
Atalanta, Juric e la scintilla che ancora manca
La nuova Atalanta di Ivan Juric è ancora alla ricerca della sua vera anima. Nelle prime due giornate di campionato si è intravista una squadra attenta e ordinata, ma priva di quella scarica di energia che negli ultimi anni ha reso i nerazzurri un avversario temibile per chiunque. Pisa e Parma, pur inferiori sul piano tecnico, non sono stati schiacciati come ci si sarebbe aspettato: la Dea si è accesa solo a tratti, quasi sempre nella ripresa, mostrando un’intensità troppo intermittente.
IL MARCHIO DI JURIC – Juric non è mai stato un allenatore da calcio tiepido - approfondisce La Gazzetta dello Sport -. La sua immagine, in panchina e fuori, è quella di un tecnico passionale, quasi tarantolato, abituato a chiedere aggressività e pressing feroce. Non a caso ha sempre amato definirsi “allenatore rock”, paragonando il suo calcio al death metal che ascolta da sempre: un genere che ti costringe a tirare fuori l’energia nascosta, a buttarti nella mischia senza paura. Ed è proprio questa dose di “prepotenza” che i bergamaschi devono ancora incorporare.
ASSENZE PESANTI – Per giudicare va però considerato anche il contesto. Juric non ha potuto contare su pedine chiave come Ederson e Musah, due interpreti ideali di un calcio muscolare e di corsa, e nemmeno sugli strappi di Lookman, tenuto ai margini in attesa di capire il suo futuro. In difesa, senza Kolasinac e con un Scalvini che lo stesso Juric considera più centrocampista che centrale, la retroguardia ha mostrato crepe inusuali. L’ingenuità sul gol incassato a Parma, su palla inattiva, è stata la conferma che la fase difensiva è ancora lontana dagli standard richiesti dal tecnico croato.
UN GRUPPO IN COSTRUZIONE – La partenza di Maldini, Kamaldeen e De Ketelaere non è stata all’altezza delle aspettative, ma è naturale pagare dazio quando si inseriscono giocatori giovani e con poca continuità. Juric lo sa: il suo calcio è complesso, fatto di sincronismi e di lavoro maniacale sulle distanze. Servirà tempo per affinare i meccanismi e per amalgamare i nuovi, ma nel frattempo la squadra dovrà imparare a ritrovare il coraggio e la fame che fanno parte del dna atalantino.
PROSSIMA TAPPA – La società ha puntato forte su Juric, investendo non solo sul suo curriculum ma soprattutto sul suo temperamento, sul suo modo di trasmettere rabbia agonistica e spirito di battaglia. Nelle prossime tre settimane, con sei partite in 21 giorni, arriverà il primo vero banco di prova. È lì che la Dea dovrà mostrare di avere ritrovato il suo fuoco interiore.



