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Trotta si racconta: "Il mio ruolo ideale è la seconda punta. De Zerbi top allenatore, Matri e Boateng simpaticissimi. Sulla Premier, l'Avellino, l'Under 21 e la Serie A..."
venerdì 24 marzo 2023, 18:00Focus
di Marco Costanza
per Tuttoavellino.it

Trotta si racconta: "Il mio ruolo ideale è la seconda punta. De Zerbi top allenatore, Matri e Boateng simpaticissimi. Sulla Premier, l'Avellino, l'Under 21 e la Serie A..."

Marcello Trotta, attaccante dell'Avellino, si è raccontato a Prima Tivvù, al format "Un Lupo in Famiglia", dove ha ripercorso la carriera e ha parlato del momento difficile dei lupi. 
Queste le sue parole: "La passione per il calcio è nata sin da subito, con la scuola calcio del paese. Erano belle sensazioni. Tutte cose nuove sempre belle da ricordare. Ho iniziato sempre da attaccante, anche se da piccolino facevo tutto campo. Per un mesetto ho fatto anche il portiere". 
L'approdo al Napoli: "La mia famiglia mi ha sempre seguito, mio fratello che ha giocato in Serie C. Qualche qualità si intravedeva. Sono stato tre anni nelle giovanili del Napoli. Arrivai il primo anno di De Laurentiis, decisi di rimanere vicino casa. Ho fatto se non sbaglio i Giovanissimi regionali, c'era anche Insigne e qualche altro giocatore". 
A 16 anni l'approdo in Inghilterra: "A Napoli avevo avuto alcuni problemi anche logistici, avevo avuto problemi anche per andare ad allenarmi. Alcuni scout mi seguivano sempre, chiesero informazioni e si era aperta questa opportunità e andai al Manchester City che all'epoca ancora non era in mano allo sceicco, che arrivò 2-3 mesi dopo. Infatti al cambio societario, molti membri dello staff andarono via e passarono al Fulham e io andai con loro".
A 16 anni fuori casa: "Ero partito da solo, con tanti sogni e tanta speranza, sapendo che c'era tanto lavoro da fare. All'inizio fu durissima, non tanto per la lontananza da casa, imparare una nuova lingua, non c'era internet a quei tempi, quindi anche i rapporti erano difficili. Poi piano piano le cose sono andate in discesa. Al Fulham ho ritrovato altri due compagni italiani che c'erano lì, ma poi c'era un ambiente molto familiare". 
Differenza sui giovanili inglesi e italiani: "E' il modo su cui si gestiva i giovani. Un centro sportivo, facevamo corso di formazione tutti insieme, educazione fisica che poi ti davano anche un diplomino. Venivamo seguiti, vivevamo in casa-famiglia che ti controllavano anche se facevi tardi o se facevi cose sbagliate". 
Sul gol al Chelsea: "Sì lo ricordo, con il Brentford (ero in prestito dal Fulham), in FA Cup, segnai contro Cech, Ramires, Lampard, Oscar, con Terry che mi marcava. Finì 1-1. Poi facemmo il replay e perdemmo. Se non sbaglio poi il Chelsea vinse la Champions. Eravamo come una Serie A contro una Serie C".
Il rigore promozione fallito: "Facemmo un grande campionato e arrivammo a giocarci la promozione all'ultima giornata. Presi la traversa. Se avessimo vinto avremmo ottenuto la promozione in Championship. Fu una delusione, ma la fortuna che in Inghilterra si gioca sempre e andammo ai playoff. Ottenemmo la promozione l'anno successivo vincendo il campionato". 
Differenze dei tifosi tra Premier e Italia: "Hanno un modo diverso di vedere il calcio. L'entusiasmo però finiva lì, in Italia è più passionale. Come mi è, capitato ad Avellino, senti per tutta la settimana l'entusiasmo. Lì vincemmo il campionato con il Fulham, ma poi finiva tutto lì l'entusiasmo a fine partita". 
Sull'Under 21: "Ho avuto la fortuna di vestire la maglia dell'Under 21, poi conclusa con l'esperienza dell'Europeo, anche se non è andata come volevamo. Venendo dall'Inghilterra sentivi di più quel peso di giocare per la maglia del tuo Paese". 
L'Avellino in Serie B: "Vincemo il campionato al Brentford, il Fulham era sceso in Championship. Andai in prestito in una squadra di Ligue1, ma la mia testa era già di voler andare via. Sentivo voglia di nuove esperienze.

