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Saputo: "Volevo ridare credibilità al Bologna. Ora continuiamo a sognare l'Europa"
Joey Saputo, presidente del Bologna, ha parlato a OmniNews dei suoi investimenti nel calcio canadese e italiano e del futuro del club emiliano: "Volevo aiutare il calcio in Canada e volevo un gemellaggio con una squadra europea. E ho colto questa opportunità col Bologna".
Quali erano le sue ambizioni quando ha scelto il Bologna?
"A Bologna ci sono grandi aspettative però i bolognesi ti fanno lavorare. Nel passato era tra le grandi, però negli ultimi 35 anni non c'è più
stata. La cosa che volevo fare io era quello di riportare un po' di credibilità alla società".
Come si spiega questo trend che sta portando tanti imprenditori nordamericani in Italia?
"Gli investitori nordamericani vedono il potenziale. Se possiamo lavorarci insieme e se possiamo cambiare la mentalità italiana e portare quella nordamericana a livello di stadi e di hospitality, possiamo avere una grande opportunità in Italia".
Ai bolognesi che chiedono di avere ambizione come club, cosa dice?
"Se non sei una squadra che sogna di essere grande, di fare parte del lato sinistro della classifica quella è una cosa, ma di arrivare a un certo punto di arrivare con costanza sopra 50 punti. Dobbiamo iniziare così, ma non dobbiamo perdere il sogno di arrivare in Europa".
Quali sono i principali cambiamenti che vorrebbe vedere nel calcio italiano?
"Dobbiamo cambiare gli stadi. Dobbiamo capire che una partita di calcio è più di una partita. Dobbiamo portare la gente allo stadio e portandocela, significa fare investimenti da negli stadi. L'esperienza alla partita deve essere cambiata e quella mentalità deve cambiare in Italia. Si vede che le leghe europee stanno cambiando e anche l'Italia deve cambiare quel tipo di mentalità".
Avete in mente un colpaccio alla Insigne per il Montreal Impact?
"Sfortunatamente i nostri tifosi non saranno contenti ma non è il nostro obiettivo quello di portare grandi calciatori dall'Italia. La nostra filosofia è quella di far crescere i giocatori dell'academy o giocatori giovani che possono potenzialmente essere venduti".
Quali erano le sue ambizioni quando ha scelto il Bologna?
"A Bologna ci sono grandi aspettative però i bolognesi ti fanno lavorare. Nel passato era tra le grandi, però negli ultimi 35 anni non c'è più
stata. La cosa che volevo fare io era quello di riportare un po' di credibilità alla società".
Come si spiega questo trend che sta portando tanti imprenditori nordamericani in Italia?
"Gli investitori nordamericani vedono il potenziale. Se possiamo lavorarci insieme e se possiamo cambiare la mentalità italiana e portare quella nordamericana a livello di stadi e di hospitality, possiamo avere una grande opportunità in Italia".
Ai bolognesi che chiedono di avere ambizione come club, cosa dice?
"Se non sei una squadra che sogna di essere grande, di fare parte del lato sinistro della classifica quella è una cosa, ma di arrivare a un certo punto di arrivare con costanza sopra 50 punti. Dobbiamo iniziare così, ma non dobbiamo perdere il sogno di arrivare in Europa".
Quali sono i principali cambiamenti che vorrebbe vedere nel calcio italiano?
"Dobbiamo cambiare gli stadi. Dobbiamo capire che una partita di calcio è più di una partita. Dobbiamo portare la gente allo stadio e portandocela, significa fare investimenti da negli stadi. L'esperienza alla partita deve essere cambiata e quella mentalità deve cambiare in Italia. Si vede che le leghe europee stanno cambiando e anche l'Italia deve cambiare quel tipo di mentalità".
Avete in mente un colpaccio alla Insigne per il Montreal Impact?
"Sfortunatamente i nostri tifosi non saranno contenti ma non è il nostro obiettivo quello di portare grandi calciatori dall'Italia. La nostra filosofia è quella di far crescere i giocatori dell'academy o giocatori giovani che possono potenzialmente essere venduti".
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