
Fiorentina, i 10 problemi. Da Kean che non segna agli errori della difesa. Ma Pioli è uno dei pochi allenatori in grado di risolverli
Fiorentina e Roma stanno andando incontro l’una all’altra. La Roma, col Lilla, ha fatto un mezzo passo indietro, mentre la Fiorentina, col Sigma, ha fatto un micro passo in avanti. Resta una bella distanza, come dice la classifica (dopo cinque giornate, la Lupa in testa con dodici punti, la
Viola sedicesima con tre), ma solo la sfida di domani potrà confermare o ribaltare quanto si è visto giovedì nelle due coppe.
In campionato, la squadra di Gasperini ha ottenuto qualcosa più di quanto ha meritato sul piano del gioco. Finora non ha mai incantato, mai convinto fino in fondo. Ha battuto il Bologna all’Olimpico per un errore di Lucumi, ha vinto a Pisa per una magìa di Soulé dopo aver sofferto per tutto il primo tempo, ha perso in casa col Torino, ha vinto il derby (è questo, fino a oggi, il punto più alto della stagione giallorossa) e ha battuto il Verona che, per qualità e quantità di occasioni da gol, avrebbe meritato quanto meno il pareggio. In Europa League, era andata bene a Nizza e poi ha perso all’Olimpico col Lilla, con quell’assurdità dei tre rigori di fila sbagliati.
Anche Gasperini, come Pioli, sta cercando un punto d’equilibrio. Ma se, sotto questo aspetto, il ritardo del tecnico romanista è annullato dai risultati, quello del suo collega fiorentino no. I risultati dei viola cominciano a impensierire. Pioli deve risolvere prima possibile una lunga serie di problemi, quasi tutti inattesi. Proviamo a farne una lista.
(1) Kean non ha ancora segnato un gol con la maglia viola. L’anno scorso alla quinta giornata era già a quota due. E’ lui che non trova la porta oppure non ha l’assistenza della stagione scorsa? Probabilmente i due aspetti si fondono e portano Moise lontano da se stesso.
(2) Dzeko non si è ancora ambientato. Pioli (ma anche una gran parte di Firenze) lo aspettava come l’uomo capace di legare centrocampo e attacco, un partner ideale per Kean. In realtà i due hanno giocato poco insieme, ma quello che preoccupa è la difficoltà attuale del bosniaco ad aiutare la squadra nello sviluppo di una manovra finora troppo scontata.
(3) Dodo era partito bene, però non è ancora tornato al livello di un anno fa.
(4) Peggio ancora il suo collega dell’altra fascia, Gosens: da lui è lecito aspettarsi molto di più come rendimento e soprattutto sul piano della personalità.
(5) Gudmundsson, ovvero l’enigma irrisolto. Firenze si domanda che fine abbia fatto lo splendido giocatore di Genova. Non salta più l’uomo, non
solo, non lo punta nemmeno. E’ diventato un giocatore qualsiasi e in questa anonima versione non serve.
(6) Comuzzo è uscito dai radar. Era considerato il miglior marcatore della Fiorentina, il Napoli avrebbe pagato 35 milioni di euro per averlo, ma ora, dopo una serie di errori non da lui, è come bloccato ed è finito in panchina.
(7) Richardson non si è più visto.
(8) Sohm non ha mai raggiunto il livello della stagione di Parma.
(9) In difesa gli errori individuali di Pongracic, Pablo Mari e Ranieri hanno pregiudicato dei risultati.
(10) All’ultimo punto, il problema dei problemi: l’assenza di un’idea di squadra. E, di conseguenza, l’assenza di un gioco. E, di conseguenza, l’assenza dei risultati. Sia chiaro, ci sono anche degli aspetti positivi, la conferma di DeGea, la brillante condizione di Fazzini, la voglia di saltar fuori da queste difficoltà vista giovedì scorso in Conference, anche se il test va preso per quello che era, considerato che i viola hanno incontrato una squadra modesta come il Sigma.
Conosciamo pochi allenatori in grado di risolvere questa lunghissima catena di accidenti calcistici e fra questi allenatori c’è di sicuro Stefano Pioli. Per qualcuno sembrerà un controsenso (ma se è lui il primo responsabile di questa situazione, come può essere quello che la risolve?), in realtà è il contrario. Pioli conosce l’ambiente e la città, il mercato lo ha soddisfatto ed è il primo a sapere che la Fiorentina ha tutto per tirarsi fuori dai guai. Occorre una svolta, la Roma può diventare l’occasione buona. Tocca a lui. E lo sa.







