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Modello solo come utopia economica. Ma la Superlega non ha niente a che vedere con l'NBATUTTO mercato WEB
lunedì 19 aprile 2021, 16:45Il corsivo
di Simone Bernabei

Modello solo come utopia economica. Ma la Superlega non ha niente a che vedere con l'NBA

"In Europa il modello NBA non può funzionare". Un'affermazione a cui difficilmente si può controbattere, quella del segretario del PD Enrico Letta nelle ore immediatamente successive alla creazione della Superlega da parte dei 12 top club scissionisti. Un'affermazione che però avrebbe bisogno oure di puntigliose specifiche, per far sì che possa rimanere in piedi. Perché è vero che in Europa il modello NBA non può funzionare. Ma non può farlo a prescindere dalla Superlega. Non può farlo perché, molto semplicemente, modello NBA e Superlega non sono paragonabili per una moltitudine di aspetti. La Superlega così pensata è evidentemente un modo per creare profitti e generare maggiori introiti che facciano fronte alla crisi pandemica ed in tal senso il basket americano può dare spunto ed essere un miraggio verso cui tendere. Ma le similitudini si fermano lì.

Dietro ai punti di non contatto ci sono motivazioni storico-culturali, ma soprattutto strutturali. Innanzitutto, quello della NBA è un campionato nazionale che va avanti in autonomia, parallelamente non ci sono coppe, coppette o tornei vari ed eventuali. C'è la regular season, ci sono i playoff. Ma nient'altro intorno. La Superlega sarebbe, almeno nelle idee dei Soci Fondatori, una competizione parallela ai campionati nazionali e aggiuntiva alla Champions League. E soprattutto un torneo internazionale, che raggruppa tante e diverse leghe e/o federazioni. In NBA, poi, le franchigie (e non le società) sono state individuate anche tramite il parametro del bacino d'utenza, reale e potenziale, della città collegata (che può variare). Nella Superlega, almeno oggi, non sarebbero rappresentate Roma e Parigi. O Berlino. O Amsterdam.


Salary Cup e Draft per garantire equità - Immaginare l'introduzione di un salary cap, in pieno stile NBA, è oggettivamente difficile. Per le società certo sarebbe un bene, ma i calciatori (soprattutto quelli dei top team, in cui sono presenti decine di stelle con stipendi extralarge) secondo voi potrebbero dare il proprio ok? In NBA questo meccanismo, almeno nelle intenzioni, doveva garantire equità e "bilanciare" le forze in gioco. Lo stesso concetto alla base della lotteria del draft che porta alla selezione dei migliori talenti emergenti dei college, con le prime scelte (solitamente) garantite a quelle che l'anno prima hanno steccato. Perché i Los Angeles Lakers, i Boston Celtics o i Chicago Bulls non hanno delle giovanili da cui attingere, cosa che chiaramente non si può dire delle squadre di calcio. Secondo voi il Barcellona, il Real Madrid o il Manchester United rinuncerebbero alla propria cantera o academy? Modello inapplicabile, appunto.

Modello Eurolega - Se si vuol proprio cercare il paragone con la palla a spicchi, questo è possibile con l'Eurolega, pur con le dovute proporzioni. Nel 2000 ci fu una vera e propria scissione, con la Federazione italiana (e tutte quelle europee) che fecero le barricate per impedirlo. Proprio come sta succedendo oggi nel calcio. Inizialmente ci furono due strade e due federazioni parallele che però, per convenienza reciproca, alla fine si unirono in un unico progetto comune. Ci sono squadre che hanno licenze di partecipazione e inviti ad hoc di volta in volta, le famose wild card previste dalla Superlega unite alle "partecipanti di diritto" (oggi 12, presto 15). E pure la struttura del torneo richiama con diversi punti di contatto l'idea di Juventus, Real Madrid, Manchester United & co. Insomma, il modello economico di riferimento è evidentemente quello statunitense. Ma per tutto il resto, forse, è meglio lasciar perdere azzardati e poco calzanti paragoni fra Superlega e NBA.