
Patti: “Passeri innovatore, Tomei incarna la nostra filosofia. Ascoli merita di sognare”
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Ospite dei microfoni di TMW Radio, all'interno della trasmissione 'A Tutta C', Matteo Patti, direttore sportivo dell'Ascoli, ha parlato dell'ottimo momentento della formazione di Francesco Tomei:
Direttore, la stagione è iniziata fin dall’estate con un Ascoli sotto i riflettori, al centro dell’attenzione. C’è stato un lungo passaggio di proprietà, poi l’arrivo del dottor Passeri, che ha cambiato il volto e anche il clima intorno alla squadra. Ci si poteva aspettare un avvio a rilento, invece dopo otto giornate siete a un solo punto dalla vetta, con sette gare senza subire reti e cinque vittorie consecutive. Come spiega questo inizio così brillante?
"Sì, tutto parte dall’estate e dal cambio di proprietà, che è stato vissuto con un pizzico di ansia perché siamo partiti con un po’ di ritardo. Abbiamo deciso di fare le cose in maniera ponderata, serena e funzionale, anche a discapito dello sprint iniziale. Poi la città ha accolto benissimo la nuova proprietà, si è risvegliato l’entusiasmo e questo ci ha dato la carica per fare qualcosa di eccezionale, anche se non era l’obiettivo iniziale. Come dice sempre il Presidente, ci piace sognare. In questa prima parte di campionato si sono incastrate molte cose positive, ma restiamo concentrati: l’obiettivo era e resta quello di restituire dignità e orgoglio a una piazza che ha vissuto momenti difficili".
Che tipo di presidente è Bernardino Passeri? Dalle sue dichiarazioni sembra una figura molto positiva e propositiva, forse quella di cui Ascoli aveva bisogno dopo mesi complicati.
"Il presidente è coadiuvato dal figlio Andrea, che con la sua struttura sportiva organizza l’ambito tecnico dell’Ascoli e di altre realtà. Bernardino Passeri è un innovatore, un genio nel suo modo di vedere le cose. Riesce a trovare qualcosa di positivo anche nelle difficoltà e lo trasmette in modo limpido e diretto. Personalmente ho tratto grande giovamento dal suo modo di fare: o si fa qualcosa di eccezionale, o è meglio non farla. È davvero una figura trainante".
Quanto è stato importante riallacciare il rapporto con la piazza di Ascoli, notoriamente una delle più calde della Serie C?
"Più che importante, è stato fondamentale. Era la premessa minima per far partire il progetto. Ascoli è una città che vive di calcio: 45.000 abitanti e 10.000 persone allo stadio in una partita normale la dicono lunga. Non si può prescindere dall’essere un tutt’uno con la tifoseria. Averla contro sarebbe stato un danno enorme. Ricucire il rapporto era indispensabile".
Sul piano tecnico, cosa l’ha convinta a scegliere Francesco Tomei come allenatore e qual è, secondo lei, la sua qualità principale?
"Dopo tante valutazioni, Tomei rappresentava al meglio il nostro progetto: un calcio propositivo, divertente ma con una logica. È molto pretenzioso con il gruppo perché dà tanto e pretende tanto. Coinvolge tutti, fa stare bene i giocatori ma al tempo stesso chiede il massimo. Si sposa perfettamente con la filosofia dell’Ascoli e siamo davvero felici della scelta".
In classifica siete a ridosso di Arezzo e Ravenna. Crede che in vetta si possa inserire una quarta squadra o la sensazione è che sarete voi tre a giocarvela fino in fondo?
"Non è per retorica o scaramanzia, ma siamo concentrati solo su di noi. Il nostro obiettivo è continuare a migliorare in tutte le componenti, da quella organizzativa a quella tecnica. Guardare troppo agli altri ci farebbe perdere di vista il nostro percorso. Detto questo, è un campionato difficile e lungo, con molte piazze importanti: tutto può succedere".
Quest’anno è arrivata anche la tecnologia in Serie C, con l’FVS, il cosiddetto VAR a chiamata. Che idea si è fatto di questo nuovo strumento?
"È un tema delicato. Penso che ci sia ancora poca conoscenza delle regole e delle dinamiche da parte di tutti. Quando si introduce uno strumento simile, deve esserci uniformità nelle decisioni: lo stesso episodio dovrebbe essere giudicato sempre allo stesso modo. Finora ci sono state situazioni dubbie, ma va considerato che siamo in una fase sperimentale. È normale che ci siano errori: serviranno a migliorare il sistema. Oggi sarebbe prematuro dare un giudizio definitivo".
Nel prossimo turno affronterete il Pontedera, una partita che sulla carta sembra agevole. C’è però il rischio di sottovalutarla?
"Esatto, è proprio questo il pericolo. In queste partite bisogna mantenere altissima la concentrazione. Il calcio è uno sport emozionale: tutto può cambiare da una settimana all’altra".
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