I primi sussulti di Vanoli e l'attesa per l'arrivo di Paratici, segnali di vita sul pianeta Fiorentina. Da sabato in poi, però, serviranno parecchie riprove
Per qualcuno è stata sufficiente la cinquina all’Udinese, per tanti altri quello di domenica non può che essere il primo di tanti (altri) passi dovuti. Al solito Firenze si divide, anche nel giorno in cui arrivano per la prima volta tre punti in campionato, ma è inevitabile comprendere la posizione di chi ancora non riesce (pur volendo) a fidarsi di questa squadra.
Troppi tradimenti, domenica inclusa
Perchè poi al termine della sfida contro i friulani tra i vari sentimenti che hanno riempito un’altra domenica ansiogena c’era pure la rabbia dei più nei confronti di calciatori che pur potendo vantare qualità importanti hanno impiegato ben quindici giornate per degnarsi di mostrarla. Insomma a rivedere i 90 minuti contro l’Udinese, al netto dell’episodio dell’espulsione, è impossibile non domandarsi cosa stessero aspettando i giocatori di Vanoli a esprimersi se non proprio al massimo quanto meno al minimo del loro potenziale (comunque superiore all’ultimo desolante posto in classifica). Ecco, fischi e spalle rivolti a Kean e compagni dopo il fischio finale di domenica si spiegano (e si giustificano) anche così, senza contare che dopo veri e propri tradimenti come quelli messi in scena a Reggio Emilia prima e a Losanna poi ne serviranno eccome di riprove per sperare che tirarsi fuori presto dalla bassissima classifica sia uno scenario realistico.
Il primo vero sussulto di Vanoli
Intanto andrà sottolineato anche il primo vero sussulto di Vanoli sulla panchina viola. Dopo gli autogol comunicativi degli ultimi tempi, e una certa insistenza tattica che non ha pagato, il tecnico si era ritrovato in fretta in bilico, tanto da giocarsi praticamente tutto proprio domenica. Nell’occasione per lui più importante l’allenatore ha trovato il coraggio di cambiare modulo, inventarsi un Parisi esterno d’attacco che ha certamente stupito in positivo e intervenire pure nello spogliatoi, in termini di fascia da capitano. La scelta di affidarsi a De Gea degradando Ranieri testimonia (finalmente) un impatto più diretto su dinamiche interne che di certo fino a oggi non hanno favorito i risultati, ma soprattutto rilancia un ruolo più centrale del tecnico in una stagione che la Fiorentina potrebbe avere ancora il tempo di risistemare.
L’attesa per l'arrivo di Paratici
Che poi la Fiorentina abbia trovato il suo primo successo entro i confini nazionali a ridosso del “sì” di Paratici alla proposta viola pare esser solo una coincidenza, ma non per questo il nuovo avvento in società è da snobbare. In attesa che il dirigente piacentino si svincoli dal Tottenham, operazione non propriamente immediata, il suo arrivo segna comunque una scelta diversa in termini temporali. Come fu per il triennale a Pioli anche i quasi 5 anni di accordo garantiti a Paratici sembrano guardare a un futuro che è ancora tutto da immaginare. Certo, la priorità resta inevitabilmente un mercato di gennaio che si preannuncia pieno di sorprese, ma a prescindere da chi e come guiderà il club nel prossimo lustro l’arrivo di una figura internazionale come Paratici può certamente invertire un trend negativo che per troppo tempo in casa viola si è fatto finta di non vedere o comprendere.






