Dea, l'usato sicuro che non tramonta mai: Zappacosta come Alonso, il "classico" non si batte
In un calcio frenetico che divora i suoi protagonisti e cerca ossessivamente la novità, esistono certezze che sembrano immuni allo scorrere del tempo. Ci sono giocatori che incarnano una sorta di resistenza alla modernità, non per rifiuto del nuovo, ma perché la loro efficacia trascende le mode. Davide Zappacosta è esattamente questo: un inno alla "vecchia scuola" che, proprio come nei cult del cinema d'azione, ricorda a tutti che battere un classico è impresa quasi impossibile.
LA SINDROME DI ALONSO - C'è un parallelismo automobilistico che calza a pennello per l'esterno di Sora - scrive TMW -: è il Fernando Alonso della fascia nerazzurra. Ad ogni sessione di mercato, la narrazione esterna tende a relegarlo al ruolo di chioccia, di nobile riserva pronta a cedere il passo a profili più freschi e futuribili. La realtà del campo, però, racconta puntualmente un'altra storia. I giovani arrivano, portano qualità ed entusiasmo, ma alla fine si ritrovano a dover rincorrere. Non è Zappacosta il vice dei nuovi acquisti, sono i vari Bellanova, Bernasconi o Zalewski a dover sudare per scalzare chi quella fascia l'ha resa casa propria. Una gerarchia dettata non dal blasone, ma dalla prestazione.
COMPLETEZZA TATTICA - Il segreto di questa longevità risiede in una dote che i ventenni, per natura, devono ancora costruire: l'equilibrio totale. Se i compagni di reparto possono offrire spunti tecnici brillanti o accelerazioni brucianti, a Zappacosta appartiene la gestione sapiente delle due fasi. È onnipresente e, soprattutto, sa leggere i momenti della gara. Una completezza che lo rende fondamentale nello scacchiere tattico, dove la solidità difensiva non sacrifica mai la spinta offensiva. È la differenza tra l'avere potenziale ed essere una certezza.
IL CERCHIO PERFETTO - La sua parabola a Bergamo è un romanzo in due atti. Dagli esordi del 2014, quando era una promessa da sgrezzare, al ritorno maturo del 2021, chiamato a non far rimpiangere partenze dolorose come quella di Gosens. Nel mezzo, un percorso di crescita internazionale culminato con due Coppe UEFA (o Europa League) in bacheca, una col Chelsea e l'altra, storica, con la Dea. Paradossalmente, proprio la scorsa stagione è stata, numeri alla mano, la migliore della sua lunga avventura orobica: la dimostrazione plastica di come dedizione e professionalità possano fermare le lancette dell'orologio.
GARANZIA - I tempi cambiano, il calcio evolve verso ritmi sempre più forsennati, ma Zappacosta resta lì, stantuffo inesauribile sulla corsia destra. In un mondo che cerca disperatamente il "nuovo", l'Atalanta si gode il lusso di avere in casa il "classico" che non tradisce mai. E, a conti fatti, l'esterno destro più presente della storia nerazzurra ha ancora molta voglia di correre.
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