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Cagliari: il ruolo dei senatori
Ancora oggi si parla di mercato, malgrado il 30 agosto sia alle spalle.Vezzo e capriccio di chi nel mondo consumistico ciò che manca preferisce comprarlo invece di costruirlo. Al Cagliari, è indubbio che manca qualcosa per poter stare al di sopra della zona salvezza e l’idea che ci siamo fatti è che Davide Nicola abbia il compito di costruirlo. Non sono stati comprati calciatori già fatti, piuttosto giovani che hanno nella loro forma ciò che può essere scolpito per il futuro loro e del Cagliari.
Ci vuole spazio. Ci vuole la possibilità di farli sbagliare, curando una cultura positiva dell’errore da vedere come il percorso da fare e non come costante e ripetuta bocciatura. Ma per poter sbagliare senza lasciare strascichi non devono esistere pressioni. Nel calcio dei professionisti questo è raramente possibile. Anche in un bel gruppo, chi non gioca non può essere contento. Accetta magari la panchina se chi sta in campo al suo posto dimostra di essere superiore. Ma dentro di sè non è contento perché vorrebbe avere la sua chance. Riuscire quindi per un allenatore a insegnare la cultura dell’errore senza che si generino pressioni negative non è facile.
Ancora più difficile se seduti in panchina ci sono giocatori già fatti, che in carriera hanno avuto momenti esaltanti e che di quei momenti sono memori anche i tifosi. La pressione è ancora maggiore per chi deve crescere e sbagliare. Il Cagliari ha tanti senatori e questa forse è la maggiore carenza del mercato: non essere riusciti a alleggerire il carico. Tenere contemporaneamente in panchina giocatori di curriculum è un aspetto da gestire con attenzione. Già dopo queste prime partite, la scelta di puntare su Luvumbo e Piccoli, due giovani, espone alla potenziale e banale dietrologia che vorrebbe, a ogni gol mancato, che l’assente è ingiustificato. La concorrenza è spietata, soprattutto in attacco. Giocando in sedici, l’obiettivo minimo di un giocatore di esperienza, è la possibilità di subentrare. Pavoletti o Lapadula. Già il dilemma è un peso e oltrettutto diventa un muro per altri giovani, vedi Mutwanda.
Dell’affollamento se n’è accorto anche il mercato, con le sue notizie che suonano come perfidi consigli e l’accostamento Pavoletti/Fiorentina è una conseguenza dell’evidente affollamento di pezzi grossi in panca.
Dobbiamo sperare negli stessi senatori e nella capacità di giocare per il Cagliari, anche quando non giocano, compito tutt’altro che facile per effetto del fatto che, naturalmente, il calciatore vorrebbe sempre giocare. Forse l’aspetto più difficile da gestire per l’artigiano Nicola. Anche perché riduce lo spazio e il tempo dell’errore terapeutico e aumenta il condizionamento nelle scelte. Averne consapevolezza è importante. Anche perché i tifosi stiano dalla parte del Cagliari e non si prestino a un gioco di ruoli decisamente pericoloso. Soprattutto se gli stessi senatori non dimostrano realmente la loro superiorità . Segnassero caterve di gol a ogni ingresso, il problema non si porrebbe.
Anzi, non ci sarebbe bisogno di costruire nessuno.
Ci vuole spazio. Ci vuole la possibilità di farli sbagliare, curando una cultura positiva dell’errore da vedere come il percorso da fare e non come costante e ripetuta bocciatura. Ma per poter sbagliare senza lasciare strascichi non devono esistere pressioni. Nel calcio dei professionisti questo è raramente possibile. Anche in un bel gruppo, chi non gioca non può essere contento. Accetta magari la panchina se chi sta in campo al suo posto dimostra di essere superiore. Ma dentro di sè non è contento perché vorrebbe avere la sua chance. Riuscire quindi per un allenatore a insegnare la cultura dell’errore senza che si generino pressioni negative non è facile.
Ancora più difficile se seduti in panchina ci sono giocatori già fatti, che in carriera hanno avuto momenti esaltanti e che di quei momenti sono memori anche i tifosi. La pressione è ancora maggiore per chi deve crescere e sbagliare. Il Cagliari ha tanti senatori e questa forse è la maggiore carenza del mercato: non essere riusciti a alleggerire il carico. Tenere contemporaneamente in panchina giocatori di curriculum è un aspetto da gestire con attenzione. Già dopo queste prime partite, la scelta di puntare su Luvumbo e Piccoli, due giovani, espone alla potenziale e banale dietrologia che vorrebbe, a ogni gol mancato, che l’assente è ingiustificato. La concorrenza è spietata, soprattutto in attacco. Giocando in sedici, l’obiettivo minimo di un giocatore di esperienza, è la possibilità di subentrare. Pavoletti o Lapadula. Già il dilemma è un peso e oltrettutto diventa un muro per altri giovani, vedi Mutwanda.
Dell’affollamento se n’è accorto anche il mercato, con le sue notizie che suonano come perfidi consigli e l’accostamento Pavoletti/Fiorentina è una conseguenza dell’evidente affollamento di pezzi grossi in panca.
Dobbiamo sperare negli stessi senatori e nella capacità di giocare per il Cagliari, anche quando non giocano, compito tutt’altro che facile per effetto del fatto che, naturalmente, il calciatore vorrebbe sempre giocare. Forse l’aspetto più difficile da gestire per l’artigiano Nicola. Anche perché riduce lo spazio e il tempo dell’errore terapeutico e aumenta il condizionamento nelle scelte. Averne consapevolezza è importante. Anche perché i tifosi stiano dalla parte del Cagliari e non si prestino a un gioco di ruoli decisamente pericoloso. Soprattutto se gli stessi senatori non dimostrano realmente la loro superiorità . Segnassero caterve di gol a ogni ingresso, il problema non si porrebbe.
Anzi, non ci sarebbe bisogno di costruire nessuno.
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