
Serie C, il vero nodo non è il campo: la Lega ha bisogno di una "scuola per i presidenti"
In un mondo del calcio dove ogni ruolo è sempre più specializzato, c'è un anello della catena che resta, sorprendentemente, ancora legato all'improvvisazione: quello del presidente. In Serie C, dove i calciatori sono formati per anni e gli allenatori seguono corsi professionali, continua mancare uno strumento di formazione per chi deve davvero governare il club.
Non è un caso che, nonostante i grandi passi avanti della Lega Pro, i casi legati a società come il Rimini e la Triestina continuino a minacciare la stabilità del campionato. Si tratta di incidenti che evidenziano una realtà complessa: gestire un club non ha niente a che vedere con la normale imprenditoria.
L'evoluzione della Serie C è sotto gli occhi di tutti. Grazie alla partnership con Sky Sport, la visibilità del campionato è nettamente aumentata. La "Riforma Zola" ha valorizzato i giovani talenti e l'introduzione della tecnologia sta supportando sempre di più il lavoro degli arbitri. Sono tutte riforme che indicano una direzione chiara: la professionalizzazione.
Eppure, a volte, tutto questo sforzo si scontra con una gestione societaria che non è all'altezza. Chi si affaccia al mondo del calcio deve capire che non si tratta solo di investire denaro, ma di saper comunicare, giusto per citare un aspetto fra i mille, con una base di appassionati che non sono clienti, ma una parte vitale del club.
Ignorare questo aspetto significa minare il potenziale della Lega, che rischia di perdere credibilità ogni volta che un progetto fallisce per via di una gestione non preparata. Forse, il prossimo passo per la Serie C non è un nuovo regolamento, ma un percorso di formazione per i futuri presidenti.
Altre notizie
Ultime dai canali







Primo piano