Ancora una volta la squadra ha dato risposte importanti sotto il profilo caratteriale pur peccando sul piano del gioco. Nessuno pretende lo spettacolo, soprattutto in questa categoria, ma rischiare la beffa al 94’ in 11 contro 10, in casa e contro un avversario che lotta per non retrocedere e che aveva tanti giocatori fuori certifica che il cuore non basta per vincere il campionato.
Il Benevento ha iniziato a volare anche in trasferta ed è una macchina da gol impressionante, il Catania non può contare su top player come Ierardi, Aloi e Cicerelli eppure viaggia a mille senza mai subire reti in casa, il Cosenza ha mantenuto l’ossatura della B. Insomma, a lungo andare i valori stanno emergendo e la Salernitana deve necessariamente colmare il gap con le dirette concorrenti. La palla passa alla società. Raffaele ha fatto in pieno il proprio dovere collezionando 38 punti e undici vittorie (granata primi per rendimento esterno), Faggiano ha messo a disposizione del mister calciatori validi per la categoria ottimizzando il budget a disposizione e alleggerendo il monte ingaggi, il gruppo ha onorato la maglia e la piazza ha risposto con 12mila spettatori in media tra le mura amiche e 1500 in trasferta.
Ora tocca a Iervolino. Capiamo perfettamente che il patron sia scottato per i milioni spesi in modo infruttuoso e per gli errori di alcuni dirigenti e professionisti che lo hanno affiancato nel suo percorso, ma non può essere la tifoseria a pagare gli sbagli del biennio peggiore della storia della Salernitana. Sarà pur vero che non sempre spendere equivale a vincere, ma a -3 dal primo posto e con tutte le big che dovranno venire all’Arechi nel girone di ritorno è obbligatorio arrivare ad aprile senza rimpianti. E allora si allarghino i cordoni della borsa, si faccia questo sacrificio economico, si ripaghi lo smisurato amore di un pubblico che non ha mai contestato e si garantiscano in tempi ragionevolmente brevi quegli innesti che possono fare la differenza.
Un difensore centrale di categoria superiore, due centrocampisti (Capomaggio, fino al gol, ha continuato a palesare qualche difficoltà) e un attaccante, visto che il futuro di Inglese è un punto interrogativo e con Ferrari che ha segnato appena cinque reti in 19 gare. Un bottino misero rispetto alle aspettative, chi vuol vincere il campionato non può permettersi un reparto offensivo con gente a secco da ottobre e che fa a sportellate ma spreca occasioni clamorose. Iervolino sa bene che basta poco per infiammare la piazza, per ricucire almeno in parte lo strappo, per trasformare l’amarezza in uno scatto d’orgoglio.
In fondo anche i più critici e più scettici sperano in un patron entusiasta e carico come nel primo biennio, quando davvero si avvertiva la sensazione di essere entrati in una nuova dimensione calcistica. Per un acino di sale non si butti la minestra. Il cuore, lo ribadiamo, non basta. Oggi è andata come meglio non si poteva: vittoria, -3 dal primo posto, ma anche tutti quei limiti che sono emersi in pieno e che devono far riflettere in ottica mercato.






