Vanoli e la linea dura. Non ci saranno sconti per nessuno. Deve riempire di fiducia il “buco nero” del Viola Park
Non vorremmo trovarci nello spogliatoio della Fiorentina se contro la Juventus i viola giocassero la solita partita da non squadra, senza anima e senza carattere. Non vorremmo trovarci lì se Paolo Vanoli proseguisse sulla stessa linea annunciata già a Marassi e definita nei dettagli durante la sua presentazione. Sintesi finale del concetto del nuovo allenatore: non ci saranno sconti per nessuno.
A Genova aveva detto: "La squadra deve prendere consapevolezza di dove si trova in classifica". Se lo facesse, sarebbe già un bel passo in avanti. E aveva aggiunto: "Sul gol del 2-2 ho visto troppe mani alzate, troppe proteste quando l’arbitro non aveva fischiato e queste cose mi urtano". Mercoledì, durante la presentazione, è stato ancora più chiaro e più deciso: "Ci vuole l’umiltà del vincente, non la presunzione del vincente. Cosa devo fare per capire Gudmundsson? È lui che deve capire, non il contrario. Fagioli? Può fare il regista o la mezz’ala, ma deve dimostrare chi è. Lì c’è il campo ed è quello che comanda".
Non sono messaggi, sono avvertimenti. Nella comunicazione Vanoli ha davvero preso qualcosa da Conte, con cui ha lavorato al Chelsea e all’Inter. Modi decisi, esposizione chiara, idee cristalline. Solo meno cupo del suo collega. "Bisogna ripartire dalle cose semplici, anche elementari". La questione tattica, la difesa a tre o a quattro, due punte o due punte e un trequartista, tutto questo arriverà dopo, una volta recuperato terreno, se la Fiorentina ne sarà capace. Ora la ricerca di Vanoli è la squadra. Non la formazione, la squadra. La Fiorentina non ce l’ha. In organico ha buoni giocatori, qualcuno eccellente, ma non fanno insieme. Finora non sono stati capaci di associarsi, né di aiutarsi l’un con l’altro. Se prendiamo altre squadre, il Pisa, il Cagliari, la Cremonese, tutte queste raggiungono un valore collettivo superiore al valore individuale. Nella Fiorentina accade l’esatto contrario. È questa la vera sfida di Vanoli: cambiare la testa, anzi dare una testa a un gruppo di giocatori che non si sono mai trovati.
Dopo Genova, ha due settimane per preparare la partita con la Juventus, ma prima deve preparare la sua squadra. Non può lavorare sui difetti del prossimo avversario, ma sui limiti pesanti dei viola. Ha spiegato ai giocatori che il pensiero “ci salviamo perché siamo la Fiorentina” va cancellato subito. La Fiorentina si salva se capisce che è ultima in classifica perché lo ha pienamente meritato.
Di sicuro, avrà visto la partita di Gudmundsson con l’Islanda a Baku e avrà notato, Vanoli, con quanta naturalezza, quanta sicurezza e quanta serenità abbia giocato il 10 della Fiorentina. Ha segnato un bel gol, ha puntato l’avversario ed è stato sempre dentro la partita, da migliore in campo. C’è un Gudmundsson con l’Islanda e un altro (suo fratello?) con la Fiorentina. Lo stesso è capitato, poco tempo fa, a Kean con l’Italia e anche a Džeko con la Bosnia. È come se al Viola Park ci fosse un buco nero dove finiscono tutti. Vanoli deve riempire quel buco con la fiducia, la rabbia e la cattiveria, così da trasformare quel fantastico centro sportivo in un centro di recupero per giocatori sfiduciati.






