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I (veri) segreti di Ibra e CR7… Messi e il suo idolo!
Ragazzi, largo ai giovani… Ah no, non in Italia, in particolare in Serie A. In questo momento, a dettare legge nel massimo campionato italiano sono due veterani dei campi di calcio. Uno è ad un passo dalle 40 primavere e ha una lingua tagliente. Il secondo ha un ego smisurato ed è nato nell’anno (1985) in cui Michael Jackson e tante altre stelle della musica registrano il brano We Are the World. I detrattori più accaniti, tanto “da tastiera”, insistono sul fatto che la Serie A non sia più di alto livello. Di conseguenza, questi “vecchietti” possono fare ancora la differenza…
Onestamente non la penso nello stesso modo. Ibrahimovic (infortunio a parte) è un cyborg. Ha ragione Gattuso quando dice che “gioca meglio adesso che 10/12 anni fa”. Lo svedese adora sentirsi il capo del villaggio. Si impegna come un dannato, ci tiene ad essere il punto di riferimento, in campo e fuori, dei suoi allievi rossoneri. E avere un Ibra motivato è come poter contare su una divinità greca. Ibra è sempre stato fortissimo. Oggi è ancora fortissimo, sicuramente più lento fisicamente ma decisamente più partecipe mentalmente nel gioco. Come dice spesso James, asso dei LA Lakers, “bisogna sempre imparare dal gioco per migliorare in campo”. Ibra, al Milan, è diventato un grande studioso e ora è un maestro per gli altri compagni…
Più complicato parlare di Cristiano Ronaldo perché, anno dopo anno, il dubbio che gli alieni siano tra noi come ci racconta la saga di Men in Black mi pare sempre più sensato guardando a quello che fa in campo il portoghese. Non è tanto una questione d’età (35 anni ma una cura del corpo che lo fa assomigliare ad un 25enne) ma è l’ardore agonistico che ci mette che lascia basiti. Per Cristiano Ronaldo, ogni gara è la “gara della vita”. Che sia il Cagliari o il Real Madrid, lui gioca sempre con la bava alla bocca, spingendo come un forsennato alla ricerca della vittoria e, ovviamente, alla gloria personale. E’ un cyborg ma con l’intelligenza e la furbizia di Lupin III… Ci sono momenti, magari con la squadra abbondantemente in controllo della partita, che Cristiano Ronaldo si adira con i compagni. Non vuole mai gestire, lui vuole attaccare, segnare, distruggere…
Due leoni, ognuno con la sua giungla da dominare. Non mi interessa sapere quando compiranno gli anni e quando dovranno rifare la carta d’identità. Ciò che mi sta a cuore e che continuino a giocare in Italia, in Serie A. Quindi, caro Ibra, torna presto perché CR7 non ti aspetta (mi pare che la classifica cannonieri interessi ad entrambi).
Chiudo con Messi. Sul TMW Magazine di questo mese c’è una mia vecchissima intervista a Leo Messi (anno 2006). Allora era un ragazzino ma, ovviamente, era già destinato a diventare il migliore. Rileggendo certi passaggi dell’intervista, mi ha incuriosito la sua risposta su chi fosse il suo idolo. Maradona? No, affatto… Aimar… Yes, Pablo Aimar. Fossi in Pablo Aimar mi giocherei questo aneddoto ovunque e con chiunque. Essere l’idolo di Messi non deve essere affatto male… Sul TMW Magazine c’è l’intera intervista amarcord Calcio2000!
Onestamente non la penso nello stesso modo. Ibrahimovic (infortunio a parte) è un cyborg. Ha ragione Gattuso quando dice che “gioca meglio adesso che 10/12 anni fa”. Lo svedese adora sentirsi il capo del villaggio. Si impegna come un dannato, ci tiene ad essere il punto di riferimento, in campo e fuori, dei suoi allievi rossoneri. E avere un Ibra motivato è come poter contare su una divinità greca. Ibra è sempre stato fortissimo. Oggi è ancora fortissimo, sicuramente più lento fisicamente ma decisamente più partecipe mentalmente nel gioco. Come dice spesso James, asso dei LA Lakers, “bisogna sempre imparare dal gioco per migliorare in campo”. Ibra, al Milan, è diventato un grande studioso e ora è un maestro per gli altri compagni…
Più complicato parlare di Cristiano Ronaldo perché, anno dopo anno, il dubbio che gli alieni siano tra noi come ci racconta la saga di Men in Black mi pare sempre più sensato guardando a quello che fa in campo il portoghese. Non è tanto una questione d’età (35 anni ma una cura del corpo che lo fa assomigliare ad un 25enne) ma è l’ardore agonistico che ci mette che lascia basiti. Per Cristiano Ronaldo, ogni gara è la “gara della vita”. Che sia il Cagliari o il Real Madrid, lui gioca sempre con la bava alla bocca, spingendo come un forsennato alla ricerca della vittoria e, ovviamente, alla gloria personale. E’ un cyborg ma con l’intelligenza e la furbizia di Lupin III… Ci sono momenti, magari con la squadra abbondantemente in controllo della partita, che Cristiano Ronaldo si adira con i compagni. Non vuole mai gestire, lui vuole attaccare, segnare, distruggere…
Due leoni, ognuno con la sua giungla da dominare. Non mi interessa sapere quando compiranno gli anni e quando dovranno rifare la carta d’identità. Ciò che mi sta a cuore e che continuino a giocare in Italia, in Serie A. Quindi, caro Ibra, torna presto perché CR7 non ti aspetta (mi pare che la classifica cannonieri interessi ad entrambi).
Chiudo con Messi. Sul TMW Magazine di questo mese c’è una mia vecchissima intervista a Leo Messi (anno 2006). Allora era un ragazzino ma, ovviamente, era già destinato a diventare il migliore. Rileggendo certi passaggi dell’intervista, mi ha incuriosito la sua risposta su chi fosse il suo idolo. Maradona? No, affatto… Aimar… Yes, Pablo Aimar. Fossi in Pablo Aimar mi giocherei questo aneddoto ovunque e con chiunque. Essere l’idolo di Messi non deve essere affatto male… Sul TMW Magazine c’è l’intera intervista amarcord Calcio2000!
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