Menu Serie ASerie BSerie CCalcio EsteroFormazioniCalendari
Eventi LiveCalciomercato H24MobileNetworkRedazioneContatti
Canali Serie A atalantabolognacagliariempolifiorentinafrosinonegenoahellas veronainterjuventuslazioleccemilanmonzanapoliromasalernitanasassuolotorinoudinese
Canali altre squadre ascoliavellinobaribeneventobresciacasertanacesenalatinalivornonocerinapalermoparmaperugiapescarapordenonepotenzaregginasampdoriaternanaturrisvenezia
Altri canali serie bserie cchampions leaguefantacalcionazionalipodcaststatistichestazione di sosta
tmw / serie c / Il Punto
Le cose che non ho capito: Iocolano alla Juve, Pavone via da Foggia e Sogliano da Padova, il nuovo protocolloTUTTO mercato WEB
lunedì 24 gennaio 2022, 00:30Il Punto
di Ivan Cardia
per Tuttoc.com

Le cose che non ho capito: Iocolano alla Juve, Pavone via da Foggia e Sogliano da Padova, il nuovo protocollo

Mentre inizia lo spoglio per il Quirinale, prosegue quello per il miglior colpo di calciomercato. Ultimi giorni di attese, incontri, propositi, idee nate anche un po’ per caso. Inizia l’ultima settimana, quella che vive di un mix tra affondi disperati, improvvisazione e intuizione. È stata finora una finestra un po’ così, nella quale la Serie C è stata protagonista anche più delle categorie più blasonate. Negli ultimi giorni, però, tra i tanti sviluppi ve ne sono stati alcuni che qualche dubbio lo lasciano. Alcune cose, in particolare, non le ho capite.

In primis, Simone Iocolano alla Juventus U23. Intendiamoci, il giocatore non si discute. Per la cronaca, la sensazione è che a Lecco si viva una certa separazione tra le idee della proprietà e quelle del comparto tecnico, che di perdere il proprio miglior giocatore avrebbe anche fatto a meno. Tornando a Iocolano, l’approdo in bianconero per un ragazzo dalle indubbie qualità è in un certo senso una consacrazione, anche se tutto sommato i punti di distacco fra le due compagini oggi sono appena tre. Il tema è però quale sia il percorso e il senso delle seconde squadre. Non è la prima volta che a Torino si cerca un colpo molto sensato per la Serie C ma molto meno coerente per chi avrebbe come primo e unico obiettivo quello di costruire talenti per la casa madre. Il dubbio su quale sia lo scopo delle squadre B, in questo modo, resta più che lecito. E lo scrivo da sostenitore di questa novità, ammesso che si possa ancora chiamarla così.

Secondo capitolo, il più recente in ordine cronologico: l’allontanamento di Pavone dal ruolo di direttore sportivo del Foggia e quello di Sogliano dallo stesso ruolo a Padova, a pochi giorni dalla fine del calciomercato. Pavone era stato fortemente voluto in tandem con Zeman per ricreare fasti forse irripetibili nella storia del calcio italiano. A una settimana dal gong, la coppia viene scoppiata dalla società. Intanto, non sappiamo come reagirà il boemo: l’ultima conferenza stampa può anche aver testimoniato una certa diffidenza su alcune scelte in sede di trattative, ma il ticket aveva solidissime basi di reciproca fiducia. In secondo luogo, cambiare in questo momento lascia una sensazione forte di improvvisazione, al netto delle motivazioni concrete e - aspetto non secondario - non certo spiegate dal laconico comunicato. Ma davvero Foggia e Pavone possono dirsi addio così? Stesse considerazioni per la scelta del Padova di silurare Sogliano e puntare sulla rinascita di Mirabelli, che al Milan non ha certo lasciato il migliore dei ricordi ma meritava una nuova occasione. Proprio al posto dell'artefice di una squadra seconda in campionato, a una settimana dalla fine del mercato?

Da ultimo, il nuovo protocollo. I vertici del calcio, tra cui per quel che riguarda la Lega Pro il presidente Ghirelli anche su queste colonne, lo hanno accolto come la salvezza dopo la tempesta di inizio anno. E in effetti è così, perché mette al riparo - per quanto possibile, l’argomento resta da maneggiare con grande cautela - dalle sgradite invasioni di campo delle Asl. Ha però dei punti oscuri, e li ha messi benissimo in risalto Colantuono in casa Salernitana in Serie A. Ci sono lacune sulle tempistiche e soprattutto sul momento in cui considerare “calcisticamente” guarito un calciatore. Per fare un esempio assurdo - ma possibile, protocollo alla mano - mettiamo il caso di una squadra che abbia 20 giocatori positivi su 25: se si negativizzassero tutti il giorno prima della partita, sulla carta questa si potrebbe/dovrebbe giocare. È molto improbabile però che: A) sia saggio schierarli, se reduci magari da due settimane di stop; B) sia effettivamente possibile farlo, considerati i tempi necessari a riottenere l’idoneità sportiva. In sostanza, il nuovo protocollo - arrivato a tempo più che scaduto - è di sicuro da apprezzare e lodare. Si poteva fare meglio: su questo ci sono pochi dubbi.