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Atalanta, più che il gioco pesa la testa: il gol di Pasalic e il fantasma del passato
Oggi alle 08:14Primo Piano
di Redazione TuttoAtalanta.com
per Tuttoatalanta.com

Atalanta, più che il gioco pesa la testa: il gol di Pasalic e il fantasma del passato

Contro il Parma non ha preoccupato solo il risultato, ma l’eccesso di emozioni: sintomo di un nervosismo che va oltre il campo.

A Parma, più del pareggio e più del gioco a tratti farraginoso, ha colpito un dettaglio: l’esplosione di gioia dopo la rete di Pasalic. Non solo il croato, ma tutta la squadra e la panchina hanno festeggiato come se si trattasse di una finale di Champions. Un abbraccio corale che mostrava coesione, certo, ma anche una frenesia eccessiva, quasi liberatoria. L’impressione era chiara: quel gol non valeva solo l’1-0, ma la sensazione di essersi tolti di dosso un peso enorme, come se si fosse appena esorcizzato un destino avverso. Un’illusione durata pochi minuti, fino al pari di Cutrone, che ha riportato tutti alla realtà.

UN PROBLEMA DI TESTA – Il vero nodo oggi non sembra tattico né tecnico, ma mentale - prova ad analizzare Il Corriere di Bergamo -. La squadra appare ingabbiata dall’ombra del passato, dai paragoni inevitabili con l’era Gasperini e dal timore di non reggere le aspettative. È paradossale: quando Gasp è passato alla Roma si diceva che lì avrebbe trovato una pressione insostenibile rispetto a Bergamo; e invece ora è l’Atalanta a vivere con il fiato corto, sospesa tra l’ansia di confermarsi e la paura di fallire.

UN’ANSIA CHE TRASFORMA TUTTO – Le difficoltà fisiche di Ederson e Scamacca, le incertezze sul futuro di Lookman, il peso di una transizione tecnica: ogni mezzo passo falso diventa una tragedia, ogni pareggio una crisi annunciata. Si dimentica che anche le rivali arrancano: l’Inter e il Milan hanno già perso in casa, la Juventus vince di misura come ai tempi di Allegri, la Roma porta a casa i punti senza incantare. Ma a Bergamo ogni inciampo viene amplificato.

UN ANNO DI TRANSIZIONE POSSIBILE – Juric chiede tempo e lavoro, e ne avrà bisogno. Ma prima di tutto bisogna liberare la testa, ritrovare quella leggerezza feroce che era diventata marchio di fabbrica. Non è detto che «andrà tutto bene»; potrebbe essere davvero una stagione di transizione, ed è comprensibile. Il rischio, però, è che il viaggio diventi infinito se vissuto con l’ansia costante di dover dimostrare qualcosa a tutti i costi.