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I 3 motivi per cui i tifosi del Verona applaudono una squadra che non ha ancora vinto
Può una squadra che lotta per salvarsi nella Serie A italiana chiedere ed ottenere tempo e pazienza alla propria gente, nonostante zero vittorie nelle prime dieci giornate? Il Verona di Paolo Zanetti ci è riuscito.
Nel calcio poi si sa che le cose cambiano in fretta e quelli che oggi sono applausi domani possono diventare mugugni o fischi. Ma limitandoci a constatare ciò che si è visto ancora una volta ieri al Bentegodi, è facile capire cosa spinga una tifoseria tanto passionale quanto esigente a riconoscere del credito a questo gruppo di giocatori.
Niente alibi, tanta lotta
Quali sono i motivi di questo ottimismo, non giustificato dai risultati? Il primo: in dieci gare, il Verona ha sbagliato approccio soltanto in un caso, in quel 4-0 subito contro la Lazio. Per il resto, anche contro avversarie di rango superiore, sono arrivate prestazioni alla pari o migliori delle rivali. E senza cercare scuse: contro l'Inter mancavano i due migliori centrocampisti, Serdar, oltre chiaramente a Suslov. Mancava anche Unai Núñez, uno dei nuovi leader della difesa. Senza scordare Al-Musrati, che Zanetti aspetta. I tifosi vedono che questo è un gruppo nuovo, che sta imparando a conoscersi. E che sta maturando, pur pagando ancora gli episodi e l'inesperienza.
Perché i tifosi sanno di potersi divertire
Il secondo motivo? Questa squadra diverte e crea davvero tanto. Lasciando l'impressione di essere sempre più vicina a trovare una quadra, dopo la quale potrebbe raccogliere molto di più. È una speranza, certo, ma il tifoso gialloblù pensa: cosa succederebbe se per una volta una deviazione di nuca non si trasformasse in un rocambolesco autogol? Il divertimento poi nasce in quella caratteristica che ogni tifoseria chiede ai propri giocatori: questa squadra corre tanto, lottando. Per il terzo motivo va aperto un capitolo a parte.
Sogliano ha trovato l'oro (ancora)
Il terzo motivo dell'ottimismo della tifoseria è legato a tre giocatori scovati dal ds Sogliano, su tutti. Belghali, Giovane e Orban fanno brillare gli occhi a chi li osserva. L'esterno algerino è parso di un altro livello, Giovane ha fatto ammattire Bastoni e non solo: si carica la squadra sulle spalle fin dagli atteggiamenti. Orban è stato meno brillante, ma si capisce che da quei piedi e da quella furia da un momento all'altro possa scaturire qualcosa. Come quando ha lavorato quel pallone per Giovane o come quando ha centrato il palo. E Bella-Kotchap? E Nelsson e Unai Núñez? Certezze alla base del nuovo Verona. Che lasciano quella speranza ieri tramutatasi in applausi, dopo una sconfitta.
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