C'erano alcune squadre interessate, poi arrivò l'Avellino e non vedevo l'ora di tornare in Italia". 
Il primo Avellino: "Era una piazza importante, in zona playoff, sapendo che c'era l'Europeo volevo giocarmi le mie carte. E' stato un anno importantissimo, sfiorammo la Serie A". 
L'addio con il gol alla Salernitana: "Io credo che in quella partita si era chiuso un cerchio. Avellino mi aveva accolto con passione e amore e lasciare con quel ricordo lì fu stupendo. Per tutta la settimana ricordo che ero in bilico se giocare o no. Parlai col mister, Tesser, mi misi a disposizione e andò bene. Facemmo una bella azione e segnai su un bell'assist di Insigne". 
La decisione: "Diciamo che abbiamo optato tutti per la scelta migliore. C'era questa occasione importante con il Sassuolo, che in quell'anno andò in Europa League e quindi ero davvero carico". 
Sul Sassuolo e la Serie A: "Il Sassuolo era forte, erano in Europa, una cosa storica. Mi sono messo a lavorare a testa bassa, ho fatto i miei gol, non ho trovato molti spazi ma me la giocai. A Crotone invece giocai tutte le partite, con una squadra che doveva salvarsi e lo facemmo con Nicola. Raggiunsi la maturità giusta per tornare al Sassuolo con De Zerbi. Fu molto chiaro con noi. Poi a gennaio andai al Frosinone". 
Il Portogallo: "Andai nel periodo post Covid al Famalicao. C'erano alcune soluzioni anche in B, poi andai in Portogallo dove sono stato sfortunato. Poi per la prima volta ho avuto un lungo infortunio. E' un'esperienza che consiglierei a tanti giovani. A 28 anni ero il secondo più anziano". 
Poi Cosenza e Triestina: "Diciamo che anche per esigenza ho fatto spesso l'esterno in un 4-3-3. Il ruolo che io prediligo è sempre la seconda punta con un attaccante al mio fianco. E' quello che fa esprimere meglio le mie qualità". 
Il ritorno ad Avellino la scorsa estate: "La cosa che ci tengo da dire è che l'unica vera volta che l'Avellino era interessato a me è stato la scorsa estate. In passato mai. C'eravamo sentiti con il direttore De Vito a inizio estate. C'erano però molti giocatori da mandare via prima e poi mi avrebbero potuto tesserare. Appena c'è stata la trattativa il mio obiettivo era tornare ad Avellino e ho accettato subito". 
Le differenze col passato: "Era magari una società più preparata la prima, anche perché era in B. Questa è molto ambiziosa, sta facendo le sue esperienze e spero che possiamo ottenere quello che tutti i tifosi desiderano". 
Sugli allenatori: "Ogni allenatore mi ha lasciato qualcosa, che mi ha insegnato delle cose. Lo stesso De Zerbi, con la sua sincerità, mi ha aiutato, pur non giocando tantissimo. Chi mi ha colpito? De Zerbi aveva un'idea molto particolare e offensiva. Ha una passione maniacale per tutti i dettagli". 
Un compagno che l'ha colpito: "Mi sono trovato sempre bene con tutti. Magari Matri col Sassuolo e Boateng. Venivano da scudetti vinti, da grandi club. Erano ragazzi simpaticissimi".
Squadra del cuore: "Da piccolo l'Inter. Ora sono appassionato del calcio, quest'anno sto vedendo un grande Napoli e anche in Europa farà grandi cose".