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Verona, il capolinea delle scuse. Zanetti resta, serve una scossa
Se dopo 12 giornate sei ultimo in classifica con il peggior attacco e la seconda peggior difesa, le scuse e gli alibi lasciano il tempo che trovano. Paolo Zanetti lo sa bene e non è mai stato il tipo di allenatore che va a caccia di alibi. Lui sa che non può essere un caso e probabilmente non lo è, che arrivi una sconfitta così surreale, l'ennesima. A vincere al Bentegodi è un Parma arrivato con uno spirito più leggero, che senza strafare ha avuto la meglio su un Verona fattosi ancora una volta male da solo. Il perché è un bel mistero.
Da un episodio all'altro: solo sfortuna?
Protagonista in negativo stavolta è il miglior giocatore - in prospettiva e forse attualmente - della squadra, il brasiliano Giovane, che dopo una prestazione convinta e dopo aver trovato anche un gol un po' fortunoso, ha servito involontariamente Pellegrino per il definitivo 1-2. Prendiamo l'attaccante arrivato dal Corinthians come esempio per far capire che se oggi tocca a lui, ieri è toccato ad altri (a turno per citarne qualcuno: Orban, Fallou Cham, Montipò, Nelsson, Valentini...): quando così tanti episodi girano male e decidono le partite, i problemi sono più profondi.
Se ne è parlato della sfortuna, anche giustamente, dopo gare come quella con la Cremonese, terminata 0-0 con un'infinità di occasioni di targa gialloblu. Se ne è parlato dopo l'1-2 contro l'Inter, quando dopo una gara gagliarda gli scaligeri sono crollati per un'autorete decisamente insolita di Frese. Non se ne può parlare oggi, con la squadra che di fatto in un modo o nell'altro non sta riuscendo a portare a casa il risultato. Si è pensato che i punti sarebbero arrivati quasi come una diretta conseguenza del merito. Il calcio però non la pensa così.
Zanetti ci mette la faccia
Non ne ha parlato d'altronde il tecnico Paolo Zanetti, della sfortuna, prendendosi tutte le responsabilità del caso. Anche troppe? Da un lato forse sì, considerando da dove arriva la sua squadra e il budget con il quale è stata costruita. Ha in mano un gruppo che ha molti ragazzi giovani in ruoli chiave: Belghali, il suo sostituto Fallou, Giovane, ma anche gli stessi Orban, Valentini e Bella-Kotchap non sono certo vecchietti. In alcuni reparti il Verona è addirittura in abbondanza di scelte (difesa) in altri ci sono alcune falle: qui l'allenatore può arrivare fino ad un certo punto. Certo, d'altra parte l'aspetto che però preoccupa di più oggi è il discorso caratteriale. E qui spetta all'allenatore mantenere vivo il fuoco che si vedeva qualche gara fa.
Zanetti resta? Sì, non si percepisce un cambio di rotta rispetto alla fiducia dichiarata pochi giorni fa e ribadita ieri al diretto interessato. Serve una scossa, questo è chiaro. Starà alla società riflettere: cambiare in corsa guida tecnica conviene davvero? Significherebbe anche vanificare il percorso elogiato da molti fino ad ora. Un conto è farlo con una squadra costruita a suon di acquisti di giocatori fatti e finiti (come la Fiorentina), un altro farlo con un gruppo del tutto nuovo e inesperto, nel mezzo di un percorso.
Zanetti sembrava essere arrivato molto prima del previsto ad avere la squadra che voleva: in molti hanno applaudito un bel Verona, coraggioso e sfrontato. Ora come ora però la sensazione è che tutto rischi di essere vanificato dalla paura che sta venendo a galla per la classifica: il pallone scotta di più, soprattutto in un centrocampo che non può prescindere da giocatori come Serdar e Suslov, fuori per infortunio.
Che sia con un ritiro di squadra, con la comunicazione giusta o con altre vie, a Zanetti va l'arduo compito di scrollare di dosso questa paura ad una squadra che se non recupera quella sfrontatezza, non si ritroverà molte armpi in mano per inseguire l'impresa della salvezza.
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