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Zanni: "Porte e campo più piccoli? Invierebbe un messaggio sbagliato. Puntiamo alla parità"TUTTO mercato WEB
Oggi alle 17:42Calcio femminile
di Tommaso Maschio

Zanni: "Porte e campo più piccoli? Invierebbe un messaggio sbagliato. Puntiamo alla parità"

“Nel mondo del calcio che io ricordi, non penso di essere mai stata discriminata, se non magari per aver sentito qualche signore anziano stupirsi del fatto che giocassi a calcio. Ma discriminata no”. La calciatrice della Freedom, club cuneese che milita in Serie B, Silvia Zanni nel corso di un’intervista rilasciata al portale Fuoridalgioco ha parlato anche - in occasione della ‘Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne’ che cade oggi – delle discriminazioni e delle difficoltà che una ragazza deve affrontare per emergere in un mondo ancora troppo maschilista: “Le donne tendono a dimostrare più il lato vulnerabile, che viene interpretato singolarmente come più debole. Questo porta ad essere etichettate sempre troppo emotive o incapaci di gestire la pressione, motivo per cui dobbiamo sempre sembrare più forti di quello che siamo”. Zanni poi manda un messaggio alle giovani che si avvicinano a questo sport: “ Un messaggio che vorrei lanciare alle piccole calciatrici è quello di lavorare e di non fermarsi alle prime difficoltà o ai primi problemi che si possono riscontrare, perché il lavoro, se eseguito in maniera corretta, ripaga sempre”. La classe ‘97 si sofferma poi sulla proposta di modificare le dimensioni di porta e campo dicendosi contraria: “Personalmente penso che la proposta sia mal concepita e controproducente. Il calcio femminile sta lottando per la parità di trattamento e per il pieno riconoscimento come sport professionistico. Giocare con misure diverse rispetto al calcio maschile invierebbe un messaggio sbagliato di sport adattato o inferiore, minando la credibilità e la partita di fronte al pubblico”. Infine Zanni si sofferma sui passi da fare per cercare di fermare la violenza sulle donne: “Penso che sia importante la resilienza nel fermare e abbattere alcuni stereotipi e anche l’educazione al rispetto e al consenso che parte dall’infanzia. Poter scegliere fin da bambini che il valore di una persona non dipende dal genere e che il consenso è il principio fondamentale all’interazione umana e alla base di qualsiasi relazione sociale. In qualche modo, smantellare i modelli di mascolinità tossica che associano la forza fisica o il controllo al potere”.