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Juric in conferenza: "Siamo stati criticati senza senso, vittoria meritata. Il gol di Samardzic è un capolavoro di fiducia"
Oggi alle 00:20Primo Piano
di Redazione TuttoAtalanta.com
per Tuttoatalanta.com

Juric in conferenza: "Siamo stati criticati senza senso, vittoria meritata. Il gol di Samardzic è un capolavoro di fiducia"

Dopo il successo al Velodrome, il tecnico croato sottolinea la forza del gruppo e risponde con fermezza alle critiche

Una serata che può segnare una svolta, un gol che vale molto più di tre punti. L’Atalanta di Ivan Juric espugna il Velodrome di Marsiglia con la perla di Samardzic al 90’ e torna a vincere in Europa dopo oltre un mese, restituendo entusiasmo e fiducia a un gruppo che non ha mai smesso di crederci. Nel post partita, il tecnico croato ha analizzato in conferenza stampa con lucidità la prestazione, respingendo le critiche e rimarcando la continuità del lavoro e della crescita della sua squadra. Ecco quanto evidenziato da TuttoAtalanta.com

Mister Juric, partiamo da questa vittoria arrivata allo scadere. Che valore ha e come giudica la prestazione della squadra?
«Penso che abbiamo fatto una partita di grande livello, dall’inizio fino alla fine. La squadra ha messo in campo quello che avevamo preparato e ha giocato con coraggio. Siamo stati un po’ sfortunati negli episodi – penso al rigore sbagliato o al gol annullato – ma la prestazione è stata sempre solida, intensa e coerente. Abbiamo creato molto, con occasioni per Krstovic, per Bellanova, e alla fine la vittoria è strameritata. È un risultato che ci premia dopo tante gare giocate bene e concluse con meno di quanto meritassimo.»

Ha citato Samardzic, autore del gol decisivo. È stato un ritorno da protagonista dopo settimane di minor spazio.
«Sì, e sono davvero felice per lui. Lazar aveva iniziato la stagione in modo straordinario, poi ha giocato meno per via della crescita di De Ketelaere, ma non ha mai smesso di lavorare con serietà. Negli ultimi allenamenti si è visto quanto fosse motivato e quanto credesse in se stesso. Il gol che ha fatto non è un caso: un gesto tecnico del genere nasce solo da chi è pieno di fiducia. È la conferma che il lavoro paga.»

C’è stato un momento di tensione con Lookman al momento della sostituzione. Cosa è successo?
«Sono episodi normali nel calcio moderno, accadono ogni settimana ovunque. I giocatori non accettano mai volentieri di uscire, succede a De Bruyne a Napoli, succede ovunque. In campo c’è adrenalina, c’è nervosismo, ma poi finisce tutto negli spogliatoi. La cosa fondamentale è ricordare che l’unica cosa che conta è l’Atalanta, il gruppo, la squadra, i tifosi. Tutti dobbiamo remare nella stessa direzione e rispettare questa maglia. Si chiarisce tutto e si va avanti.»

In conferenza è stato detto che questa potrebbe essere la miglior prestazione stagionale. Lei però non è d’accordo.
«Assolutamente no, e lo dico con convinzione. Abbiamo fatto tante partite di altissimo livello – con il Milan, con la Lazio, con lo Slavia Praga, con il Brugge – e spesso senza raccogliere quello che meritavamo. A volte si giudica tutto solo in base al risultato, ma il calcio non funziona così. Se oggi la traversa di Samardzic fosse uscita, parleremmo di un’altra “pareggite”, e invece il gol è entrato e cambia la narrazione. La prestazione, però, è la stessa: stessa intensità, stessi movimenti, stessi principi. L’unica vera eccezione è stata la gara di Udine, quella sì, completamente sbagliata.»

Dopo cinque settimane senza vittorie, si è visto il suo abbraccio con De Zerbi al gol convalidato. Un segnale di rispetto reciproco tra due tecnici che condividono una visione simile di calcio.
«Sì, ci siamo abbracciati perché c’è grande rispetto reciproco. Non siamo amici nel senso stretto, ma abbiamo fatto un percorso simile: lui a Sassuolo, io a Verona. Ci siamo affrontati tante volte, sempre a viso aperto, con coraggio e idee. Le nostre squadre si sono spesso pressate e studiate, è sempre stato stimolante. Lo stimo molto: è un ragazzo serio, un allenatore tosto, che crede nel suo gioco. È bello rivederlo in panchina e confrontarsi con lui.»

Si è trattato di una gioia o di un sollievo dopo settimane di critiche e pressione?
«Direi entrambe le cose. È una gioia enorme, ma anche un sollievo, perché nel calcio capita che si crei un clima negativo senza motivo. Si giudica solo il risultato, non si guardano i dati, le prestazioni, le statistiche. L’Atalanta ha sempre dominato il gioco, ma quando non vinci, si parla di crisi. È una narrazione superficiale, che non tiene conto della realtà. Noi abbiamo sempre avuto equilibrio, anche nei momenti difficili, e oggi questo equilibrio è stato premiato.»

Ci spiega invece la decisione arbitrale sul gol annullato a Krstovic?
«Sì, il fuorigioco è stato segnalato all’inizio dell’azione. C’è stato un rimpallo tra un nostro giocatore e uno del Marsiglia: il VAR ha stabilito che il tocco del difensore francese non fosse una giocata consapevole, ma solo una deviazione. Per questo è stato considerato attivo il fuorigioco di Krstovic. Dispiace, ma fa parte delle interpretazioni, e fortunatamente non ha inciso sul risultato finale.»

In sei partite giocate in quindici giorni ha ruotato molto, ma l’intensità non è mai mancata. Quanto pesa la gestione delle energie?
«Tantissimo. Questa era la sesta partita in due settimane, e non è semplice mantenere certi ritmi. Alcuni giocatori hanno giocato praticamente sempre, eppure la squadra ha risposto alla grande. Volevamo mettere più gamba e spinta nel finale, e penso che Moussa e Pasalic abbiano fatto benissimo, come anche i ragazzi entrati dopo. Abbiamo chiuso con due giocatori di grande talento, Samardzic e Krstovic, e hanno cambiato la partita. È la dimostrazione che tutti sono coinvolti e pronti a dare il massimo.»

Al termine della conferenza, Juric ha lasciato la sala stampa del Velodrome con la consueta calma di chi sa di aver ritrovato la rotta. «Siamo stati premiati per il lavoro che facciamo ogni giorno. Oggi ci è andato tutto bene, ma la squadra ha sempre meritato. L’Atalanta è viva, forte, unita. E adesso dobbiamo continuare su questa strada, con fiducia e con la nostra identità.»

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