Giancarlo Galdiolo, il gigante buono
Giancarlo Galdiolo (Villafranca Padovana, 4 novembre 1948 – Castrocaro Terme, 8 settembre 2018) è stato un allenatore di calcio e calciatore italiano
		Iniziò la sua carriera calcistica nel Padova, ma il suo esordio in una partita ufficiale di campionato avvenne in Serie D nel Sandonà, dove giocò la stagione da titolare.
L'anno dopo si trasferì, sempre in Serie D, all'Almas Roma, venendo acquistato dalla Fiorentina nell'estate seguente. Con i viola esordì in campionato il 13 dicembre 1970 nella partita Sampdoria-Fiorentina (2-2) del torneo di Serie A, che vide la squadra viola salvarsi in extremis dalla retrocessione grazie a un pareggio per 1-1 sul campo della Juventus all'ultima giornata (Galdiolo era in campo nell'occasione). 
Mantenne il posto di stopper titolare dal 1971-72 fino al 1979-80, quando dovette cedere il passo ad Alessandro Zagano, difensore proveniente dal Lecce. A Firenze giocò tre finali di coppe internazionali, quelle di Coppa delle Alpi 1970, Coppa Anglo-Italiana 1973 e Coppa Mitropa 1971-1972.
Nel 75 vinse la coppa Italia con la Fiorentina,il risultato finale fu di 3-2 per i viola contro il Milan.
Dopo la lunga esperienza in Toscana, nell'estate del 1980 si trasferì alla Sampdoria, dove militò per due anni, contribuendo alla promozione in A della squadra blucerchiata nella stagione 1981-1982. Nel 1982 fu inserito nella trattativa che portò Roberto Mancini alla Sampdoria ed al Bologna quattro miliardi di lire più i cartellini di Galdiolo, Roselli, Brondi e Logozzo. Fece una sola apparizione, il 1º settembre 1982 in Coppa Italia nello 0-0 del Bologna con la S.S. Cavese 1919, giocando tutti i 90 minuti. Dopo qualche mese accettò di scendere di categoria per concludere la carriera nel Forlì in Serie C.
In carriera ha totalizzato complessivamente 229 presenze e 3 reti in Serie A (tutte con la Fiorentina) e 39 presenze e 3 reti in Serie B (tutte con la Sampdoria).
Nazionale
Entrò anche nel giro azzurro, giocando 2 gare nella Nazionale Under-23, esordendo il 21 novembre 1971 a Klagenfurt nella gara Austria-Italia 2-1, valida per il Campionato europeo di categoria. Non disputò partite ufficiali con la Nazionale maggiore.
Dopo il ritiro
Nell'agosto del 2010, la famiglia di Galdiolo annunciò che Giancarlo era gravemente malato a causa di una forma di demenza frontale temporale e chiese aiuto al mondo dello sport per sostenere la ricerca su questa malattia. 
Morì l'8 settembre 2018 a 69 anni nella sua casa di Castrocaro Terme.
QUANDO  GALDIOLO  SI  LEVO’  LA  MAGLIA  -  di Alessandro Giannetti per Museo Fiorentina
Pioveva, quel giorno, tutta l’acqua del cielo sull’Olimpico di Roma, all’epoca ancora completamente scoperto in ogni settore, persino – plastica rappresentazione di estrema democrazia sportiva – nella Tribuna d’Onore.
Era il 4 maggio del 1975, terz’ultima di campionato, ed io, sotto quel diluvio, inzuppavo felice i miei quasi undici anni in trasferta, accanto a mio babbo e ad un caro amico di famiglia. Ci ero rimasto un po’ male quando, fuori dallo stadio, un signore laziale aveva educatamente consigliato a mio babbo di “nascondere sotto il giubbotto la sciarpa viola del bambino”. Specchio dei tempi che stavano cambiando (è del 1979 il razzo che uccise Paparelli sugli spalti prima di un derby romano), ma pazienza: dentro lo stadio tiro fuori di nuovo la sciarpa e “viola alé!”
