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La C verso le elezioni. Ghirelli candidato unico: la sconfitta dei leoni senza coraggio della C
Soltanto cinque giorni fa eravamo a riprenderci da bagordi del capodanno più morigerato della storia. Oggi ci troviamo ad esattamente la medesima distanza dal primo, grande, snodo della stagione di Lega Pro. Soprattutto in ambito politico. Quello delle elezioni presidenziali.
Il 12 gennaio prossimo a Roma Francesco Ghirelli saprà se verrà riconfermato anche per il prossimo mandato, oppure dovrà cedere lo scettro agli altri candidati. Già, ma quali sono i rivali dell’attuale numero uno della Serie C? Marcel Vulpis? No, ha trovato un accordo con lo stesso Ghirelli sul programma e ha scelto di candidarsi alla vicepresidenza. Luigi Barbiero? No, poiché ha deciso di non presentare la propria candidatura entro il termine ultimo del 2 gennaio. E allora a chi toccherà rivestire il ruolo del contendente? La risposta a sorpresa è arrivata al fotofinish da Andrea Borghini (“Carneade! Chi era costui?” avrebbe detto il buon Don Abbondio), ex dirigente di Viareggio e Carrarese, che nelle sue prime dichiarazioni post candidatura si è detto a favore dei una Lega Pro progettata per i giovani, con i club in grado di autofinanziarsi e con un rinnovamento delle strutture. Pensieri e opinioni condivisibili, le sue, ma anche molto facili da banalizzare.
Detto questo e col massimo rispetto per Borghini, la sensazione imperante è che Ghirelli corra quasi in solitaria verso il suo secondo mandato, forte anche di un appoggio rinnovato dalla maggioranza dei club di Lega Pro in sede di approvazione dell’ultimo bilancio. La frangia degli scontenti, o “dei nemici” come piace etichettarla a qualcuno, c’è com’è normale e giusto che sia, ma non è riuscita a presentare una candidatura che potesse essere una concreta alternativa alla gestione uscente. Nei mesi scorsi era emerso il nome di Giancarlo Abete, mai più pervenuto né tanto meno avvistato dalle parti di Firenze, così come la candidatura top secret di alto livello pronte a dare l’assalto alla massima carica della Lega Pro.
La realtà della Serie C, alla fine dei conti, è molto più semplice di quanto i “soloni” vogliano far credere. Gestire una lega con sessanta società è un’impresa che in pochi hanno il coraggio di affrontare, soprattutto alla vigilia di stagioni durante le quali dovrebbero davvero concretizzarsi le riforme dell’intero sistema calcistico, accennata dal presidente Federale Gabriele Gravina negli scorsi mesi come un elemento fondamentale del suo programma in caso di rielezione (altra corsa che si preannuncia piuttosto scontata)
Questa assenza di rivali, poi, mette in luce anche in maniera piuttosto chiara un altro fatto. Ovvero che nonostante le dichiarazioni, polemiche e in alcuni casi addirittura eccessive, che nel corso dei mesi sono arrivate contro Ghirelli e il suo entourage da presidenti (vedi l'inventore della promozione a sorteggio del post lockdown), nessuno ha avuto la volontà o la capacità di tramutare tutto questo in qualcosa di concreto. In una candidatura. In un programma. Diamine, neanche in un'idea. “Chiacchiere e distintivo” direbbe Al Capone ne “Gli Intoccabili” di Brian De Palma. Forse, in alcuni casi, non c'è nemmeno il distintivo.
Il 12 gennaio prossimo a Roma Francesco Ghirelli saprà se verrà riconfermato anche per il prossimo mandato, oppure dovrà cedere lo scettro agli altri candidati. Già, ma quali sono i rivali dell’attuale numero uno della Serie C? Marcel Vulpis? No, ha trovato un accordo con lo stesso Ghirelli sul programma e ha scelto di candidarsi alla vicepresidenza. Luigi Barbiero? No, poiché ha deciso di non presentare la propria candidatura entro il termine ultimo del 2 gennaio. E allora a chi toccherà rivestire il ruolo del contendente? La risposta a sorpresa è arrivata al fotofinish da Andrea Borghini (“Carneade! Chi era costui?” avrebbe detto il buon Don Abbondio), ex dirigente di Viareggio e Carrarese, che nelle sue prime dichiarazioni post candidatura si è detto a favore dei una Lega Pro progettata per i giovani, con i club in grado di autofinanziarsi e con un rinnovamento delle strutture. Pensieri e opinioni condivisibili, le sue, ma anche molto facili da banalizzare.
Detto questo e col massimo rispetto per Borghini, la sensazione imperante è che Ghirelli corra quasi in solitaria verso il suo secondo mandato, forte anche di un appoggio rinnovato dalla maggioranza dei club di Lega Pro in sede di approvazione dell’ultimo bilancio. La frangia degli scontenti, o “dei nemici” come piace etichettarla a qualcuno, c’è com’è normale e giusto che sia, ma non è riuscita a presentare una candidatura che potesse essere una concreta alternativa alla gestione uscente. Nei mesi scorsi era emerso il nome di Giancarlo Abete, mai più pervenuto né tanto meno avvistato dalle parti di Firenze, così come la candidatura top secret di alto livello pronte a dare l’assalto alla massima carica della Lega Pro.
La realtà della Serie C, alla fine dei conti, è molto più semplice di quanto i “soloni” vogliano far credere. Gestire una lega con sessanta società è un’impresa che in pochi hanno il coraggio di affrontare, soprattutto alla vigilia di stagioni durante le quali dovrebbero davvero concretizzarsi le riforme dell’intero sistema calcistico, accennata dal presidente Federale Gabriele Gravina negli scorsi mesi come un elemento fondamentale del suo programma in caso di rielezione (altra corsa che si preannuncia piuttosto scontata)
Questa assenza di rivali, poi, mette in luce anche in maniera piuttosto chiara un altro fatto. Ovvero che nonostante le dichiarazioni, polemiche e in alcuni casi addirittura eccessive, che nel corso dei mesi sono arrivate contro Ghirelli e il suo entourage da presidenti (vedi l'inventore della promozione a sorteggio del post lockdown), nessuno ha avuto la volontà o la capacità di tramutare tutto questo in qualcosa di concreto. In una candidatura. In un programma. Diamine, neanche in un'idea. “Chiacchiere e distintivo” direbbe Al Capone ne “Gli Intoccabili” di Brian De Palma. Forse, in alcuni casi, non c'è nemmeno il distintivo.
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