Inter-Venezia 5-1, UP&DOWN degli arancioneroverdi
Negli ottavi di finale di Coppa Italia disputati a San Siro contro l'Inter, il Venezia esce sconfitto con un netto risultato di 5-1 senza scampo. Troppa la differenza tra i padroni di casa, pur imbottiti di riserve, e la squadra di mister Stroppa che, per l'occasione, ha schierato in campo una formazione variata per undici undicesimi rispetto a quella vittoriosa contro il Mantova. Dopo un quarto d'ora d’impasse, bastano due fiammate nerazzurre, firmate al 18' e 20' minuto da Diouf e Pio Esposito, a mettere in ghiaccio la partita, ipotecandola sul 3-0 già al 34' minuto con Thuram.
Nella seconda frazione poco cambia per un Venezia sin troppo tecnicamente in difficoltà per imbastire qualche trama offensiva di questo nome e incapace anche solo di frenare il desiderio dell'Inter di segnare e divertirsi. Il 4-0 arriva ancora con Thuram dopo 6' minuti dall'inizio della ripresa, mentre il gol della bandiera di Sagrado al 66' minuto, anticipa quello di Bonny al 75' per il definitivo 5-1 di una partita senza storia.
UP
NESSUNO
Di una partita così, risulta persino difficile dare una valutazione obiettiva delle forze e delle prestazioni viste in campo contro l'Inter. Troppa la differenza, specialmente sul lato tecnico, e, come probabilmente aveva già fatto intuire l'allenatore Stroppa nella conferenza pre-partita, nessuna o quasi volontà strategica per mettere in discussione un pronostico sfavorevole che si è tramutato velocemente in realtà. D'altronde, anche più che comprensibile, considerando le importanti ambizioni in campionato della squadra ma che, per lo meno per 1731 tifosi arancioneroverdi presenti allo Stadio Meazza, è forse leggermente poco giustificabile.
Volendo comunque tentare un approfondimento delle prove dei giocatori scesi in campo, può essere quantomeno fatta una piccola distinzione tra chi ha ampiamente faticato e chi, nonostante le difficoltà, ha quantomeno limitato i danni. In questo secondo caso, un "più" può essere attribuita a Venturi, molto in difficoltà nel primo tempo, ma salvifico in un paio di situazioni che hanno visto protagonisti Pio Esposito e Diouf. Discreto anche l'apporto di Fila dal suo ingresso al fine di irrobustire un attacco evanescente formato, sin lì, dalla coppa Casas-Compagnon, e dai cui piedi scaturisce l'azione del gol degli arancioneroverdi siglato da Sagrado, quest'ultimo, per l'appunto, tra i più positivi almeno quando impegnato dalla cintola in sù a proporsi in avanti.
Infine, una nota sull'esordio assoluto del terzo portiere Grandi: nessuna parata pirotecnica e tanti palloni da raccogliere dal fondo della rete, di cui anche alcuni da tiri dalla distanza che l'Inter ha potuto piazzare con troppo spazio e tempo senza grandi impedimenti, ma anche qualche intervento a evitare un passivo ancora più pesante.
DOWN
3) DUNCAN
Se da un lato risulta difficile rintracciare delle indicazioni positive dalla partita, altrettanto lo è al contrario a causa delle gigantesche difficoltà riscontrare da una squadra che ha sentito pienamente il gap tecnico del match. Differenza che ci si poteva aspettare fosse mitigata da alcuni giocatori più esperti, tra cui questi c'è sicuramente Alfred Duncan. Nei primi minuti del match, almeno fino al quarto d'ora, il centrocampista ex nerazzurro appare persino tra i più impegnati, con alcuni recuperi e intercetti che fanno persino ben sperare.
La positiva manciata di minuti però è una mera illusione e, come il resto del centrocampo, dal primo gol dell'Inter in poi, viene completamente travolto dalle scorribande avversarie, risultandogli praticamente impossibile anche solo formare con gli altri una linea di ostacolo in più a protezione di una difesa costantemente saccheggiata dagli ingressi degli esterni delle mezzali nerazzurre.
2) CASAS
Triste e isolato nell'attacco formato dal duo con Compagnon, a differenza di quest'ultimo, che si eleva in qualche modo quantomeno per la frizzantezza, o il suo desiderio di provarci, Casas appare completamente incatenato al trio formato dalla retroguardia avversaria, impossibilitato sia a creare profondità e a smarcarsi, che fungere da appoggio. Quando prova ad abbassarsi per ricevere palla, la situazione rischia anche di peggiorare a causa dei prevedibili anticipi e recuperi dovuti al pressing alto avversario, resi ancora più agevoli dalla differenza tecnica, oltre che fisica, che si evidenzia tra lui e i corrispettivi avversari e che impegno e generosità non bastano ad attenuare.
1) BOHINEN
Per il regista norvegese, stesso discorso riservato a Duncan, ma forse persino amplificato. Comprensibilmente penalizzato nel suo ruolo in una partita in cui la palla la si vede poco, gli riesce altrettanto o nulla per provare quantomeno ad abbassare i ritmi o per lo meno proteggere maggiormente la propria retroguardia. Sfavorito dai compiti e probabilmente da una condizione che stenta ad arrivare e che lo ha visto sin qui poco più che comparsa della stagione arancioneroverde, il match di Bohinen è una triste rincorsa a vuoto sui giocatori avversari, senza riuscire neanche minimamente a incidere sull'incontro e le sue sorti.






