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A Foggia lezione di sportività, ma che caos!  D'Angelo non è "core ngrato", cosa vuol fare la Juve Stabia da grande?
sabato 29 gennaio 2022, 00:00Il Punto
di Luca Esposito
per Tuttoc.com

A Foggia lezione di sportività, ma che caos! D'Angelo non è "core ngrato", cosa vuol fare la Juve Stabia da grande?

Editoriale di oggi davvero ricco di novità e spunti di riflessione. Partiamo, anzitutto, dal gesto di grande sportività del Foggia in occasione della partita - poi persa- con il Latina. I fatti sono noti: i magazzinieri nerazzurri hanno avuto un piccolo incidente e non hanno avuto la possibilità di preparare la partita nel migliore dei modi. E così i colleghi sono intervenuti e si sono messi totalmente a disposizione del Latina mostrando ospitalità, accoglienza, solidarietà e amicizia. Un piccolo, grande gesto che riconcilia con il calcio e con quei valori che dovrebbe esserne alla base. Bene ha fatto il presidente Francesco Ghirelli che, privatamente e pubblicamente, si è complimentato con le due società. Se n'è parlato poco in terra foggiana per l'esplosione del caso Pavone, esonerato dal club per alcune divergenze sul mercato. Anzitutto onore a Zeman, allenatore che ha avuto la signorilità e l'intelligenza di rassegnare le dimissioni in segno di rispetto e riconoscenza per chi gli ha dato la possibilità di tornare in pista. Il caso è rientrato, ma si è passati da un eccesso all'altro: da esonero a rinnovo, vien da chiedersi con quale credibilità. In tutte le società possono capitare momenti del genere, ci mancherebbe, ma ribadiamo quanto diciamo da sempre: i panni sporchi si lavino in famiglia, stiamo parlando di una piazza caldissima che ha bisogno soltanto di serenità e programmazione e non di colpi di teatro che alimentano confusione. Anche a Padova c'è un nuovo direttore sportivo. Mirabelli prende il posto di Sogliano, ma ci chiediamo che senso abbia cambiare dirigenza in pieno mercato e quasi a fine gennaio, con trattative praticamente chiuse e poi saltate. Mirabelli è professionista serio, sia chiaro, ma è la tempistica ad essere sbagliata e quasi certamente non ci sarà il tempo per incidere e portare in veneto elementi di spessore. Staremo a vedere. Si è parlato molto anche del caso D'Angelo e del suo cambio di casacca. Ospite in settimana sulla tv ufficiale dell'Avellino Calcio dissi che era giusto che il centrocampista prendesse in considerazione proposte di categoria superiore: il tifoso deve capire che un atleta è anzitutto un professionista e decide in base a ciò che è meglio per il suo futuro. Il passaggio alla Reggiana - altro girone ma medesima categoria - ha fatto storcere il naso, evidentemente riteneva che il club amaranto potesse avere maggiori possibilità di vincere il campionato. Rispetto all'accusa di "core ngrato", bisogna ragionare a mente fredda e chiedersi se la società biancoverde abbia fatto di tutto per trattenerlo. Evidentemente non c'è stata la proposta importante, quell'adeguamento che il calciatore e il suo entourage attendevano da tempo non solo per questione di soldi, ma anche e soprattutto per sentirsi parte integrante del progetto. A nostro avviso è una scelta dolorosa, ma comprensibile.

Vogliamo rivolgere un plauso pubblico alla Paganese, attiva sul mercato sia in entrata, sia in uscita. Ancora una volta c'è stato un sacrificio da parte della società che, piaccia o no, continua a garantire il professionismo agli azzurrostellati. Il Bari non ha fatto ancora nulla, ma è una rosa talmente forte da non richiedere nessun innesto. La multiproprietà resta una preoccupazione, ma molto relativa: a nostro avviso i biancorossi non avranno problemi a vincere il campionato nonostante gli sforzi delle dirette concorrenti. Il caso Salernitana insegna che, in fondo, la doppia proprietà è un vantaggio e che è tutto risolvibile soprattutto per piazze blasonate e ricche di fascino e tifosi. Ma ribadiamo un concetto: in un calcio in crisi economica è del tutto fuori luogo impedire ad un imprenditore di investire solo per motivi di parentela. Chiudiamo con un'altra nobile decaduta. La Juve Stabia deve decidere cosa fare da grande, non raggiungere i playoff pur con nove posizioni a disposizione sarebbe un fallimento, con responsabilità ben precise di professionisti che, negli ultimi anni, non hanno quasi mai ottenuto risultati. La dirigenza dovrebbe uscire allo scoperto e far capire alla piazza quali siano i programmi futuri e come mai in rosa ci siano quasi solo scommesse e poche certezze.