Inter, Chivu in conferenza: "L'Atalanta di Palladino non perdona, serve coraggio per uscire dalla gabbia"
La delusione di Riad è ancora una ferita aperta, ma il calendario non concede il lusso di leccarsi le ferite. L'Inter sbarca a Bergamo con l'obbligo di cancellare l'amarezza della Supercoppa e riprendere la marcia in campionato, ma Cristian Chivu sa perfettamente che la New Balance Arena è il peggior luogo possibile per cercare una "convalescenza" tranquilla. Nella conferenza stampa della vigilia, andata in scena ad Appiano Gentile, il tecnico della capolista ha analizzato le insidie della sfida contro l'Atalanta di Palladino, dipingendo un quadro tattico fatto di duelli fisici e trappole mentali da evitare per non affondare.
RISPETTO E TATTICA – L'analisi dell'avversario parte dal riconoscimento di un'identità forte, ereditata e mantenuta viva. «La partita con l'Atalanta è sempre stata ostica», ha esordito Chivu, sottolineando il filo conduttore tra passato e presente. «Hanno costruito bene con Gasperini, vincendo l'Europa League, e con Raffaele hanno trovato continuità nei risultati. Affrontarli non è mai semplice per l'intensità che mettono, la verticalità e quella difesa a uomo che ti toglie il respiro». La ricetta per uscirne vivi? «Dobbiamo essere bravi e coraggiosi, vincendo le seconde palle e cercando di essere concreti. Bisogna osare».
LA REAZIONE DOPO RIAD – Il fantasma della sconfitta ai rigori contro il Bologna aleggia ancora sulla Pinetina, ma l'allenatore rumeno non cerca alibi. «Sarei ipocrita se dicessi che siamo contenti. Con il bello a volte non si vincono le partite, bisogna trovare le chiavi giuste e aggiungere sostanza». La trasferta di Bergamo diventa quindi un test di maturità psicologica: «Dobbiamo uscire dalla comfort zone ed essere più forti di frustrazioni e ingiustizie. Non serve fare sempre le cose belle, serve aggiungere qualcosa dal punto di vista motivazionale».
L'EMERGENZA A DESTRA – Tatticamente, il nodo principale resta la fascia destra, orfana dei gol e della spinta di Dumfries. Chivu difende a spada tratta Luis Henrique, finito nel mirino della critica: «Si è trovato in una realtà con pressioni altissime. Tatticamente non ha fatto meno dei compagni, anche se gli manca un po' di iniziativa rispetto a Denzel. Ma non dobbiamo giudicarlo solo in base ai gol». L'alternativa Diouf resta valida per l'impatto fisico, mentre l'esperimento Frattesi esterno è stato categoricamente smentito: «Non ci ho mai pensato».
LA METAFORA DEL SOLITARIO – Il passaggio più significativo, però, riguarda la gestione della pressione e del ruolo. Rispondendo a una domanda sulla "centrifuga" della panchina interista, Chivu ha sfoderato tutto il suo orgoglio: «Mi stimola, ho la pelle dura. So chi sono e la mia lealtà è forte. La cosa che ho imparato nella vita è che non ho paura di stare da solo a tavola. Ho una dignità che non è in vendita. So cosa porto in una squadra competitiva». Un messaggio da leader che non teme la solitudine del comando, nemmeno alla vigilia di una battaglia.
MERCATO E RITORNI – In chiusura, bocche cucite sul mercato («Parlarne ora sarebbe una mancanza di rispetto per i miei giocatori»), ma una carezza per il giovane Alexander Stankovic, che sta facendo bene altrove: «Sono il suo primo tifoso, ha il nerazzurro nel sangue e ha avuto il coraggio di tagliare il cordone ombelicale». Infine, la conferma sul rientro di Calhanoglu: «Ha dato continuità e sta bene, è a disposizione per domani».
L'Inter arriva a Bergamo ferita ma orgogliosa, guidata da un tecnico che non ha paura di "mangiare da solo" pur di difendere le sue idee. Domani sera, però, al tavolo del Gewiss Stadium ci sarà un ospite scomodo come l'Atalanta, che ha tutta l'intenzione di rovinare la cena alla capolista.
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