Di fronte alla grande Lazio di Pulici, Wilson, Re Cecconi, D’Amico e “Giorgione” Chinaglia – per la prima volta Campione d’Italia nella stagione precedente – la Fiorentina di Rocco (Nereo) si schierava baldanzosa con Superchi, Galdiolo, Beatrice; Guerini, Pellegrini, Della Martira; Caso, Merlo, Casarsa, Antognoni, Desolati.
Era stato un campionato deludente per entrambe: solo quarta la Lazio alla fine, appena ottava la Fiorentina, che con l’arrivo in panchina del Paron era partita con grandi aspettative. Poi però a giugno i gigliati, dopo l’addio di Rocco a fine campionato e con la guida del grande cuore viola di Mario Mazzoni, vinceranno la Coppa Italia proprio in quello stesso stadio di Roma, battendo in finale il Milan ai tempi supplementari (3-2). Ma questa è un’altra storia. 
La storia, invece, di quel Lazio-Fiorentina del ’75 sarebbe stata alquanto anonima e insignificante (un pareggio a reti bianche tutto sommato giusto per quello che si era visto in campo), se non fosse accaduto quel che accadde dal novantesimo minuto in poi.
Fu il mitico arbitro Lops di Torino (la sezione arbitrale di Torino, del resto, ha una sua ben consolidata tradizione…), esordiente in serie A, a dare il via agli eventi, decretando il rigore più inverosimile ed assurdo di sempre e rendendo di lì in poi il proprio cognome onomatopeico degli errori più clamorosi ed evidenti.
Sotto la pioggia battente, mentre Superchi si apprestava al classico rinvio alto in attesa del fischio finale, Wilson scivolò in una pozza e cadde a terra…, rigore! Dopo un primo momento di comprensibile smarrimento (“Ma ha fischiato la fine?” “Io ho sentito un fischio solo…”), le proteste furono veementi e assunsero toni epici quando alcuni giocatori viola decisero di abbandonare il terreno di gioco per rientrare anzitempo negli spogliatoi.
E qui entra in scena il vero eroe della giornata, un gigante biondo dal gentile aspetto, Giancarlo Galdiolo detto “Badile”, nato a Villafranca Padovana il 4 novembre (il diluvio e Firenze nel destino) del 1948, difensore arcigno e risoluto, che quando rinviava, rinviava davvero: una volta al Comunale di Firenze mandò il pallone oltre il tetto della Tribuna Coperta e qualcuno giurò persino di aver sentito un frangersi di vetri al di là del Viale Fanti (ma quest’ultimo particolare, forse, è solo leggenda).
Ora eccolo lì, Badile, nell’acqua e nel vento, che per protesta si leva la maglia e a torso nudo fa il giro del campo, icona per sempre di una protesta estrema contro un’estrema ingiustizia. L’arbitro lo espelle – da lungi, per prudenza – e lui manco se ne accorge; tanto che dopo il rigore di Chinaglia – respinto da Superchi, ma ribattuto in rete dal centravanti laziale – si rimette la maglia e rientra in campo come se niente fosse.
Fa in tempo anche a toccare il pallone, prima del triplice fischio. Lops, in confusione totale, non si avvede di nulla. L’errore tecnico è evidente, ma la partita – ça va sans dire – non verrà ripetuta.
Giancarlo Galdiolo, dieci anni in viola, oltre duecento presenze e tre reti, di cui due decisive nella stagione – 1977/78 – della salvezza all’ultima giornata, oggi non c’è più: se n’è andato, da tifoso viola, l’8 settembre del 2018, dopo lunga e sofferta malattia.
Ma a noi piace pensarlo ancora come quel giorno, fare il giro del campo sotto il diluvio di Roma, il petto nudo, la faccia al vento ed in gola chissà quali pensieri o parole.
Vai Badile, contro l’ingiustizia.
		
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