
Udinese, così non può bastare. Il nostro potenziale non è quello visto a Cremona
Un punto a Cremona e poco più. L’Udinese torna dal “Giovanni Zini” con un pareggio che serve a muovere la classifica, ma non a rassicurare nessuno. Perché, al di là del risultato, ciò che resta è la sensazione di una squadra bloccata, incapace di crescere, ferma esattamente dove l’avevamo lasciata mesi fa.
Da Pisa, 14 settembre, l’Udinese non vince più. Da allora: il ko con il Milan, la sconfitta col Sassuolo, i pareggi con Cagliari e Cremonese. Un ruolino che, se si guarda il calendario, preoccupa eccome: questo doveva essere il mese delle opportunità, delle partite contro dirette concorrenti, delle occasioni da non fallire. Invece, il bottino è misero: due punti in tre gare contro squadre alla portata.
E allora sì, il problema è più profondo di quanto si voglia ammettere. Perché non può bastare un lampo di Zaniolo — finalmente tornato al gol dopo dieci mesi — per nascondere le crepe di un gruppo che continua a non trovare un’identità.
Il primo tempo di Cremona è stato probabilmente il peggiore della stagione: una squadra molle, sfilacciata, senza idee né intensità. Solo dopo lo svantaggio l’Udinese si è accesa, come se avesse bisogno di toccare il fondo per iniziare a reagire. E questo è un limite mentale, prima ancora che tecnico.
Si possono salvare poche cose: l’assist perfetto di Zanoli, la generosità di Atta, il colpo di testa liberatorio di Zaniolo. Ma il resto è un elenco di insufficienze e occasioni sprecate. Runjaic continua a cambiare moduli e interpreti senza trovare una formula stabile. Qualche scelta lascia francamente perplessi — Davis in panchina, Ekkelenkamp fuori ruolo, Goglichidze sempre a rischio ammonizione ma mai sostituito — e il gioco resta impalpabile.
Quando i singoli non migliorano e la squadra non progredisce, il discorso non può che allargarsi. Perché se i giocatori non crescono, se le prestazioni restano uguali a settembre, allora è lecito chiedersi se anche l’allenatore non stia sbagliando direzione.
Sabato arriva il Lecce, e non è più il momento dei “vedremo”. Servono risposte, servono punti, serve coraggio. L’Udinese non può permettersi di restare intrappolata nella mediocrità. La stagione è ancora lunga, ma per raddrizzarla serve una scossa vera — tecnica, mentale e anche, forse, dalla panchina.





