Pergolizzi: "Ravenna? Una grande squadra nasce sempre da una grande società"


Nel corso dell'appuntamento pomeridiano di A Tutta C, programma in onda dal lunedì al venerdì sulle frequenze di TMW Radio e su Il 61, è intervenuto Rosario Pergolizzi, tecnico che in carriera ha allenato Campobasso e Ascoli fra le altre e attuale tecnico del Giulianova.
Mister, partirei da due squadre che conosce bene: una da calciatore e l’altra da allenatore, Ravenna e Ascoli, entrambe protagoniste di un ottimo avvio di stagione. Il Ravenna, in particolare, sta sorprendendo molti: se lo aspettava?
"Sicuramente sono due società importanti. Credo che il Ravenna abbia una base solida: è partito dalla Serie D, ha alle spalle una figura importante come Braida, quindi parliamo di una realtà seria e strutturata. Mi piace molto il modo in cui gioca, con la stessa mentalità in casa e in trasferta, e sono certo che farà un grande campionato. L’Ascoli è stato costruito bene: ha una rosa profonda, giocatori di livello e una tifoseria straordinaria, capace di portare 8.000 persone in casa e 1.500 in trasferta. Secondo me, Ravenna, Ascoli e Arezzo - che ora è in testa e sta dando continuità - sono le tre squadre che possono giocarsi il campionato. Le altre, come Ternana e Sambenedettese, mi sembrano più altalenanti. Da dicembre in poi capiremo meglio i reali valori, ma credo che queste tre abbiano qualcosa in più".
Il Ravenna è una neopromossa, arrivata in Serie C dopo aver perso il girone di D ma vinto i playoff e la Coppa Italia. Se lo aspettava così competitivo fin da subito?
"Sì, perché già in Serie D giocava molto bene. Due anni fa è stata penalizzata per una situazione societaria, ma è sempre stata una società seria, mai sopra le righe. L’anno scorso meritava la promozione diretta, forse ha sentito la pressione, ma poi ha dominato i playoff e, grazie anche alla Coppa Italia, ha ottenuto quel punteggio che ha permesso di essere ripescata in C. Io credo che una grande squadra nasca sempre da una grande società. Se costruisci basi solide e lavori con continuità, i risultati arrivano. Tutto ciò che viene improvvisato non dura. E il Ravenna, con Braida e una piazza appassionata, ha creato le fondamenta giuste".
Il mercato estivo del Ravenna è stato importante: sono arrivati giocatori come Donati, Dalmonte e Okaka. Scelte giuste per la categoria?
"Sì, assolutamente. Però dico sempre che chi scende di categoria deve essere prima di tutto un grande uomo, non solo un grande calciatore. Se non hai motivazioni, se non ti metti a disposizione e non ti adatti alla realtà della Serie C, diventa dura. Invece questi giocatori stanno dimostrando il contrario: stanno trascinando i più giovani con la loro mentalità. È questo che fa la differenza. I giovani hanno bisogno di stimoli, i grandi di nuovi obiettivi. E quando trovano una società seria come il Ravenna, riescono a dare il meglio e a trasmettere esperienza.
Torno sull’Ascoli, che affronterà due derby ravvicinati con la Sambenedettese, in campionato e Coppa Italia. Lei non ha mai giocato questo derby, ma ne conosce bene il valore…
"Sì, ho giocato tanti derby - Messina-Reggina, Bologna-SPAL, Catania-Palermo, Brescia-Atalanta - ma quello tra Ascoli e Sambenedettese mi manca. So però quanto sia sentito. Sono due squadre costruite in modo diverso: l’Ascoli punta a vincere, la Samb vuole fare un buon campionato valorizzando i giovani. I derby possono cambiare gli equilibri, sia in positivo che in negativo, soprattutto a livello di ambiente. La curiosità è che, giocando anche in Coppa Italia, chi sbaglia la prima può subito rifarsi nella seconda. Ma dal punto di vista emotivo, per le tifoserie, queste partite valgono doppio.
Un’altra squadra che conosce bene è il Campobasso, protagonista di un ottimo avvio di stagione. Che campionato può fare secondo lei?
"Io il Campobasso lo porto nel cuore. Mi ha dato tanto, come Ascoli, Palermo e Ravenna. Credo che quest’anno abbia imparato dagli errori della scorsa stagione, quando c’erano troppi cambi e troppe aspettative. È stata costruita una buona squadra, solida, che può stare nei playoff.
Non la vedo tra le prime tre, ma può dire la sua. È una piazza calda, come Ravenna, Ascoli o San Benedetto, dove la tifoseria sposta gli equilibri: serve personalità per reggere la pressione, ma se ci riesci, ti dà una spinta enorme".
Parlando di tifoserie calde, nel girone C ci sono tante piazze importanti. Chi vede favorita per la promozione?
"Nel girone A vedo avanti Vicenza e Brescia; nel B, Ascoli, Ravenna e Arezzo. Nel girone C è un altro mondo, più duro e caratteriale, ma credo che Catania, Salernitana e Benevento abbiano qualcosa in più. Mi sta piacendo anche il Cosenza, che gioca bene, e attenzione al Crotone, che può risalire".
E il Trapani? Dopo un grande inizio ha rallentato: tre pareggi e una sconfitta nelle ultime quattro. Può tornare nelle zone alte o dovrà accontentarsi dei playoff?
"Io credo che il Trapani debba trovare continuità. Ha recuperato la penalizzazione e ha una buona base, ma ogni tanto mostra qualche calo caratteriale.
È ancora presto per giudicare: siamo solo all’ottava giornata, parlare ora è un po’ come fare “fantacalcio”.
Il Trapani può rientrare in corsa, ma oggi non lo metterei al livello delle prime tre. Potrebbe essere la sorpresa del girone, ma vedremo da dicembre in poi: il mercato invernale cambia tutto. Come dice il mio amico Allegri, “il miglior cavallo si vede sul tiro lungo”.
Chiudiamo con la sua nuova avventura: è diventato allenatore del Giulianova. Come sta andando?
"Cercavo una sfida che unisse famiglia e passione. Il Giulianova è una società storica, con quasi 30 anni di Lega Pro alle spalle. Ora è in D, ma la città e la tifoseria meritano molto di più. Ho accettato perché credo nel progetto e nella gente di Giulianova. Non cerco simpatia, preferisco conquistarmi tutto sul campo, col lavoro e il sacrificio. Spero di poter gettare le basi per un progetto solido, come mi è successo altrove - a Campobasso, a Palermo o a Reggio - dove poi le squadre sono risalite negli anni successivi. Mi piacerebbe restare e completare un percorso: ho vinto tanti campionati ma spesso, una volta raggiunto l’obiettivo, sono ripartito da capo. Diciamo che mi sono stancato di “apparecchiare la tavola” e poi vedere gli altri sedersi. Stavolta vorrei restare anch’io a mangiare".
