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SOCIETÀ, TECNICO E CALCIATORI, LA RIPARTENZA NON PUÒ CHE ESSERE CONDIVISA. IL BISOGNO DI UNA NUOVA IDEA TATTICA: DA CASTROVILLI ALL’INSERIMENTO DI BELOTTI, LE ALTERNATIVE AL GIOCO SULLE FASCE. IL RICORDO DI HAMRIN, STELLA POLARE NELLA STORIA VIOLA
martedì 6 febbraio 2024, 00:00L'editoriale
di Tommaso Loreto
per Firenzeviola.it

SOCIETÀ, TECNICO E CALCIATORI, LA RIPARTENZA NON PUÒ CHE ESSERE CONDIVISA. IL BISOGNO DI UNA NUOVA IDEA TATTICA: DA CASTROVILLI ALL’INSERIMENTO DI BELOTTI, LE ALTERNATIVE AL GIOCO SULLE FASCE. IL RICORDO DI HAMRIN, STELLA POLARE NELLA STORIA VIOLA

Non si è del tutto esaurita l’onda lunga di delusione figlia del mese di gennaio. La doppia sentenza piovuta su appassionati e tifosi nel giro di 48 ore, tra la chiusura di un mercato invernale che lascia più di una perplessità e l’inopinato k.o. in Puglia, ha avuto il potere di aumentare le preoccupazioni sulla seconda parte di stagione, quando l’organico a disposizione del tecnico rischia di pagare ulteriori dazi al calendario, che a febbraio vedrà sfilare Milan e Roma al Franchi e che da marzo in poi riproporrà gli impegni di Conference League.

Quella sensazione diffusa di un gruppo andato ampiamente oltre i propri limiti, almeno secondo i più visto che a giudicare dalle dichiarazioni per la dirigenza la finestra di gennaio era utile solo per sistemare alcuni dettagli, ha trovato conferme non appena leader e riferimenti in campo hanno incontrato i primi, veri, problemi, da Nico ad Arthur passando per Jack e Milenkovic, e se Italiano ha fatto di tutto per tenere alte le motivazioni di tutti, alimentando le rotazioni, sono state soprattutto le questioni di campo a fare la differenza.

I rigori sprecati per una gerarchia non chiara (con conseguente emorragia di punti nel match con il Sassuolo nonché l’eliminazione fin troppo rapida dalla Supercoppa) gli adattamenti a ruoli inediti che non hanno funzionato, almeno nei casi di Bonaventura e Nzola, ma pure la solita precarissima capacità di blindare un risultato favorevole sono tutte facce di una stessa medaglia, sporcata da episodi che i calciatori in primis potevano gestire meglio ma anche di un gruppo che oggi non si riconosce più anche tatticamente.

Da qui sarà necessario ripartire, avviando una ricostruzione (anche mentale) più condivisa di quanto non sia stata la finestra invernale, tanto più tra il tecnico e il gruppo gioco forza obbligato ad adattarsi alle scelte della società. Scelte che per inciso hanno ampliato le disponibilità di punte centrali e ridotto ulteriormente quelle sulle fasce e al centro della difesa, tanto da pensare che determinati cambiamenti siano necessari.

Allora soprattutto oggi vien da chiedersi, restando ben lontani dal voler consigliare nulla a un tecnico preparato come Italiano, se il gioco degli esterni oggi valga le recenti candele fin troppo bagnate, metafora nemmeno troppo nascosta del rendimento di Ikonè o Sottil rimasti unici interpreti contando che Nico non è ancora recuperato è che Kouamè non è ancora rientrato, tanto da prendere seriamente in considerazione se non proprio un cambio di modulo almeno una disposizione diversa, che per esempio preveda anche due punte ravvicinate (Belotti non è si è presentato male può certamente aiutare sia Beltran che Nzola) e un ruolo sulla trequarti da gestire tra i vari Bonaventura, Barak o, perchè no, lo stesso Ikonè senza dimenticare nemmeno gli eventuali vantaggi che un graduale reinserimento di Castrovilli .

Cambio di modulo o meno, è da una nuova metaformosi cui è chiamato Italiano che dovrà passare la nuova rincorsa della Fiorentina, scivolata all’ottavo posto per un’emergenza ignorata, quella denunciata da Italiano a inizio anno rimasta inascoltata in sede di mercato, ma non per questo già inchiodata alle proprie responsabilità. Perchè seppure l’aria si sia fatta inevitabilmente pesante c’è ancora moltissimo da giocarsi e non è scritto da nessuna parte che tecnico e squadra possano tornare a stupire tutti.

Infine è doveroso un ricordo di quella stella del calcio che è stato Kurt Hamrin che ci ha lasciati domenica e che ieri è stato salutato da tutta la città. Campione e fiorentino nell’animo Kurt è rimasto un punto di riferimento per chi porta il viola nel cuore e mai ha nascosto quanto quel colore gli sia rimasto dentro. Ecco, ricordando il valore e lo spessore di un campione del genere, capocannoniere della storia della Fiorentina secondo solo a Batistuta, vien da augurarsi che tutti coloro che seguono da vicino le vicende attuali del mondo viola si ricordino quali vette e quali campioni abbiano segnato la storia di questo club comunque obbligato, negli anni, a difendere una dimensione che pochi altri possono vantare a livello italiano.