Foresta: "Ad Alessandria non era calcio, un fallimento praticamente scritto"
"Il calcio sta cambiando, se non sei under è dura". Esattamente un anno fa, nel corso di un'intervista a TuttoC.com, il centrocampista Giovanni Foresta parlava delle difficoltà della categoria soprattutto per i calciatori non più under. Un discorso che si ripete, nuovamente sentito ai nostri microfoni l'ex centrocampista di Carrarese e Alessandria ha dichiarato: "Non è cambiato niente - esordisce il centrocampista - ma faccio anche un mea culpa se mi ritrovo per il secondo anno svincolato a settembre. Mi faccio sempre un'esame di coscienza, il calcio è cambiato e ci sono tanti colleghi che lo scorso anno hanno giocato 40 partite e ora sono svincolati".
Pensi perché tante società preferiscono gli under e ricorrere al minutaggio?
"Sicuramente, tranne quelle quattro top che lottano per vincere il campionato provano a valorizzare il calciatore in prestito. Non ci sono più i soldi di prima in Serie C. Dopo le prime partite alcune squadre con alcune sconfitte si ritrovano a dover prendere i calciatori svincolati. Una squadra su quindici riesce con i giovani a fare un bel campionato, non succede però a tutti".
Vieni anche da un'esperienza complicata per le vicissitudini dell'Alessandria?
"Ad Alessandria non era calcio, non ho mai vissuto tutto questo nemmeno a Messina quando sono falliti dieci anni fa. Non si capiva proprio niente, non si capiva perché è stato esonerato Banchini, perché ne sono arrivati altri, non c'era un senso. Lo avevo però capito dall'inizio, era un fallimento praticamente scritto. Ci vorrebbero giorni per spiegare cosa è successo ad Alessandria".
Proprio con Banchini stavano arrivando i risultati, poi l'esonero a sorpresa.
"Stavamo andando davvero bene con Banchini, poi è cambiata la società ed è andato tutto in fumo. Sono arrivate altre persone, hanno voluto cambiare e non capisco le loro scelte. Banchini aveva portato entusiasmo, la squadra lo seguiva e determinate situazioni faccio ancora fatica adesso a capirle. Anche dopo la retrocessione avevano promesso che ci avrebbero pagati, ma non mi sono mai fidati infatti la fine era scritta. Andavamo in campo ma eravamo in una situazione dove facevi fatica a pensare di giocare a calcio".
Ti sei pentito della scelta?
"No, alla fine ho conosciuto Banchini e nuovi compagni di squadra. E' stata un'esperienza che qualcosa mi ha lasciato. Gli stipendi tra qualche anno riusciremo a prenderli, poi in C non si guadagna come in A e poi fai fatica. Non tanto per me, c'è gente che ha bisogno con famiglia e sono situazioni non belle. Era una squadra che si poteva salvare tranquillamente, quando sono arrivato ero convinto di arrivare ai playoff".
Si è parlato di te a Pescara, c'era qualcosa di vero?
"Avevo l'accordo, dovevo andare lì grazie al mister. Baldini mi conosce molto bene, poi si è dimesso Delli Carri e non si è fatto più nulla. Alla fine hanno fatto altre scelte, non cambia il mio rapporto con Baldini assolutamente".
Con Baldini hai condiviso l'esperienza di Carrara, la promozione dello scorso anno parte anche dalla vostra Carrarese?
"Quando vinci un campionato è perché c'è un progetto dietro, la Carrarese ha fatto benissimo negli ultimi anni ed è una società che da sei anni lavora bene. E' partito da quando sono arrivato io, si è fatto un bel percorso e la vittoria arriva da quel percorso fatto negli anni. Quando una società lavora bene e non ti fa mancare niente è giusto che vinca il campionato. Per me non è stata una sorpresa, lavorano bene".
E' stata una bella esperienza condividere lo spogliatoio con Maccarone e Tavano.
"C'era anche Marchionni, tutti giocatori importanti e ti fa capire che la Carrarese non era seconda a nessuna. Avevano già da tempo un progetto ambizioso insieme ad un allenatore del calibro di Silvio Baldini".
Sei passato da Messina, sorpreso da queste continue difficoltà societarie?
"Tantissimi club sono in difficoltà, per questo poi puntano sui giovani. Messina è una grande piazza, sarebbe bello avere una squadra per vincere perché ha un grande tifo ed è una piazza molto esigente. Sono in contestazione perché è una piazza che vuole ambire a qualcosa di importante e i tifosi pretendono qualcosa in più".
Ti aspetti una chiamata?
"Ero convinto di andare a Pescara, adesso sto aspettando una chiamata".