Dea, serve ricordarsi chi sei: nel 2018/19 la Dea partì peggio e finì in Champions
Non è tempo di allarmi a Zingonia, ma di memoria. Perché la storia recente insegna che si può ripartire anche da una posizione di rincorsa. L’Atalanta di Ivan Juric, oggi a quota 13 punti dopo dieci giornate e undicesima in classifica, non deve cercare modelli lontani per ritrovare fiducia: basta guardare dentro le proprie mura.
IL MODELLO DEL 2018/19 – Sette anni fa, l’Atalanta di Gasperini cominciava la stagione in una situazione persino più difficile - ricorda L'Eco di Bergamo -. Dopo dieci giornate, i nerazzurri avevano appena 12 punti (uno in meno di oggi) ed erano 14esimi in classifica, a metà strada tra la zona Champions e la lotta salvezza. L’eliminazione ai playoff di Europa League contro il Copenaghen aveva lasciato scorie pesanti, con un avvio da 6 punti nelle prime otto giornate. Poi, la svolta: due vittorie consecutive contro Chievo e Parma cambiarono la marcia.
Da lì in avanti, i numeri furono da big: 2,04 punti di media nelle restanti 28 giornate e una rimonta travolgente fino al terzo posto finale, che valse la prima storica qualificazione in Champions League. Una scalata guidata da alcuni protagonisti ancora oggi a Bergamo: De Roon, Djimsiti, Pasalic e Rossi.
IL CASO JUVENTUS – Anche la storia della Serie A racconta imprese simili. Nel 2015/16 la Juventus di Allegri aveva appena 12 punti dopo 10 giornate, con un distacco di 11 lunghezze dalla vetta. Da lì in poi, 26 vittorie su 28 partite e lo scudetto vinto con 9 punti di vantaggio sul Napoli. Una risalita da manuale, la più impressionante dell’ultimo decennio.
LE RIMONTE “PARZIALI” – Più recentemente, casi simili hanno portato comunque in Europa. La Roma 2023/24 (allenata proprio da Juric fino alla dodicesima giornata) era undicesima con 13 punti e chiuse quinta con Ranieri. Il Milan 2019/20, con Giampaolo prima e Pioli poi, partì con 13 punti alla decima e arrivò sesto, preludio al titolo del 2022. Anche la Fiorentina 2022/23 rimontò dal fondo (10 punti alla decima) fino all’ottavo posto, centrando la Conference League grazie all’esclusione della Juve.
GLI INIZI LENTI DELLA DEA – L’Atalanta conosce bene la fatica dei primi mesi. Nel 2016/17 era settima con 16 punti e chiuse quarta. Nel 2017/18 settima di nuovo, con 15 punti e qualificazione in Europa League. Nel 2020/21 nona con 15 punti e terzo posto finale. Lente partenze, grandi arrivi: è un copione già scritto, che oggi tocca a Juric rispolverare.
ORA O MAI PIÙ – Con una sola vittoria nelle ultime sei e una classifica corta, la Dea ha margini e memoria per reagire. Le statistiche dicono che solo due punti separavano l’Atalanta del 2018/19 dalla zona Champions: oggi sono sei, ma la stagione è lunga.
Il tecnico croato ha un vantaggio rispetto al Gasperini dell’epoca: un punto in più e una rosa più profonda. Serve però accelerare subito, a partire dal Sassuolo, per dare continuità alla vittoria di Marsiglia e cominciare una rincorsa che a Bergamo conoscono bene.
Perché l’Atalanta, più di chiunque altra, sa che i sogni europei si costruiscono proprio quando sembrano più lontani.






