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Inizia la Copa Libertadores. Una storia (anche italiana) che ne contiene una miriade. Rileggiamo un paio di capitoli di questa competizione straordinariaTUTTO mercato WEB
mercoledì 8 febbraio 2023, 06:44Editoriale
di Carlo Pizzigoni

Inizia la Copa Libertadores. Una storia (anche italiana) che ne contiene una miriade. Rileggiamo un paio di capitoli di questa competizione straordinaria

Giornalista, scrittore, autore. Quattro libri, tanti viaggi. Tutti di Calcio. Su Twitter è @pizzigo. Su Twitch con @lafieradelcalcio
La Copa Libertadores inizia, coi soliti preliminari, stanotte con una gara non da palcoscenico principale, i peruviani dello Sport Huancayo contro i paraguayani del Nacional di Asunción. E’ anche il suo bello. Ma il meglio, la più importante competizione per club del Sudamerica, oltre che nello spirito, magico, lo trova nella sua Storia e nelle storie, uniche, che l’accompagnano
Prendiamo quella del primo vincitore, il Peñarol di Montevideo, club che è anche protagonista dell’esordio della manifestazione: 16 aprile 1960, contro i boliviani del Jorge Wilstermann. Ripassata clamorosa, figura dell’incontro Alberto Spencer, fantastico attaccante, ancora oggi miglior cannoniere della manifestazione: 7-1 per gli aurinegros.

Aurinegros? Oro-neri, il colore della maglia scelto per rispettare i colori delle Railway dei sudditi del sovrano inglese Re Giorgio V.
Inglesi?Of course. Gli inglesi, sbarcati in Uruguay per costruire ferrovie scelsero un’area di diciassette ettari per organizzare l’inizio dei lavori, dove si sarebbero edificate le prime fabbriche e di conseguenza sarebbe nato un villaggio che avrebbero voluto ribattezzare New Manchester.
Soluzione passata prestissimo di moda causa ostilità di chi quella terra già l’abitava. Quell’area era chiamata Villa Peñarol. Esisteva il discutibile vizio degli europei di ribattezzare le terre in cui atterravano con i toponimi dei luoghi da dove provenivano e siccome la famiglia Crosa veniva da Pinerolo, quel gran latifondo nei pressi del rio che si confonde col mare si confondono, venne chiamato così, Pinerolo.


Giusto il ritocco per adattare la pronuncia piemontese del Settecento al castigliano del luogo. Per le popolazioni che occupavano la Banda Oriental, l'Uruguay sarebbe nato più tardi con la fattiva collaborazione di un nizzardo piuttosto noto anche da noi, suonava più o meno così: Peñarol.
Quando Giuseppe Garibaldi fece il suo dovere per meritarsi l'epiteto di Eroe dei Due Mondi, ecco che quelle terre erano già inglobate nel nuovo stato, la Republica Oriental de Uruguay.
La comunità italiana negò quindi che Peñarol diventasse New Manchester ma accolse con enorme piacere il gioco che gli inglesi stavano importando: quel pallone cambiò per sempre la storia dell'Uruguay. Il gioco non sembrava troppo complicato, a tutti quegli emigranti latini giunti alle foce del grande fiume per iniziare una nuova vita.Appassionava tutti. E tanti furono immediatamente coinvolti nella nascita di una associazione sportiva che prese il nome di Central Uruguay Railway Cricket Club (CURCC). Peñarol, lì 18 settembre 1891.
E’ lo stesso nome, il primo della lista di placche d’argento, che trovate sull’amplia base di legno che ancora oggi c’è ai piedi del trofeo prodotto dalla gioielleria Camusso di Lima agli ordini dell’italianissimo ingegner Alberto De Gasperi, da anni trasferitosi in Perù.
Il Peñarol vinse le prime due edizioni, poi per due volte consecutive il Santos di Pelé, quindi la alzarono gli argentini dell’Independiente, che ancora oggi sono titolari del record di vittorie con sette. I favolosi e pionieristici Anni Sessanta non sono però il vero inizio della storia. Il modello della Copa è il Campionato Sudamericano dei Campioni che vede la sua prima edizione svolgersi in Cile nel 1948, e sarà modello per la “nostra” Coppa dei Campioni. Organizzata dal club andino del Colo Colo, fu vinta dai brasiliani del Vasco guidata dal primo grande tecnico della storia del calcio brasuca, ricordato ahinoi solo per la sconfitta, come CT, al Mondiale del 1950. Flavio Costa, che possedeva nozioni di preparazione fisica, venne introdotto alla cultura tattica dal magiaro Izidor “Dori” Kurschner, di cui era assistente al Flamengo. Costa sviluppò un sistema noto come Diagonal che può essere considerato il predecessore del 4-2-4 e che si basava sull'impronta ungherese lasciata proprio da Kurschner. La Diagonal consisteva in una sorta di 3-1-2-1-3 che fu il precursore del grande sistema storico dei brasiliani. Costa diceva che bisognava "difendere bene per attaccare meglio" e ciò che ha “inventato” è stato abbassare uno dei suoi centrocampisti. Quel centrocampista si chiamava Volante, un argentino, e dal ruolo cucito addosso a lui nasce il termine che ancora oggi si usa in tutto il Sudamerica per indicare il mediano di contenimento. Con quell’accorgimento riuscì a fermare il River Plate guidato dal giovanissimo Alfredo Di Stefano. Non era già più propriamente la celeberrima Maquina, ma la naturale prosecuzione. Uno squadrone con una propensione offensiva clamorosa ma che si fermò davanti all’organizzazione tattica di Flavio Costa e alle parate di Moacyr Barbosa, che parò anche un rigore al mitologico Angel Labruna.
Barbosa, en passant, è proprio lo stesso che verrà martirizzato un paio d’anni dopo nel Maracanazo. Ma questa è un’altra storia, una delle miriadi che nascono solo in Sudamerica.
Oggi inizia la Copa Libertadores, è tempo di aprire il nuovo magico libro del Futbol. Inizia la corsa verso la Gloria Eterna.