Ricchiuti sul Rimini: "Si poteva provare almeno a far chiudere il girone di andata"
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Nel corso della diretta pomeridiana di A Tutta C, il format di TMW Radio interamente dedicato al momento della Serie C, è intervenuto quest'oggi l'ex giocatore del Rimini Adrian Ricchiuti, che ha fatto il punto della situazione quando i biancorossi stanno per essere estromessi dal campionato di terza serie.
Queste, le sue parole: "Come sarebbe andata, lo sapevamo già dall'estate, quando i tifosi hanno detto le cose come stavano e quando c’è stato il passaggio della società: è stata un’agonia essere arrivati fino a qua, come quando un malato terminale viene tenuto in vita con le macchine. Lo sapevano tutti la fine che avrebbe fatto il Rimini, inutile che adesso sembri una cosa strana. Del resto, quando subentrano certi personaggi nel mondo del calcio vuol dire che è la fine, è la realtà".
Le Federazioni non possono però intervenire nei passaggi di proprietà, a mio avviso qualche escamotage per controllare tutto servirebbe.
"Faccio ora io una domanda: se io vado a comprare il Milan ce la faccio? No, non ho la forza per comprarlo. E una società che ha sette dipendenti può quindi comprare il Rimini? Non credo. Una società che fattura quello che fatturava la società che ha comprato il Rimini, come fa a mantenere una squadra? O si cambia qualcosa dall’alto, chi controlla, che vuol dire che non fa bene il suo lavoro, o c’è qualcosa di sbagliato nel sistema. Non dobbiamo fare sempre i giri di parole, all’italiana. Il problema è quello, e sta per altro anche togliendo la passione intorno al calcio. Nel Rimini siamo falliti quattro volte in dieci anni: come si fa a far innamorare un bambino fallendo ogni tre per due?
Tra l'altro, i problemi nasceranno anche dalla ripartenza del club, perché, bene che vada, ripartirà dall'Eccellenza...
"Son ripartito dall’Eccellenza con il Rimini, e siamo arrivati in Serie C. Fallendo però un'altra volta. Non mi preoccupa la categoria, mi preoccupa semmai che non arriva mai nessuno che ami davvero la maglia e faccia fare un certo percorso. Porto un altro esempio, non riusciamo più a creare un settore giovanile che riesca a tirare fuori qualche ragazzo per la prima squadra, perché falliamo in continuazione e i bambini vanno poi altrove. In più mi metto anche nei panni dei tesserati che hanno famiglia: credo che squadra e vari staff vadano solo ringraziati, perché fino all’ultimo hanno messo il cuore oltre l’ostacolo. Tornando ai giovani, ho letto che il Sindaco ha chiesto una delega per far giocare il settore giovanile, ma non credo sia possibile, si creerebbe un precedente. Ma non è neppure giusto lasciare questi bambini per strada. Ripeto, voglio capire come ha fatto il Rimini a iscriversi avendo 4 milioni di debiti. Fatti dalla vecchia società".
A tal proposito, la vittoria della Coppa Italia aveva forse offuscato un po' il tutto?
"Dico solo una cosa: se ho un debito mi vengono a prendere. A me, se non pago un bollo, l’agenzia delle entrata mi martella. Qualcosa bisogna fare anche nel calcio se non vogliamo ogni anno farci ridere dietro in tutta Europa. Perché non è solo il Rimini che fallisce, ma ogni anno in Serie C due o tre squadre saltano per aria a campionato in corso, vuol dire che c’è qualcosa che non quadra".
E il campionato viene poi falsato.
"Certo, anche perché a chi ha guadagnato i tre punti con il Rimini se li vede togliere, e la classifica cambia. Come incide il discorso di espulsioni, infortuni... poteva essere almeno ultimato il girone di andata, anche se so che non era così semplice farlo. Ma almeno sarebbe rimasto tutto così come è adesso. È comunque una situazione che fa male e mi fa molta rabbia. Perché io a questa maglia ci tengo, a questa città ci tengo, e mi dispiace che ogni due per tre saltiamo per aria e non riusciamo mai a creare qualcosa di buono".
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