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L’exploit di Berti e dei suoi ‘fratelli’. Ceccarelli: “Sono fiero di tutti i miei ragazzi…”
Oggi alle 17:00Giovanili
di Adriano Antonucci
per Tuttocesena.it

L’exploit di Berti e dei suoi ‘fratelli’. Ceccarelli: “Sono fiero di tutti i miei ragazzi…”

Il tecnico che ha vinto il campionato di Primavera2 nella stagione 2020-2021, grazie all’apporto anche di Berti, dei gemelli Shpendi, di Francesconi, Lepri e Pieraccini parla della crescita dei ‘suoi’ ragazzi.

Quando parla dei suoi ragazzi la voce quasi gli trema dall’emozione, del resto il Cesena dei romagnoli è in gran parte merito suo. Sono giorni brillanti per i giovani della “cantera” bianconera, le notti magiche di Tommaso Berti in under 21 rappresentano il punto esclamativo su un lavoro che viene dal lontano e che porta la firma di mister Giovanni Ceccarelli: 57 anni da Bellaria - Igea Marina, allenatore dei giovani bianconeri dal 2018 al 2023. Con lui abbiamo parlato di Tommy, ma anche dei “segreti” della nidiata magica che sta facendo parlare l’Italia. 

Tommaso Berti è riuscito a debuttare e andare in gol con la Nazionale Under21, proprio al Manuzzi. Cosa ha provato in quei minuti?
“Orgoglio, e non potrebbe essere altrimenti quando vedi ragazzi che hai allenato calcare palcoscenici così importanti. Tommaso vive per il calcio, ha coronato il suo sogno ed io non posso che essere felice per lui”.

Domanda secca: l’anno prossimo Berti giocherà in serie A?
“Non lo so (sorride, ndr), le dinamiche del calcio sono strane e non rispondono a logiche ben precise. Di certo non posso che augurarglielo, si merita il meglio”.

Oltre a Berti, dei suoi ragazzi in questo Cesena c’è pure Francesconi che si sta rivelando un centrocampista di altissimo profilo per la serie B.
“Questi ragazzi non mi stanno stupendo, stanno solo confermando le potenzialità che avevano mostrato all’inizio del loro percorso. Mi auguro naturalmente che possano fare ancora meglio, ma tutti quanti stanno percorrendo la propria strada”.

Infatti nel Cesena che ha dominato la serie C giganteggiavano Berti, Francesconi e Pieraccini…
“Io credo che il più grande orgoglio per chi lavora in un settore giovanile sia quello di vedere i propri ragazzi diventare professionisti, che poi lo facciano anche da protagonisti, beh vi lascio immaginare cosa significhi. L’unico obiettivo del settore giovanile deve essere questo”.

A Pieraccini l’anno scorso non è stato concesso spazio e ha scelto quindi di tornare in C per accumulare minuti. Scelta giusta?
“Pieraccini è all’altezza della serie B. Anche in lui ho subito intravisto le qualità che servono per diventare un giocatore professionista. Come dicevo prima, le dinamiche del calcio sono strane, ora lui si trova a giocare a Catania e potrà mostrare il suo potenziale. Non ho la sfera di cristallo, ma ciò che serve a volte è trovarsi al posto giusto nel momento giusto per poter fare il salto”.

Non tutti i giovani bianconeri che ha allenato sono rimasti a Cesena. Lepri ad esempio sta vivendo una brutta esperienza a Rimini e si sta dimostrando un vero leader, tecnico e morale, di un gruppo abbandonato dalla proprietà. Meriterebbe anche lui una chance su palcoscenici più importanti?
“Decisamente sì. Lepri già lo scorso anno poteva avere qualcosa in più. È un leader giovane, non gli è mai mancato il temperamento. I ragazzi a volte bisogna aspettarli, a Cesena magari era chiuso ed è stato un bene andare altrove a giocare. I ragazzi è giusto che facciano esperienza”.

Di tutti questi giocatori ce n’è uno di cui va più fiero del percorso fatto?
“Sono fiero di tutti i miei ragazzi che arrivano nel professionismo rincorrendo i propri sogni, nessuno mi ha deluso. Quando li incontri, magari dopo tanto tempo, ti abbracciano e ti sorridono, capisci che qualcosa di buono glielo hai lasciato”.

Qual è il segreto per portare così tanti giovani giocatori ad eccellere nei campionati professionistici?
“Io penso che alla base di tutto ci sia l’amore verso il proprio mestiere. Bisogna lavorare per dare a loro, non per se stessi. Ho dato il massimo di me per loro e loro hanno capito. Nel settore giovanile non serve mostrarsi come allenatore bravo, serve trasmettere qualcosa, formare. La più grande vittoria è il ringraziamento che si riceve da chi ha raggiunto il proprio traguardo”.