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L'ex rossoblù Cacciatore e il gesto delle 'manette': "Certi arbitri con certe squadre cambiano atteggiamento"TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
ieri alle 22:00Ex rossoblù
di Vittorio Arba
per Tuttocagliari.net

L'ex rossoblù Cacciatore e il gesto delle 'manette': "Certi arbitri con certe squadre cambiano atteggiamento"

Intervenuto ai microfoni di TvPlay, Fabrizio Cacciatore è tornato sul celebre gesto delle "manette", rivolto all'indirizzo dell'arbitro Maresca, durante Chievo-Juventus del gennaio 2018. Le parole dell'ex terzino del Cagliari, sintetizzate da TuttoCagliari.net: "Il problema qual è? È che non è così con tutti. Dall’altra parte c’era una squadra alla quale non ti puoi permettere di dire: “Qua comando io, stai zitto”. Rimaniamo in dieci dopo un quarto d’ora, venti minuti. Hanno espulso Bastien per doppia ammonizione; forse la seconda era un po’ discutibile. Nonostante fossimo in dieci, stavamo facendo una grandissima partita, me lo ricordo bene: stavamo mettendo in difficoltà una delle Juve più forti di sempre. Eravamo lì in campo, ce la stavamo giocando fino in fondo. Poi è successo quello che è successo: un episodio in area di rigore, l’arbitro non fischia. Va beh, ci può stare. Stanno per entrare il dottore e il fisioterapista, ma io mi rialzo e resto in campo.

In realtà non erano nemmeno entrati, forse solo di un metro, e l’arbitro non li aveva chiamati perché l’azione era continuata con una rimessa laterale. Quando vado a posizionarmi, l’arbitro mi dice: “Devi uscire dal campo”. Io gli rispondo: “Ma no, i fisioterapisti non sono entrati, non esco dal campo. Siamo già in dieci…”. E lui: “No, tu esci dal campo. Comando io, decido io”. Sai, ci sono arbitri con cui puoi parlare: ti spiegano, ti fanno capire. Altri invece ti guardano in faccia e ti dicono: “Qua comando io”. Il problema qual è? È che non è così con tutti: con Fabrizio Cacciatore che gioca al Chievo puoi dire “stai muto, comando io, esci dal campo”. Ma dall’altra parte, con certe squadre, non ti puoi permettere di farlo. Ed era proprio questo che mi innervosiva".