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L'ultimo saluto a Riccardo: il silenzio assordante di una città ferita
Oggi alle 07:00Primo Piano
di Redazione TuttoAtalanta.com
per Tuttoatalanta.com

L'ultimo saluto a Riccardo: il silenzio assordante di una città ferita

Gli ultrà atalantini e una comunità intera in lacrime per l'addio al ragazzo ucciso in una notte assurda

Un silenzio che rimbomba forte, pesante come il dolore che avvolge oggi Borgo Santa Caterina. Il quartiere, solitamente allegro e festoso, stamattina appare muto e immobile, spezzato da una tragedia insensata: l’addio a Riccardo Claris, 26 anni, ucciso nella notte tra il 3 e il 4 maggio durante una lite scaturita da una rivalità calcistica con Jacopo De Simone, appena 18 anni.

UN DRAMMA OLTRE IL CALCIO – L’episodio ha scosso profondamente la comunità - descrive L'Eco di Bergamo -, mostrando una realtà che Bergamo pensava lontana, quella di una violenza giovanile apparentemente banale ma tragicamente definitiva. Il parroco, monsignor Pasquale Pezzoli, nella sua omelia non ha nascosto il peso del momento, definendo la tragedia «uno schiaffo che ci ha svegliato da un'illusione di serenità», evidenziando con dolore come una vita sia stata spezzata nel pieno del suo fiorire, trascinando con sé nel dolore due famiglie perbene.

IL CORAGGIO DI UN MESSAGGIO FORTE – Nel suo discorso, monsignor Pezzoli ha rivolto un pensiero forte e significativo anche alla famiglia del giovane Jacopo, ribadendo con coraggio: «Questo è il dramma di due famiglie distrutte, seppur per motivazioni opposte. Il nostro compito, come comunità, non è quello di coltivare rancori, ma di accogliere insieme le fragilità che hanno generato questa tragedia». Un messaggio potente che ha voluto allontanare sin da subito il pericolo di una spirale di odio e vendetta.

L'OMAGGIO SILENZIOSO DEGLI ULTRÀ – La maturità della tifoseria atalantina ha lasciato un segno indelebile nella giornata. Circa 300 ultras nerazzurri, guidati dallo storico leader Claudio Galimberti detto il Bocia, hanno accolto il passaggio della salma alzando al cielo le sciarpe in un commosso e silenzioso saluto. Un’immagine toccante, lontanissima da ogni stereotipo negativo, che sottolinea il rispetto e il dolore autentico di una tifoseria che perde uno dei suoi ragazzi.

I SIMBOLI DI UNA VITA INTERROTTA – Sulla bara di Riccardo, coperta di rose bianche, due maglie: una dell'Atalanta, passione ereditata dal padre scomparso due anni prima, e una della Gavarnese, la squadra con cui Riccardo aveva calcato i campi da calcio. Vicino alla famiglia – la madre Alessandra Feroldi, dirigente scolastica, le sorelle e la fidanzata Nicole – le autorità cittadine: la sindaca Elena Carnevali visibilmente commossa, il rettore Sergio Cavalieri e Luca Percassi, ad dell’Atalanta, tutti testimoni di una comunità che non si dà pace.

GIOVANI PRESENTI E CHIAMATI A REAGIRE – Tante le parole di conforto, tanti i giovani presenti che con sguardi spenti e occhi lucidi hanno ascoltato un ultimo appello del parroco: «Ragazzi, vi aspettavamo, siete indispensabili per la nostra comunità». È a loro che ora si rivolge una città ferita, nella speranza che da questo dramma possa nascere una consapevolezza nuova, una capacità collettiva di reagire al dolore con forza e maturità.

Rimane solo il rumore lieve dei passi che si allontanano e dei singhiozzi soffocati, mentre il feretro scivola lentamente verso il suo ultimo viaggio. Un ragazzo di 26 anni che se ne va così, portando con sé tutti i sogni di una vita ancora tutta da vivere, lasciando dietro di sé un vuoto che nessuna parola potrà mai colmare.

© foto di TuttoAtalanta.com
© foto di TuttoAtalanta.com
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