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La Lazio dà battaglia al Torino. In campo un bello spot, in tribuna e negli spogliatoi meno...
Voleva regalare al fratello Pippo un'ultima speranza di salvezza, Simone Inzaghi. Invece la sua Lazio non è riuscita a battere il Torino, che ha resistito e ha conquistato uno 0-0 che gli vale la salvezza. Al di là del rapporto fraterno, che ha aggiunto pathos, la sfida di ieri era già ricca di motivi di interesse e di stimoli. E lo avevamo anticipato che le preoccupazioni del presidente del Benevento Vigorito, riguardo l'atteggiamento che avrebbe avuto la Lazio, non avevano basi solide. Così è stato e la Lazio ha giocato una partita vera, onorando il campionato anche se non aveva più nulla da chiedere alla classifica (l'Europa League era già certa, la Champions sfumata).
Chi era allo stadio, tutto poteva pensare tranne che Lazio-Torino fosse una partita che non valeva nulla per i biancocelesti. Contrasti, faccia a faccia, proteste e urla. Luis Alberto in perenne litigio con Rincon, Muriqi ha fatto a sportellate su ogni palla e Strakosha è stato ammonito per aver reagito con troppa foga a un fallo di Sanabria. Plateale poi lo sfogo di Inzaghi alla fine del primo tempo, quando l'arbitro Fabbri ha annullato un gol a Immobile e dal var Aureliano non l'ha corretto: "Aureliano! Aureliano! Con lui al var ne ho perse 6", ha urlato il tecnico della Lazio. Che ha vissuto 90' come se fosse lui a giocarsi la permanenza in A, conquistata dal presidente Cairo, acerrimo nemico di Lotito, che rischia di perdere le cariche federali per un processo iniziato dopo un esposto proprio della società granata.
Entrambi i presidenti erano in tribuna, l'aria era tesa. Ogni episodio scaldava gli animi, ogni azione faceva nascere polemiche. Tutti sentivano tutto, con lo stadio vuoto. Fino al fischio finale, quando è volata qualche parola di troppo e Cairo è quasi venuto a contatto con la dirigenza biancoceleste. Pochi secondi, poi le due parti sono state divise. E se Inzaghi ha ragione, quando dice che in campo le squadre hanno lanciato un bello sport per il calcio italiano, quello che è successo in tribuna lo è un po' meno. Non lo è per niente invece il comportamento di Cairo negli spogliatoi, denunciato sui social da Immobile: "Mi ha aggredito per aver giocato col sangue agli occhi". Non serve altro da aggiungere.
Chi era allo stadio, tutto poteva pensare tranne che Lazio-Torino fosse una partita che non valeva nulla per i biancocelesti. Contrasti, faccia a faccia, proteste e urla. Luis Alberto in perenne litigio con Rincon, Muriqi ha fatto a sportellate su ogni palla e Strakosha è stato ammonito per aver reagito con troppa foga a un fallo di Sanabria. Plateale poi lo sfogo di Inzaghi alla fine del primo tempo, quando l'arbitro Fabbri ha annullato un gol a Immobile e dal var Aureliano non l'ha corretto: "Aureliano! Aureliano! Con lui al var ne ho perse 6", ha urlato il tecnico della Lazio. Che ha vissuto 90' come se fosse lui a giocarsi la permanenza in A, conquistata dal presidente Cairo, acerrimo nemico di Lotito, che rischia di perdere le cariche federali per un processo iniziato dopo un esposto proprio della società granata.
Entrambi i presidenti erano in tribuna, l'aria era tesa. Ogni episodio scaldava gli animi, ogni azione faceva nascere polemiche. Tutti sentivano tutto, con lo stadio vuoto. Fino al fischio finale, quando è volata qualche parola di troppo e Cairo è quasi venuto a contatto con la dirigenza biancoceleste. Pochi secondi, poi le due parti sono state divise. E se Inzaghi ha ragione, quando dice che in campo le squadre hanno lanciato un bello sport per il calcio italiano, quello che è successo in tribuna lo è un po' meno. Non lo è per niente invece il comportamento di Cairo negli spogliatoi, denunciato sui social da Immobile: "Mi ha aggredito per aver giocato col sangue agli occhi". Non serve altro da aggiungere.
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