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Il Genovese (e Genoano) Accornero: "Sognavo l'esordio in A con la squadra che amo!"
Dagli spalti, al campo. Il percorso può sembrare breve ma le sensazioni, le prospettive, le emozioni cambiano radicalmente. E' la storia di Federico Accornero, attaccante classe 2004. Genovese di nascita, Genoano (con la G maiuscola) vero. Con il rossoblù tatuato non solo sul cuore ma sulla pelle. Nel vero senso del termine. Sul braccio porta il ricordo di nonno Vittorio, anche lui grande tifoso rossoblù come tutti in famiglia. Da Distinti, dove guardava le partite del Grifone, ad esserne protagonista con le squadre del settore giovanile fino ad arrivare alla prima squadra. La Gradinata Nord è la costante, sempre lì, a spingere chiunque indossi la maglia del club più antico d'Italia: "Non mi stufo mai di guardarla" sottolinea Accornero.
Da tifoso a giocatore
Reduce dal ritiro di Moena, è stato aggregato alla prima squadra insieme a Ekhator e Ahnor, e nel match contro il Verona mister Gilardino (che lo fece esordire in Serie B nel match casalingo contro il Cosenza ormai due anni fa) lo chiamò dalla panchina per farlo entrare nei minuti finali: "Vestire la maglia del Genoa. è un'emozione incredibile. E poche settimane fa ho realizzato un sogno: l'esordio in Serie A con la squadra che amo". "Quando ero piccolino andavo sempre allo stadio quando potevo - ha proseguito -. Mio papà mi portava sempre allo stadio ne Distinti e guardavamo più partite possibili del Genoa. Passare da tifoso a giocatore è una strana sensazione".
Gli idoli
Mister Gilardino lo aiuta, lo sprona sempre a dare il massimo in allenamento, come fa con tutti i suoi ragazzi. In campo invece c'è una figura carismatica, da traino per i più giovani, come Milan Badelj: "Ci aiuta molto sia in campo che fuori - ha sottolineato - ci dà tanti consigli. E' una persona squisita. Allenarsi con giocatori di questo calibro è importante e fa crescere parecchio". Gli idoli da ragazzo "sicuramente Messi ma mi rivedo nello stile di gioco Gumdundsson". E proprio l'islandese, passato ora alla Fiorentina, è stato molto importante: "Mi ha dato tanti consigli. Vederlo allenare da vicino, è veramente un giocatore incredibile".
Da tifoso a giocatore
Reduce dal ritiro di Moena, è stato aggregato alla prima squadra insieme a Ekhator e Ahnor, e nel match contro il Verona mister Gilardino (che lo fece esordire in Serie B nel match casalingo contro il Cosenza ormai due anni fa) lo chiamò dalla panchina per farlo entrare nei minuti finali: "Vestire la maglia del Genoa. è un'emozione incredibile. E poche settimane fa ho realizzato un sogno: l'esordio in Serie A con la squadra che amo". "Quando ero piccolino andavo sempre allo stadio quando potevo - ha proseguito -. Mio papà mi portava sempre allo stadio ne Distinti e guardavamo più partite possibili del Genoa. Passare da tifoso a giocatore è una strana sensazione".
Gli idoli
Mister Gilardino lo aiuta, lo sprona sempre a dare il massimo in allenamento, come fa con tutti i suoi ragazzi. In campo invece c'è una figura carismatica, da traino per i più giovani, come Milan Badelj: "Ci aiuta molto sia in campo che fuori - ha sottolineato - ci dà tanti consigli. E' una persona squisita. Allenarsi con giocatori di questo calibro è importante e fa crescere parecchio". Gli idoli da ragazzo "sicuramente Messi ma mi rivedo nello stile di gioco Gumdundsson". E proprio l'islandese, passato ora alla Fiorentina, è stato molto importante: "Mi ha dato tanti consigli. Vederlo allenare da vicino, è veramente un giocatore incredibile".
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