Atalanta, la metamorfosi è servita: l'attacco raddoppia e Scamacca rinasce. Ma ora c'è il rebus Lookman
Bastano trenta giorni per rivoltare una squadra come un calzino? A giudicare da quanto visto a Bergamo, la risposta è un sì deciso. L'avvento di Raffaele Palladino sulla panchina della Dea non ha portato solo una ventata di aria fresca, ma un vero e proprio tornado statistico e mentale che ha investito il reparto offensivo. Da un attacco inceppato a una macchina da guerra capace di divertire e divertirsi: l'Atalanta ha cambiato pelle, ritrovando quella vocazione al gol che sembrava smarrita nelle nebbie di un avvio di stagione complicato.
LA SVOLTA NUMERICA - I dati sono la cartina di tornasole più impietosa e, al contempo, esaltante di questo cambio di rotta. Se con la gestione Juric la media realizzativa stentava a decollare, fermandosi a una rete a partita, la cura Palladino ha prodotto un'impennata verticale: 2,1 gol ogni novanta minuti. Un raddoppio secco che ha fruttato 5 vittorie nelle prime 7 uscite del nuovo tecnico, mettendo in discesa il discorso qualificazione in Champions League e regalando il pass per i quarti di Coppa Italia. Certo, i 19 punti attuali e il dodicesimo posto raccontano di un lavoro ancora lungo, ma quel -6 dalla zona Europa non appare più come un miraggio irraggiungibile.
IL TOTEM GIANLUCA - Il volto copertina di questa rinascita non può che essere Gianluca Scamacca. L'attaccante romano, che sotto la precedente guida tecnica sembrava ingabbiato e aveva trovato la via della rete una sola volta, si è trasformato nel terminale offensivo perfetto. Con Palladino sono arrivati 5 centri (più uno in Europa), ma a stupire è l'atteggiamento: implacabile in area, generoso come un mediano in fase di non possesso. Scamacca oggi è un giocatore totale, capace di alternare colpi di tacco d'autore a respinte sporche nella propria area piccola, incarnando lo spirito di sacrificio richiesto dal nuovo mister.
I TRE MOSCHETTIERI - Il segreto, però, non è solo nel singolo, ma nell'alchimia di un tridente che si è scoperto complementare. Se Scamacca è il riferimento fisico e tecnico, Charles De Ketelaere è il tessitore di gioco che manda in tilt le difese con le sue connessioni, mentre Ademola Lookman aggiunge quel pizzico di sana follia e imprevedibilità capace di spaccare le partite. I tre, schierati insieme in quattro delle cinque vittorie recenti, hanno trovato automatismi che permettono alla squadra di difendere aggredendo in avanti, accettando la fatica in nome di una maggiore pericolosità.
L'EMERGENZA E LE ALTERNATIVE - Ora però arriva la prova del nove. Con Lookman volato in Coppa d'Africa, quel meccanismo perfetto perde un ingranaggio vitale proprio alla vigilia della sfida col Genoa. Palladino si trova a dover ridisegnare l'assetto senza il suo uomo più elettrico. Le opzioni sul tavolo sono diverse ma tutte da verificare sotto il profilo realizzativo: Sulemana garantisce strappi e dribbling, Maldini preferisce cucire il gioco tra le linee, mentre restano vive le carte Pasalic, Zalewski o Samardzic. Il problema? Nessuno di questi "nuovi" protagonisti (inclusi Krstovic e lo stesso Samardzic) ha ancora timbrato il cartellino con il nuovo allenatore. Serve che qualcuno faccia un passo avanti.
OBIETTIVO CINISMO - La strada è tracciata, ma per percorrerla fino in fondo serve limare gli ultimi dettagli - analizza La Gazzetta dello Sport - . Il calcio propositivo di Palladino diverte gli interpreti, ma richiede anche di chiudere le partite prima. Contro il Cagliari, le tante occasioni sprecate dopo l'1-0 sono state un campanello d'allarme: per puntare all'Europa che conta, serve essere belli, ma soprattutto spietati.
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