La paura di retrocedere per centrare la salvezza: ecco perché la Fiorentina è ancora viva
La Fiorentina ha perso, ancora. La classifica resta da incubo, non si muove di una virgola e quella terribile sensazione di vivere una stagione 'irraddrizzabile', è difficile da allontanare. Il 2-0 subito contro l'Atalanta a Bergamo è un altro piccolo squarcio di questo lungo periodo di difficoltà. Sembra girare tutto male, soprattutto gli episodi che continuano a premiare gli avversari. Sembra impossibile trovare qualcosa di positivo dall'ennesima sconfitta viola, ma una cosa è diventata chiara a tutti e da lì bisognerà ripartire: questa squadra è terrorizzata, spenta, preoccupata. I giocatori non se ne fregano, condividono l'angoscia con chi li tifa partita dopo partita. E allora forse Dzeko ha sbagliato parole dopo l'AEK, ma il messaggio è giusto. Servirà l'aiuto di tutti per compiere un'impresa. Sì perché ora la salvezza lo è diventata a tutti gli effetti visto che nessuno prima in Serie A si è salvato senza essere riuscito a vincere neanche una partita nei primi 13 turni di campionato. Ma i record sono fatti per essere battuti e, anche se questo non è uno di quelli che i bambini sognano la notte quando pensano alla propria squadra, batterlo significherebbe restare in A nonostante tutto.
La luce oltre il buio
Certo, da Vanoli stiamo ancora aspettando qualcosa di diverso rispetto alla gestione Pioli che possa permettere a tutti di aggrapparsi non solo alle parole ma anche a qualche fatto concreto. Però la squadra anche ieri sera ha lottato più da squadra, sicuramente si è visto tutt'altro piglio rispetto al brutto ko interno contro i greci in Conference. Briciole di pane in pasto a un affamato, ma sempre qualcosa meno di niente. La Fiorentina ha tirato in porta in più di un'occasione, si è resa pericolosa, ha lottato. È stata sconfitta da una squadra più forte, ma non è stata certamente tra le peggiori partite disputate in stagione.
Uniti nella paura
Solitamente poi, gli incontri sotto la curva a fine partita, sono diventati quasi un rito che ha perso significato di volta in volta, ma quello che si è visto dopo il ko di Bergamo, può avere un significato tutt'altro che banale e simile alle scuse a distanza visti in precedenza. Dzeko e compagni hanno chiesto esplicitamente aiuto e i tifosi hanno risposto positivamente. Sono piovuti applausi nonostante il 2-0 subito, perché chi era presente ha evidentemente capito dalle facce dei giocatori che non c'è distanza tra chi va in campo e chi canta sugli spalti. Tutti sono preoccupati, tutti hanno paura e affrontarla insieme è l'unica soluzione possibile.
Aprite il Viola Park
La società accolga questa potenziale vicinanza, apra il Viola Park, spinga i giocatori in giro per le cene dei Viola Club. Se la Viola deve avere una sola anima, servono anche questi piccoli grandi gesti per riavvicinare una piazza infastidita ma sempre innamorata. Il prossimo ciclo di partite è già decisivo per la salvezza. Questa settimana senza coppe è l'ultima di pace prima di un ciclo terribile, sfruttarla al massimo non è una possibilità ma un dovere per tutti coloro che compongono la Fiorentina. Dal presidente all'ultimo dei giardinieri. Ritrovare coesione con la tifoseria può essere l'arma in più per sovvertire la storia di questa triste stagione. Ma non c'è più tempo da perdere. Da qui a inizio gennaio si capirà il destino di questa strana quanto triste stagione.








